CULTURA

Progettoborca. Dall'utopia sociale di Mattei alle residenze artistiche di Dolomiti contemporanee

La colonia per bambini e bambine dai 6 ai 12 anni, la chiesa Nostra Signora del Cadore, il campeggio a tende fisse, a quasi 1400 metri di quota, che poteva ospitare altri 300 ragazzi dai 13 ai 18 anni e che tanto ricorda il set di un film di Wes Anderson. E ancora, l’albergo, il residence e 264 villette monofamiliari a punteggiare il paesaggio. Un complesso di oltre 100mila metri quadri in un bosco ai piedi del Monte Antelao.

A Borca di Cadore, nel Bellunese, a pochi chilometri di distanza da Cortina d'Ampezzo, in quello che conosciamo come l'ex Villaggio Eni, il tempo sembra essersi fermato e, oggi, principalmente è la natura a possedere gli spazi, abbracciandoli stretti. La natura e, lo scopriremo, anche l'arte. Non vi è "mancanza". Mai si percepisce il disagio di una sottrazione, dell'assenza di voci. Qui il silenzio è vivo. Attualmente il sito è abitato da una manciata di esseri umani che si muovono e agiscono tra ampi saloni, lunghi corridoi, piccole e grandi stanze e, fuori, tra gli alberi, affrontando le pendenze, tra sentieri in salita e in discesa.

Del progetto culturale, attivato a Borca grazie a Dolomiti contemporanee, parleremo più avanti: resta questo il motore e il fine della visita de Il Bo Live, ma per poter trasferire il senso e la bellezza di quanto abbiamo visto e respirato, dobbiamo prima rintracciare la storia di un luogo sorprendente, di un progetto unico, figlio del secolo scorso. Facciamo dunque un viaggio nel tempo fino a raggiungere la metà del Novecento, per svelare (in breve) la visione, il sogno, l'ambiziosa avventura di un politico e imprenditore illuminato: Enrico Mattei.

Villaggio Eni, il progetto di Enrico Mattei ed Edoardo Gellner

Nel 1954 l’architetto Edoardo Gellner individua in un'area di 200 ettari, arida, con poca vegetazione e chiamata "covo di vipere", il luogo dove realizzare il villaggio vacanze del Gruppo Eni, al tempo presieduto da Enrico Mattei. Un progetto dal chiaro e potente intento sociale pensato per ospitare seimila persone, fondato su un'idea di progresso e benessere per i lavoratori, un vero e proprio esperimento tra utopia sociale ed equilibrio ambientale.

L'architetto Gellner accoglie la sfida di Mattei, la sente sua. Per la progettazione di alcune parti del complesso si avvale persino della collaborazione del maestro veneziano Carlo Scarpa, che contribuisce alla realizzazione della chiesa, collocata su un’altura e sviluppata in tutta la sua verticalità, in dialogo perpetuo con le altezze delle montagne. La visione di Mattei si traduce in un progetto-cantiere che diventa ben presto un vero e proprio laboratorio di innovazione. E quella concepita da Gellner non è una classica architettura di montagna, è qualcosa di completamente nuovo, diverso, mai visto, è un grandioso azzardo.

L'improvvisa scomparsa di Mattei, avvenuta a causa di incidente aereo il 27 ottobre 1962, non permette però all'idea iniziale di svilupparsi completamente nonostante gli sforzi di Gellner: il progetto del centro vacanze montano per i dipendenti di Eni viene realizzato solo in parte. Nonostante il suo ridimensionamento e seppur ora svuotata dalla vita immaginata dal suo ideatore, si offre ancora oggi come qualcosa di unico e irripetibile.

Scopri la storia del villaggio nelle foto d'epoca

Servizio di Massimo Pistore e Francesca Boccaletto. Riprese: Massimo Pistore, in collaborazione con Elisa Speronello. Montaggio: Massimo Pistore

Dolomiti contemporanee e la nascita di Progettoborca

Solo la natura ci dice la verità e rivela lo scorrere del tempo. La vegetazione sta "dolcemente divorando" le costruzioni dell'uomo, ma tra i villini e gli alberi si può ancora percepire il respiro profondo di quell'esperimento novecentesco? Cosa resta a Borca dell'utopia sociale che aveva immaginato Enrico Mattei? La risposta risiede nelle azioni culturali e artistiche attivate da Progettoborca, degno erede di quella lontana esperienza, un progetto sviluppato da Dolomiti contemporanee - Laboratorio d'arti visive in ambiente e condotto con impegno, cura e passione da Gianluca D'Incà Levis.

L'eco si sente forte. Nella natura ai piedi del Monte Antelao, 3.242 metri sul Cadore e l’abitato di Borca, e negli spazi interni si muovono e si sviluppano nuove idee e intenzioni. "Dolomiti contemporanee è nato nel 2011 nelle Dolomiti Unesco - spiega Gianluca D'Incà Levis -. Il progetto vuole portare il contemporaneo a contatto con l'ambiente. Indaghiamo il territorio, grandi fabbriche abbandonate, siti che sono stati importanti nella determinazione economica del territorio e architetture che l'hanno definito dal punto di vista estetico. Sono centri che a un certo punto si sono fermati, sono stati abbandonati. Dal 2011 portiamo l'arte contemporanea e le strategie della rigenerazione all'interno di questi grandi corpi immoti che riattiviamo e trasformiamo in cantieri e ogni anno ospitiamo centinaia di artisti, paesaggisti, architetti, ricercatori. I siti morti diventano vivi e ospitano la ricerca [...] Noi intendiamo la montagna come luogo della produzione culturale e artistica e non come luogo di mero consumo. In dieci anni Dolomiti contemporanee ha affrontato una ventina di siti emblematici: uno è proprio l'ex Villaggio Eni a Borca di Cadore, dove ci troviamo oggi, un altro è il Vajont".

"L'ex Villaggio Eni è un saggio di architettura in relazione al paesaggio, una grande risorsa che sfrutta ad oggi solo una minima parte del suo potenziale - continua D'Incà Levis -. Il villaggio fu il grande welfare di Enrico Mattei, realizzato dalla fine degli anni Cinquanta. Sappiamo che le Dolomiti sono patrimonio Unesco dal 2009 ma, molto prima, l'aveva capito Mattei: questo luogo può essere davvero motivante per chi lo vive, qui i suoi dipendenti vennero per decenni ad alimentare una conoscenza della montagna che altrimenti forse non avrebbero mai potuto avere. L'architetto progettista Gellner realizza l'idea di Mattei e costruisce una straordinaria stazione modernista per la 'grande famiglia di Eni', come la definiva lo stesso Mattei [...] Gellner scelse di costruire su un'area che veniva chiamata 'covo di vipere', non vi era un albero: decise che l'insediamento avrebbe anche dovuto migliorare il paesaggio. Gellner ha fatto crescere il bosco, come? Inzollando il ghiaione terminale del Monte Antelao. Negli anni è proprio cresciuto un bosco e ora le strutture sono perfettamente integrate in esso, si tratta di un portato della sensibilità del progetto di architettura".

Nei primi anni Novanta il villaggio si ferma, una società privata lo acquisisce nei primi anni Duemila incaricando Dolomiti contemporanee di occuparsi della sua rigenerazione: "Dal 2014 lavoriamo con università italiane e straniere, enti di ricerca, accademie di belle arti e aziende private. Siamo una sorta di trattore proiettivo che coinvolge sindaci, pubblico, privati. Puntiamo a creare una alleanza, una massa critica di lavoro abbastanza forte da poter gestire e rigenerare nel migliore dei modi questo gigantesco sito".

L'ex Villaggio Eni è un saggio di architettura in relazione al paesaggio Gianluca D'Incà Levis

Arte e scienza, la collaborazione tra Dolomiti contemporanee e il Tesaf

Dal 2018 Dolomiti Contemporanee, con Progettoborca, collabora al Corso di Cultura in ecologia che l’Università di Padova realizza al Centro studi Lucio Susmel di San Vito di Cadore. Nel giugno scorso si è svolta la 56esima edizione, quest'anno dedicata al tema Biodiversità in pratica / Biodiversity into practice. Il corso favorisce l'incontro tra scienziati, ricercatori, artisti, architetti e attiva un confronto multidisciplinare sui temi ambientali, che oggi più che mai chiedono attenzione, riflessioni, interventi concreti. "Se vogliamo realizzare il progetto di un grande centro servizi e ricerca all'interno della colonia del villaggio, dobbiamo passare attraverso la presenza delle università", precisa D'Incà Levis.

"Quello che ci accomuna a Dolomiti contemporanee è una visione: saper mettere insieme idee diverse per promuovere opportunità per i nostri studenti e, in generale, i giovani - spiega Tommaso Anfodillo, docente di Ecologia forestale del Tesaf (Territorio e sistemi agro-forestali dell’Università di Padova) -. Il Centro studi per l'ambiente alpino ha interessi legati alle scienze forestali e alla difesa del territorio, quindi potrebbe sembrare strano il nostro coinvolgimento e la nostra collaborazione con artisti contemporanei. Ma a noi sembra una scelta estremamente efficace: è un arricchimento sia per la scienza biologica che per la ricerca artistica".

Le collaborazioni tra il dipartimento Tesaf (Unipd) e Dolomiti contemporanee sono molte: Anfodillo cita il "Cantiere di Vaia, che ha coinvolto ricercatori e artisti, ognuno con la propria competenza e sensibilità", la presenza alla Biennale Architettura 2021 - Comunità resilienti e il Forum di Cultura dei Cambiamenti climatici, che si tiene ogni anno a Belluno.

 


Progettoborca. Dall'utopia sociale di Mattei alle residenze artistiche di Dolomiti contemporanee

Servizio di Massimo Pistore e Francesca Boccaletto

Riprese: Massimo Pistore, in collaborazione con Elisa Speronello

Montaggio: Massimo Pistore

Contenuti (testi e organizzazione interviste): Francesca Boccaletto

Interviste: Gianluca D'Incà Levis, Tommaso Anfodillo, Lorenzo Barbasetti di Prun, Ariele Bacchetti

Il Bo Live 2022

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