SOCIETÀ

Recovery plan: le proposte di un gruppo di esperti in ambiente e salute

Entro il 30 aprile tutti gli stati membri dell’Ue dovranno sottoporre all’esame della Commissione il proprio piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il documento che definisce gli obiettivi su cui saranno convogliati i 750 miliardi di euro del Recovery fund, frutto dello storico accordo con cui l’Europa cerca di rispondere alle enormi difficoltà economiche legate alla crisi pandemica.

Si tratta di un pacchetto di stimoli che non ha precedenti anche perché le risorse del Recovery fund, programma noto anche come Next Generation Eu, si inseriscono nel quadro più ampio del bilancio settennale 2021-2027 che, in totale, vale circa 1.800 miliardi di euro.

Restringendo lo sguardo al fondo per la ripresa i 750 miliardi di euro previsti dal piano si suddividono in prestiti e sovvenzioni a fondo perduto e l’Italia è il paese che beneficierà della quota maggiore di aiuti: secondo quanto ha annunciato il ministro dell'Economia, Daniele Franco, saranno 191,5 miliardi di euro, risorse leggermente inferiori rispetto alle stime effettuate a gennaio.

In questi giorni il nuovo governo presieduto da Mario Draghi è al lavoro per rimettere mano alla bozza del PNRR presentata il 12 gennaio dal precedente esecutivo: il compito è strategico perché dalle scelte su come investire queste risorse dipendono molte delle possibilità di rendere più avanzata l’economia del nostro paese e di puntare su un modello di sviluppo sostenibile che guardi con più decisione all’ambiente e al tempo stesso sia capace di affrontare le disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali che creano esclusione sociale e ostacolano la crescita.

L’attuale bozza del PNRR si articola in 6 missioni che portano avanti i 3 assi strategici rappresentati da innovazione e digitalizzazione, transizione ecologica e inclusione sociale. A loro volta le missioni si articolano in 16 componenti, ossia le linee di azione con cui perseguire le finalità di sviluppo e di rilancio. E, considerando che il nodo centrale del Next Generation Eu è il Recovery and resiliency facility, che da solo vale oltre 672 miliardi di euro, si capisce bene che l'obiettivo, oltre a mitigare l'impatto della pandemia, è quello di rendere le economie europee più sostenibili e capaci di cogliere le opportunità delle transizioni verdi e digitali. Per questo motivo, ricorda il Sole 24 ore, le azioni legate al potenziamento del digitale e alla transizione ecologica dovranno essere destinatarie di un tetto minimo di spesa nei piani nazionali.

Ma nella bozza del PNRR si spinge con sufficiente incisività sul contrasto al cambiamento climatico? Ed è stata fatta propria la consapevolezza che la sfera della salute è legata indissolubilmente a quella dell'ecosistema? Non abbastanza. Ne è convinto un gruppo multidisciplinare di esperti in ambiente e salute che ha redatto un documento e lo ha sottoposto all'attenzione del mondo politico per chiedere un reale cambio di passo sul tema del clima, prima che si giunga a quel punto di non ritorno che l'Accordo di Parigi del 2015 aveva provato ad evitare

La gravità della crisi climatica, sottolineano gli autori del documento, rappresenta già allo stato attuale una grande minaccia per la salute globale e nelle proiezioni future un rischio inaccettabilmente alto di eventi potenzialmente catastrofici. Come le pandemie. Perché c'è un legame tra l'alterazione degli ecosistemi, compiuta dall'uomo attraverso deforestazione, commercio illegale di fauna selvatica e agricoltura intensiva, e l'emergere di nuovi patogeni che possono portare a malattie infettive altamente trasmissibili. Sapere con esattezza dove e quando emergerà il prossimo virus potenzialmente pandemico è impossibile. Anche per questo motivo la dimensione entro cui occorre agire è quella della prevenzione. 

Abbiamo chiesto ad alcuni degli esperti che hanno portato le loro riflessioni all'attenzione del mondo politico di spiegarci le finalità del documento che hanno redatto e di illustrarci come andrebbe potenziato, a loro avviso, il piano nazionale di ripresa e resilienza. Coordinatrice del gruppo è Maria Grazia Petronio, medico specialista in Igiene e Medicina preventiva, docente a contratto all'università di Pisa e tra i professionisti più noti a livello nazionale nelle problematiche ambiente-salute.

Inquadrando le considerazioni che sono alla base della proposta di revisione del PNRR Maria Grazia Petronio pone l'attenzione sul concetto di One Health, cioè la necessità che la salute dell’ambiente, della società e dell’uomo siano considerate un tutt’uno. Una visione che ha portato anche allo sviluppo del termine sindemia con cui si evidenzia il legame strettissimo tra malattie croniche, malattie infettive, ambiente e clima. E in termini economici viene sottolineato che il costo per ridurre il rischio di pandemie è di 100 volte inferiore a quello necessario per le risposte, come calcolato dall'Intergovernmental Science-Policy Platform, organizzazione intergovernativa indipendente, istituita per migliorare la comunicazione tra scienza e politica in materia di biodiversità e servizi ecosistemici e a cui possono partecipare tutti gli stati dell'Onu.

A seguire Paolo Pileri, ingegnere ambientale e professore al dipartimento di Architettura e studi urbani del Politecnico di Milano, si è soffermato sulla centralità delle politiche per la sostenibilità e la conversione ecologica. Con Fabrizio Bianchi, epidemiologo ambientale del Cnr di Pisa, è stato affrontato il tema delle bonifiche dei siti contaminati e con Mario Carmelo Cirillo, ingegnere ed ex direttore del dipartimento Valutazione, controlli e sostenibilità ambientale di Ispra, quello del completamento del quadro pianificatorio ordinario, entro cui si devono innestare i progetti previsti dal PNRR. 

Maria Grazie Petronio, Paolo Pileri, Fabrizio Bianchi e Mario Carmelo Cirillo illustrano i punti centrali del documento con cui chiedono di mettere a fuoco il Recovery plan dando priorità ad ambiente e salute. Servizio e montaggio di Barbara Paknazar

Cambiamenti climatici, salute e pandemie: dall'emergenza alla prevenzione

"L’obiettivo del nostro documento - introduce Maria Grazia Petronio - è richiamare l’attenzione sul legame strettissimo tra cambiamenti climatici, inquinamento ed epidemie e fare delle proposte per il Recovery plan. Questa pandemia ha colto tutto il mondo di sorpresa ma se lo avessimo chiesto ad un esperto di malattie infettive ci avrebbe risposto che era solo questione di tempo. Non potevamo predire esattamente dove e quando si sarebbe manifestata ma per il mondo scientifico questa relazione è assolutamente chiara.

Allo stesso modo sarà difficile dipingere un’immagine esatta di quello che potrebbe succedere in un mondo in cui la temperatura media sia più alta di due gradi rispetto ad oggi. Non sappiamo esattamente quando arriverà il momento di non ritorno, quali saranno i punti critici per gli interi ecosistemi ma quello che sappiamo per certo è che se non intraprendiamo un’azione decisiva le prospettive non sono positive e il tempo stringe. E’ inoltre evidente che è molto difficile riparare poi i danni di un eventuale raggiungimento di un punto di svolta nel cambiamento climatico o nel degrado della natura. Sono concetti che abbiamo ripreso dai documenti dell’Agenzia europea dell’ambiente e il nostro intento è quello di avvisare che future pandemie emergeranno sempre più spesso e si diffonderanno sempre più rapidamente. Nel frattempo infatti sta continuando la costruzione di strade, l’occupazione di suolo, la desertificazione e lo sfruttamento massiccio dei terreni per usi agricoli. E poi la densità abitativa nei centri urbani, i viaggi intercontinentali e l’intensificarsi degli scambi commerciali legati allo sfruttamento della natura chiudono il cerchio e aumentano la suscettibilità ai patogeni come il coronavirus".

L'esperta si sofferma poi sull'inquinamento atmosferico osservando che "solo in Italia è alla base di circa 80 mila casi all'anno di decessi che sarebbero evitabili" e che  "quasi tutte le malattie croniche, che sono la principale causa di morte nel nostro Paese, hanno come principale fattore di rischio l’inquinamento che a sua volta è strettamente collegato al cambiamento climatico". E anche davanti a Covid-19 le persone con malattie croniche, come patologie cardiovascolari e respiratorie, rischiano una prognosi peggiore. 

Secondo Petronio la prima proposta di PNRR non fa proprio il modello One Health perché "non risponde alla richiesta più importante e centrale che è quella di tutelare le matrici ambientali che supportano la vita, vale a dire aria, acqua e suolo" e "sembra invece più un atto amministrativo che cerca uno schema per assegnare risorse". Un esempio, osserva l'esperta, riguarda l'ambito dell'agricoltura e degli allevamenti intensivi che "a nostro avviso rappresentano un problema perché da un lato contribuiscono alle emissioni di gas serra e dall’altro hanno incidono sull’antibiotico resistenza che è l’altro enorme problema di sanità pubblica che dovremo affrontare, con 700 mila morti a livello globale ogni anno per infezioni resistenti anti antibiotici. Viene favorita una pressione selettiva su virus e batteri che poi è alla base di ceppi più aggressivi per l’uomo, come già successo con l’influenza aviaria e quella suina". 

 

Conversione ecologica: servono politiche sostitutive, non additive

"Nel preparare il piano per il Recovery Fund - afferma l'ingegnere ambientale Paolo Pileri - il governo deve avere come orizzonte il futuro", come ricorda il nome originario del pacchetto di risorse che è appunto Next Generation Eu. "L’imperativo deve inoltre essere quello di evitare di ritrovarci di nuovo con i problemi che stiamo affrontando adesso: l’attenzione che ora è focalizzata sui vaccini rischia di farci dimenticare che questa pandemia è stata provocata da un salto di specie, in conseguenza di un disequilibrio tra il nostro modo di stare sulla Terra e la stessa Terra", osserva il professore del Politecnico di Torino.

In materia di infrastrutture per la mobilità Pileri fa notare che "andare verso una conversione ecologica vuol dire prendere un tubo e curvarlo sulla forma della natura, non fare altrettanto sulla natura piegandola sui nostri interessi". E aggiunge: "abbiamo bisogno di politiche sostitutive, non additive: il senso non può essere andare un po’ più in bici ma continuare ad andare in auto oppure volere case più efficienti dal punto di vista energetico ma continuare a consumare suolo. A mio avviso bisogna recuperare le case che abbiamo, far diventare le nostre città più a misura d’uomo e smetterla di riempirle di auto. Quei 7 milioni di morti all’anno su scala globale dovuti all’inquinamento atmosferico non si riducono se aggiungiamo delle bici, ma se togliamo delle auto. Devono esserci delle politiche che vanno in una direzione abbandonando alcune di quelle precedenti. Mi rendo conto - conclude Pileri - che questo avrà un impatto su alcuni processi industriali ma il costo della prevenzione è cento volte inferiore a quello del rimedio".

Bonifiche e risanamento dei siti contaminati

"Nel piano nazionale per la ripresa e resilienza che abbiamo visto fino ad oggi, manca un tema molto rilevante che è quello delle bonifiche e del risanamento dei siti contaminati, sebbene rappresentino senza alcun dubbio un problema sanitario, ambientale ed economico estremamente importante", sottolinea Fabrizio Bianchi, epidemiologo ambientale del Cnr di Pisa. 

"Eppure dei siti di interesse nazionale, ai fini della bonifica, e dei siti contaminati più in generale si parla da diverso tempo anche a livello europeo e sono stati individuati, alcuni già una ventina di anni fa e altri più recentemente, sulla base del fatto che sono aree pesantemente contaminate, il cui inquinamento è stato misurato. In queste aree - prosegue Bianchi - sono state svolte moltissime attività di ricerca epidemiologica, come l’indagine Sentieri che è uno studio più descrittivo, ma in molte zone sono state condotte anche analisi di epidemiologia eziologica che hanno dimostrato legami abbastanza precise tra inquinamento e malattie cronico-degenerative e anche con malattie tumorali e non".

"A fronte di conoscenze ormai consolidate e nonostante un interesse diffuso a risanare queste aree non si vedono ancora tracce consistenti di operazione di bonifiche, ad eccezione di alcune aree. Tutto questo nonostante In questi siti siano stati effettuati studi sui consistenti benefici economici che si otterrebbero con le bonifiche, risparmiando morti premature e ricoveri ospedalieri".

"Una dell motivazioni di queste difficoltà di intervento è certamente che le bonifiche sono un’operazione molto complessa, anche tecnologicamente, e che andrebbero effettuate in aree che sono in parte pubbliche e in parte private", osserva l'epidemiologo.

"Secondo noi - conclude Bianchi - è il momento di concepire le bonifiche come un’opportunità non solo di risanamento ambientale e presidio preventivo di lungo respiro per la salute di milioni di persone che vivono in queste aree, ma anche come occasione di sviluppo economico e di occupazione qualificata su nuove tecnologie ambientali e nuovi strumenti di prevenzione e protezione della salute. La ripresa non può essere improntata sulla base delle stesse scelte che hanno portato il mondo verso questa pandemia".

Interventi inefficaci senza il completamento del quadro pianificatorio ordinario

"Il PNRR è un piano straordinario, ma si deve inserire in una pianificazione ordinaria", introduce Mario Carmelo Cirillo, ingegnere ed ex direttore del dipartimento valutazione, controlli e sostenibilità ambientale di Ispra, spiegando che "se non c’è un contesto in cui le diverse azioni del Recovery fund si inseriscono il rischio è una frammentazione di misure e di progetti, ma si farà fatica a capire qual è la logica complessiva".

"Sappiamo anche - continua Cirillo - che la quota più rilevante di finanziamenti europei, circa il 37%, sarà dedicata alla transizione ecologica. Questo vuol dire che la pianificazione in campo ambientale diventa uno strumento fondamentale per dare un senso a tutti i progetti che auspicabilmente verranno realizzati".

In particolare - sostengono gli autori del documento - è necessario completare e adottare il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e quello della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. "Pensiamo - entra nel dettaglio Cirillo - al piano di adattamento ai cambiamenti climatici: ci si lavora da tantissimo tempo, girano pubblicazioni e bozze ma l’ultima versione che ho visto su Internet è di giugno 2018. Però non è stato ancora adottato, quindi non è uno strumento operativo che consente di incardinare le misure previste dal Next Generation Eu. Eppure riguarda ambiti come il dissesto idrogeologico, la gestione delle zone costiere, la biodiversità, gli insediamebti urbani cioè tematiche su cui ormai sappiamo benissimo qual è l’entità dei problemi. Ma se manca un quadro di riferimento si fa molta fatica a dare organicità agli interventi del PNRR. L’auspicio è che venga velocemente finalizzato e adottato. Le stesse riflessioni valgono per la strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile dove l’ultima bozza risale a settembre 2017. Questo testo deve declinare a livello nazionale gli obiettivi strategici dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile: i temi sono quindi persone, pianeta, prosperità, pace, partnership".

L’assenza di obiettivi di sostenibilità a livello nazionale - scrivono gli esperti - invalida molte delle azioni previste nello stesso PNRR e rende le Valutazioni Ambientali Strategiche (VAS) relative ai piani e ai programmi una procedura di limitata utilità, fornendo argomenti a chi considera tali procedimenti alla stregua di inutili complicazioni burocratiche.

"Dai primi anni Duemila in Europa e in Italia, accanto alla valutazione di impatto ambientale che è quella procedura tecnico amministrativa che valuta la compatibilità ambientale di alcune opere, esiste anche la valutazione ambientale strategica che si occupa di piani e di programmi. Ma per poter funzionare bene occorre avere ben definiti gli obiettivi di sostenibilità con cui capire se un determinato piano è coerente con l’obiettivo nazionale, altrimenti la Vas diventa un esercizio faticoso e relativamente poco utile", afferma Cirillo aggiungendo che "se invece la Vas viene fatta bene, perché abbiamo un patrimonio di obiettivi da utilizzare, le valutazioni di impatto ambientale delle opere che insistono nel piano programma diventano molto più semplici e la procedura tecnico amministrativa  più rapida. E sappiamo quanto è cruciale velocizzare i tempi di realizzazione delle opere. Attualmente parliamo di tempi medi di 13-15 anni, qualcosa che non ha pari nel mondo. Il PNRR ha come finestra temporale 2021-2026".

La prima erogazione di fondi è prevista verso luglio, con lo sblocco di una quota pari al 13% dei fondi totali. Ma, sostiene Cirillo, questi circa 200 miliardi di euro "hanno un senso solo se sono un innesco di ulteriori investimenti anche da parte del privato, ma questo accade solo se c’è un quadro pianificatorio chiaro, altrimenti il privato evita di investire". E conclude con una frase di Benjamin Franklin: “If you fail to plan you are planning to fail: in Italia da decenni non si pianifica più. Gli strumenti ci sono, c’è una congerie di piani sia a livello nazionale che locale ma è tutto bloccato e ci sono anche degli interessi precisi perché in assenza di un quadro pianificatorio si può lavorare sulle deroghe, sui commissariamenti e sappiamo che nel nostro Paese la corruzione e la malavita trovano giovamento in questo tipo di meccanismi. Il problema riguarda più dimensioni ma è il momento di affrontarlo, altrimenti rischiamo ancora una volta di vanificare questa occasione".

Anche perché l'Italia è, insieme alla Spagna, il Paese su cui sono concentrate le attenzioni maggiori: sono i due stati che andranno a ricevere la quota maggiore delle risorse comunitarie e in passato, come ricorda l'economista della Oxford Economics Maddalena Martini in un'analisi realizzata per l'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), hanno avuto difficoltà nello spendere efficacemente i fondi Ue. 

If you fail to plan you are planning to fail Benjamin Franklin

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