SCIENZA E RICERCA

Di ritorno sulla Luna, pensando a Marte

Oltre 200 tra scienziati, ingegneri ed esperti di missioni planetarie si sono dati appuntamento per parlare dell’esplorazione della Luna, confrontandosi sui dati scientifici fin qui raccolti da satelliti orbitanti e rover e sulle prossime tappe del cammino che entro il 2026 dovrebbe riportare degli esseri umani sul nostro satellite.

Nella XI edizione dell’European Lunar Symposium, svoltasi per la prima volta in Italia grazie all’organizzazione del Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali "G. Colombo" (Cisas) dell’Università di Padova, i rappresentanti delle più importanti agenzie spaziali si sono riuniti dal 27 al 29 giugno per interloquire con il mondo accademico e quello industriale, sotto l'egida dei nodi europei del Solar System Exploration Research Virtual Institute (Sservi) della Nasa e il patrocinio di Asi, l’Università di Padova, Inaf e varie società scientifiche, tra cui la Società Geologica Italiana e la Società Italiana di Scienze Planetarie.

Servizio di Daniele Mont D'Arpizio e Barbara Paknazar

Oggetto dell’incontro i programmi di esplorazione lunare e in particolare il progetto Artemis, che prevede tra le altre cose anche di inviare la prima donna sulla Luna entro il 2026, con l’obiettivo di stabilire basi permanenti sul nostro satellite. Dato che la space economy è sempre più contraddistinta da un’alleanza tra pubblico e privato, al simposio hanno inoltre partecipato anche i rappresentanti di alcune delle principali società impegnate in questa nuova corsa all’esplorazione spaziale.

“Penso che oggi ci sia un vero e proprio movimento globale per tornare sulla Luna – spiega a Il Bo Live James Carpenter (Esa-Estec Directorate of Human Spaceflight and Robotic Exploration) –. Dall'era Apollo sono passati più di 50 anni ma ora comprendiamo questo corpo celeste molto meglio di un tempo: dal punto di vista scientifico è un luogo ricco e importante, che ci racconta la storia dell'universo, del sistema solare e anche della Terra, illuminandoci ad esempio sull’emergere della vita sul nostro Pianeta”.

“Mi piace dire che non è più la Luna dei nostri nonni: nel frattempo abbiamo scoperto cose come l’acqua, componenti volatili e altre risorse – conferma Greg Schmidt (direttore Nasa-Sservi) –. La Luna è un posto in cui vogliamo andare per rimanerci e lì ci prepareremo anche ad raggiungere Marte, per questo stiamo lavorando con molte nazioni tra cui l'Italia, che è uno dei nostri principali partner ed è all’avanguardia in numerosi campi dal punto di vista scientifico e tecnologico”.

Servizio di Daniele Mont D'Arpizio e Barbara Paknazar

Per Raffaele Mugnuolo, che all’Asi dove è responsabile dell’Unità operativa Satelliti scientifici ed esplorazione robotica, “La Luna sta riscuotendo un interesse crescente in tutto il mondo: tutti i Paesi che ne hanno la possibilità stanno preparando missioni per raggiungerla ed esplorarla. In questo scenario mondiale l'Italia è pronta a svolgere un ruolo di primaria importanza: siamo stati uno dei primi Paesi a firmare gli accordi Artemis con la NASA e in questo quadro lo scorso anno abbiamo ad esempio avviato uno studio congiunto per definire l'architettura del primo modulo abitativo sulla superficie lunare, che sarà in grado di ospitare l’equipaggio degli astronauti per almeno sette giorni”.

Da segnalare tra gli eventi collegati al Symposium anche Next Footprints on the Moon, un incontro pubblico durante il quale l’astronauta dell’Esa Matthias Maurer ha parlato della sua esperienza nella Stazione Spaziale Internazionale e ha inoltre illustrato i corsi e le strutture messia  disposizione dall’Angenzia Spaziale Europea per la preparazione dei futuri esploratori spaziali.

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