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In Salute. Adolescenti transgender: il supporto psicologico nei percorsi di affermazione di genere

"L’identità di genere, che comincia a svilupparsi già all’età di tre anni, è intesa come percezione intima e soggettiva di appartenenza a un genere e non all’altro (Stoller, 1968); essa non è da intendersi come un severo processo dicotomico maschio vs. femmina, ma piuttosto come un concetto che contiene diverse sfumature", si legge nel lavoro dedicato alla varianza di genere in età evolutiva firmato da Marina Miscioscia, Paola Rigo, Maddalena Spandri, David Cerantola, Alessandra Simonelli e pubblicato nel marzo 2020 sul Giornale italiano di psicologia. Un recente convegno a Palazzo Bo ha affrontato l'argomento, esplorando il tema della varianza di genere da diversi punti di vista. Tra gli organizzatori del convegno Trans-i-zone anche Marina Miscioscia, psicologa, psicoterapeuta, ricercatrice presso il dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione in convenzione SSN con l'Unità operativa complessa di Neuropsichiatria infantile, dipartimento di Salute della donna e del bambino. A lei abbiamo rivolto alcune domande, a partire dal giusto linguaggio, dalla scelta delle parole, per capire innanzitutto cosa si intende per disforia, incongruenza e varianza di genere. "Secondo le ultime linee guida, la decisione su quali termini utilizzare è scaturita da un processo molto complesso, attivo e non privo di controversie. Quando affrontiamo il tema, a livello più generale, possiamo parlare di transgender o varianza di genere o, ancora, gender diverse. Un escamotage più inclusivo possibile per evidenziare diverse identità, espressioni, esperienze, bisogni. Dobbiamo stare attenti a evitare una eccessiva enfasi solo sul termine transgender, perché è importante integrare le identità e le esperienze di genere non binario, riconoscere le possibili variazioni della concezione di genere, evitare termini come 'genere non conforme', che non vanno bene, e al tempo stesso dobbiamo riconoscere una natura mutevole del linguaggio. Incongruenza, varianza e disforia non sono sinonimi, fanno riferimento ad aspetti molto specifici. La disforia di genere descrive una condizione di disagio e/o di sofferenza legata all'incongruenza tra l'identità di genere e il sesso assegnato alla nascita. Non tutte le persone transgender e gender diverse sperimentano disforia di genere. Con il termine incongruenza parliamo della percezione di una incongruenza, appunto, tra il genere assegnato alla nascita e il genere desiderato: sono situazioni che portano a potersi definire come persona transgender o gender variant o gender diverse".

Intervista: Francesca Boccaletto. Montaggio: Barbara Paknazar

Concentriamoci sull’età evolutiva, al centro del nostro approfondimento. Quali sono le principali richieste, i dubbi, i bisogni e le paure degli adolescenti che si rivolgono ai centri specializzati? "Vi è una molteplicità di bisogni e richieste. I centri non sono molti, ma per fortuna sono in aumento. La necessità che porta le persone a prendere contatto con un centro è legata al desiderio di intraprendere un percorso di affermazione di genere, che prevede diversi step. Alcuni adolescenti hanno intrapreso percorsi di consapevolezza e crescita personale, quindi sanno di essere sulla strada giusta, altri chiedono la possibilità di un confronto e un sostegno psicologico, con persone formate sul tema dell'identità di genere, che possa assicurare uno spazio di dialogo sicuro e rispettoso. Il processo di sviluppo dell'identità di genere, ma in senso più ampio dell'identità sessuale, può essere molto diverso da persona a persona. Non tutte le persone transgender o gender diverse sperimentano le stesse cose: è importante facilitare un percorso di esplorazione di vissuti che rispetti i tempi e l'esperienza personale di ognuno. La maggior parte delle volte le idee sono chiare, ma non è sempre così: ci possono essere questioni da approfondire con professionisti competenti".

Sono state recentemente pubblicate le linee guida Standards of Care for the Health of Transgender and Gender Diverse People, da cui è possibile estrapolare alcuni dati aggiornati. Un capitolo è interamente dedicato agli adolescenti.

Studi recenti, citati anche nelle linee guida, ci dicono che sono sempre di più i giovani con identità non binarie a rivolgersi ai centri. "Si tratta di un termine generico che si riferisce a individui che vivono il loro genere al di fuori del binarismo maschio-femmina: include persone il cui genere comprende più di una identità di genere, contemporaneamente o in diversi momenti, oppure che non hanno una identità di genere o ne hanno una neutra. Si tratta di uno spettro di possibilità fuori dal binarismo, che è in continua evoluzione. Bisogna precisare che risulta difficile stendere un elenco esaustivo, ci sono diverse possibilità, con un significato specifico per ogni persona: oggi il termine definisce questo spettro di possibilità fuori dal binarismo ma potrebbe ancora variare. Diversi studi ci dicono che le persone non binarie sono tra il 25 e il 50% della popolazione transgender e questa percentuale aumenta tra i giovani". 

Quando si può pensare di procedere con il trattamento di affermazione di genere? Quanto conta la valutazione biopsicosociale prima e durante il percorso? "La valutazione biopsicosociale conta tantissimo ed è fondamentale lavorare in una equipe multidisciplinare, soprattutto quando si parla di età evolutiva. I professionisti che si occupano di percorsi di affermazione di genere devono lavorare per facilitare l'esplorazione di espressione del genere in modo aperto e rispettoso, che non favorisca una particolare identità ma puntando all'ascolto della persona che si ha di fronte. La valutazione biopsicosociale completa è essenziale, perché permette di prendere la decisione di iniziare il percorso di affermazione medicalizzato. In questo processo si lavora insieme alla famiglia, alla scuola. I professionisti devono avere un'ottima conoscenza di tutto quello che riguarda la salute mentale: dobbiamo infatti essere in grado di valutare la capacità della persona di dare il consenso ai trattamenti medici, non ci devono essere elementi che possano interferire. La persona è sempre coinvolta attivamente, noi non ci limitiamo a porre un sigillo: dobbiamo accompagnare e informare sui possibili effetti della terapia e sulle opzioni disponibili relative alla preservazione dell'affettività". 

"Il percorso psicologico può iniziare in qualsiasi momento, quando cioè si inizi a sentire il desiderio di introspezione e analisi. Questo vale sia per l'adolescente che per la sua famiglia. La terapia ormonale si può iniziare dopo le necessarie valutazioni, basate su precisi criteri diagnostici, puntando su un lavoro di equipe, a partire dall'endocrinologo". Per quanto riguarda gli interventi chirurgici, tenendo ovviamente in seria considerazione rischi e possibili effetti collaterali, quali possono essere invece i benefici per la vita futura di un o una giovane paziente, soprattutto dal punto di vista psicologico? "Si tratta di un processo di bilanciamento tra rischio e aspetti protettivi. Per alcune persone, anche se non per tutte, l'esperienza di incongruenza di genere e la percezione di disforia corporea possono essere dolorosi e impattanti per quel che riguarda la salute psicologica, ma anche per quel che riguarda il funzionamento globale dell'individuo. L'obiettivo è quello di cercare l'equilibrio tra rischi e benefici. Quando viene sperimentata una disforia corporea importante, poter iniziare il trattamento, anche medicalizzato, della terapia affermativa è un elemento che può portare al benessere piscologico e al miglioramento della qualità di vita. La persona interessata, ribadisco, deve essere consapevole e deve essere sempre accompagnata".

Cosa fare quando la famiglia mette in atto comportamenti di totale opposizione? Quale deve essere l’approccio del professionista? "La famiglia, la scuola, il contesto dei pari possono essere luoghi di totale accettazione o, al contrario, di discriminazione, stigma, non accettazione. Noi cerchiamo sempre di coinvolgere la famiglia, perché le paure e le preoccupazioni devono trovare uno spazio per essere accolte e ascoltate empaticamente, ma è importante tenere a mente l'obiettivo finale, ovvero il benessere della persona con varianza di genere. Quando però ci troviamo di fronte a contesti di opposizione, dove non c'è la possibilità di agganciare il genitore per intraprendere un percorso verso l'accettazione e la comprensione, purtroppo sappiamo che le esperienze possono essere varie e negative: alcune persone possono anche ritrovarsi fuori casa, e in questo senso il lavoro dei centri di supporto diventa fondamentale, penso, per esempio, al centro Spolato di Padova, nato da poco. Io credo che, informando a partire dai contesti più allargati, grazie anche alla collaborazione delle scuole, si possano creare piccole aperture su cui poi iniziare a strutturare un lavoro insieme ai genitori. Altrimenti, ci possiamo trovare di fronte a situazioni di rifiuto e a un conseguente carico di malessere: esiste il minority stress, in questo caso uno stress della minoranza di genere, che può portare una persona alla depressione o ad avere disturbi d'ansia".

Negli anni sono aumentati gli studi specifici sulla diversità di genere negli adolescenti? "Sì e si va sempre più verso il microanalitico, per individuare elementi specifici di rischio o protezione legati alla salute mentale delle persone, cercando di comprendere l'impatto sull'individuo di processi sociali, culturali e di riconoscimento dei diritti. Ricercatrici e ricercatori si stanno sempre più specializzando, dedicando attenzione alle varie dimensioni dell'identità sessuale, perché non va trattato tutto nello stesso modo".


Per approfondire

Infotrans.it è il portale istituzionale dedicato al benessere e alla salute delle persone transgender

Percorso di affermazione di genere in pillole

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