MONDO SALUTE

In Salute. Fumo e malattie dell’apparato cardiovascolare

Nell’ambito del ciclo In Salute, lo spazio di approfondimento rivolto a chi è interessato a tematiche di carattere medico, Il Bo Live ha dedicato un servizio alle patologie respiratorie fumo-correlate, approfondendo l’argomento con Paolo Spagnolo, direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato respiratorio dell’università di Padova. Il fumo infatti è uno dei maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di malattie neoplastiche, respiratorie, cardiovascolari e non solo. In questo secondo servizio dedicato all’argomento, ci soffermeremo in modo specifico sul rischio di malattia cardiovascolare dovuto all’abitudine al fumo. Ne abbiamo parlato con Luigi Palmieri, del Dipartimento Malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’Istituto superiore di Sanità, responsabile e coordinatore del Progetto Cuore, non senza aver dato un quadro generale delle abitudini al fumo nella popolazione italiana con Luisa Mastrobattista, ricercatrice del Centro nazionale dipendenze e doping e dell’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Istituto superiore di Sanità.


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Già in precedenza abbiamo sottolineato come il consumo di tabacco sia uno dei principali problemi di sanità pubblica a livello mondiale: secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, causa ogni anno più di otto milioni di decessi, dei quali 1,2 milioni sono dovuti all’esposizione al fumo passivo. Oltre l'80% degli 1,3 miliardi di consumatori di tabacco nel mondo vive in Paesi a basso e medio reddito e qui si verificano anche la maggior parte dei decessi. Nell’Unione Europea, in particolare, il consumo di tabacco causa 700.000 morti all’anno.

Per quel che riguarda il nostro Paese, osserva Mastrobattista: “Negli ultimi 10 anni si assiste a una situazione di stallo rispetto alla prevalenza di fumatori in Italia. Possiamo dire che negli ultimi 10 anni fumano tra gli 11 e i 12 milioni di persone, che corrispondono al 22-23% della popolazione. Ovviamente non si fuma in ugual misura né rispetto al genere, né rispetto all’età. Infatti, mentre in passato c’era un forte divario rispetto al genere tra i fumatori, a partire dagli anni Novanta tale divario si è andato sempre più assottigliando”. Continua la ricercatrice: “La classe d’età in cui maggiormente si concentrano i fumatori va tra i 25 e i 44 anni, tra i quali si registra il 30% dei fumatori italiani; il 28% invece si colloca nella classe d’età 45-64 anni. La percentuale è un po’ più bassa tra gli ultrasessantacinquenni, è infatti dell'11%. Bisogna tener presente che questa è l’età in cui molto spesso le persone fumatrici hanno anche maturato il desiderio di smettere di fumare, e dunque c’è anche tra gli ultra 65enni una buona percentuale di ex fumatori. Una percentuale non trascurabile del 18% si registra invece nella classe di età tra i 15 e i 24 anni”.

Mastrobattista fornisce qualche ulteriore indicazione. "Il fumatore in Italia consuma circa 12 sigarette al giorno, ma non tutti fumano allo stesso modo: ci sono dei leggeri fumatori, dei fumatori medi, e dei fumatori forti e questo deriva dal numero di sigarette consumate. Chi fuma per esempio meno di 9 sigarette al giorno viene considerato un fumatore leggero, chi ne fuma tra le 10 e le 19 è un fumatore medio, e chi fuma oltre 20 sigarette al giorno è un forte fumatore. Circa il 50% dei fumatori italiani si concentra nella categoria dei fumatori medi e in questa categoria si collocano in ugual misura uomini e donne”.  

Intervista completa a Luisa Mastrobattista del Centro Nazionale Dipendenze e doping dell'Istituto superiore di Sanità. Montaggio di Elisa Speronello

Luigi Palmieri discute invece più nello specifico gli effetti del fumo sull’apparato cardiovascolare e i rischi che ne possono derivare: “Il fumo di sigaretta rappresenta una delle più importanti e prevenibili cause di morte prematura nei Paesi occidentali, basti pensare che l’American Heart Association stima che su circa due milioni e mezzo di decessi ogni anno ben 450.000 sono legati a malattie derivanti anche dal fumo. Sostanzialmente sono due le sostanze chimiche presenti nelle sigarette o derivanti dalla loro combustione nocive per il nostro sistema cardiovascolare e non solo: la nicotina e il monossido di carbonio. La nicotina stimola la produzione di adrenalina e conseguentemente costringe il cuore ad accelerare e quindi ad un maggior lavoro, inoltre favorisce la coagulazione del sangue. Il monossido di carbonio, invece, riduce la quantità di ossigeno trasportata dal sangue ai vari organi del nostro corpo. Entrambe questi effetti sono assolutamente negativi per la nostra salute e in particolare per il sistema cardiovascolare. La nicotina, inoltre, contribuisce ad aumentare la pressione arteriosa, riduce la tolleranza dell'esercizio fisico, fondamentale per la nostra salute, e riduce anche i valori di HDL colesterolemia, l'antagonista del colesterolo totale che invece è molto deleterio”.

Palmieri sottolinea che il fumo, dopo l'età, è il principale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari soprattutto nel mondo occidentale. “L'associazione con l’insorgenza del primo evento coronarico cerebrovascolare risulta già significativa se si considera il fumo da solo, ma quando è in combinazione anche con altre condizioni di rischio come ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, basso livello di HDL e diabete, il rischio di eventi cardiovascolari risulta addirittura maggiore”.

Intervista completa a Luigi Palmieri, responsabile del Progetto Cuore dell'Istituto superiore di Sanità. Montaggio di Elisa Speronello

I fumatori hanno un rischio aumentato di sviluppare non solo le malattie cardiovascolari, ma anche molte patologie croniche, i tumori, la broncopatia ostruttiva cronica polmonare. “Il fumo sostanzialmente conduce alle malattie cardiovascolari attraverso l'arteriosclerosi, le arteriopatie ostruttive sono il primo passo verso il rischio di evento cardiovascolare maggiore. Il fumo, inoltre, aumenta ulteriormente il rischio di malattia coronarica in persone che hanno già una storia familiare di malattia coronarica e ovviamente aumenta il rischio di recidiva di malattia coronarica o infarti in coloro che invece hanno già avuto un intervento di bypass, per esempio”.

Palmieri spiega che mediamente nella popolazione adulta un fumatore ha una speranza di vita di otto anni inferiore rispetto a un non fumatore. Grazie alle coorti del Progetto Cuore dell'Istituto superiore di Sanità è stato possibile stimare per la popolazione adulta italiana tra i 35 e i 69 anni la probabilità di andare incontro a un evento coronarico cerebrovascolare maggiore, dunque infarto ed ictus, a partire dai livelli e dai valori di otto fattori di rischio: età e sesso che non sono modificabili, pressione arteriosa sistolica, trattamento con antipertensivi, colesterolemia totale, HDL, diabete, e appunto abitudine al fumo. “Dalla stima effettuata nell'ambito dei nostri studi, l’abitudine al fumo nelle donne è il primo fattore di rischio, cioè il fattore che pesa di più nella predizione dell’evento, negli uomini è invece il secondo dopo l’età. Il fumo, dunque, è veramente un indicatore importante. A parità dei principali fattori rischio cardiovascolare, chi fuma ha una probabilità mediamente doppia rispetto a chi non fuma di andare incontro a un evento nei dieci anni successivi. E questa probabilità è molto più alta nelle donne”.

Per chi fosse interessato, presso l’Istituto superiore di Sanità è attivo il telefono verde contro il fumo (800 55 40 88), un servizio nazionale anonimo e gratuito, attivo dal lunedì al venerdì. A questo servizio lavora un’equipe di psicologi che può rispondere a tutti i cittadini che vogliono informazioni sul tabagismo e aiutare coloro che chiedono aiuto per smettere di fumare.

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