CULTURA

Scienza e letteratura: la natura umana nei romanzi di Italo Svevo

Che cosa contraddistingue la natura umana? Cosa ci rende unicamente umani? Queste domande fondamentali possono venire indagate con diversi strumenti: quello scientifico ad esempio, ma anche quello letterario.

Dario Maestripieri è direttore del laboratorio di biologia comportamentale dell'università di Chicago. Si occupa di comportamento animale e più precisamente di comportamento dei primati, i nostri cugini evolutivi: studiando il loro comportamento e la loro intelligenza possiamo svelare qualcosa della natura umana, capire da dove veniamo. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche ma anche di diversi libri divulgativi. Tradotti in italiano ricordiamo Intelligenza machiavellica, 2009 e A che gioco giochiamo noi primati, 2014.

Dario Maestripieri però è anche da sempre appassionato di letteratura e recentemente sono usciti due suoi libri che esplorano il rapporto tra scienza e letteratura, in particolare tra Darwinismo e letteratura. Uno è in italiano: La scienza incontra la letteratura – cosa ci rivela Auto da fè di Elias Canetti sulla mente e sul comportamento umani (2019, Giovanni Fioriti Editore). L'altro è in inglese: Literature's contributions to scientific knowledge – how novels explored new ideas about human nature (2019).

In quest'ultimo Maestripieri dedica il secondo capitolo a Italo Svevo, autore di tre romanzi che costituiscono una trilogia narrativa a sfondo autobiografico incentrata sulla figura dell’inetto: Una Vita (1892), Senilità (1898) e La Coscienza di Zeno (1923).

Intervista a Dario Maestripieri, autore di Literature's contributions to scientific knowledge – how novels explored new ideas about human nature (2019)

Svevo si è spesso rivolto alla letteratura non come semplice mezzo di evasione dalla realtà, ma come vero e proprio strumento conoscitivo con il quale esplorare e spiegare la natura umana e la vita. Il suo approccio introspettivo è spesso stato accostato agli studi psicanalitici, ma Svevo era scettico riguardo alla validità scientifica della psicanalisi e alla sua utilità come strumento conoscitivo o terapeutico. È certamente vero che la psicanalisi stimolò il suo interesse nell’utilizzare la letteratura per esaminare le ambivalenze della psiche umana, ma invece della psicanalisi, spesso dileggiata, nei suoi romanzi Svevo si affida agli strumenti della filosofia e della scienza. Dario Maestripieri, vi rintraccia elementi di Schopenauer (la volontà di vivere come istinto fondamentale di sopravvivenza, che di conseguenza limita il libero arbitrio) e di Darwin.

Di quest'ultimo Svevo avrebbe assorbito l’idea secondo cui il comportamento umano è fortemente influenzato da predisposizioni biologiche e che ci sono leggi naturali che regolano le relazioni sociali tra gli individui. Svevo è convinto che la mente e il comportamento umani abbiano molte caratteristiche universali che si osservano in tutti gli individui a prescindere dalle contingenze storiche, sociali e culturali delle loro vite, e che molte dinamiche sociali umane riflettano la competizione (che Svevo chiama ‘lotta’) per la sopravvivenza e per la riproduzione.

La natura umana entra però in conflitto con l'atteggiamento riflessivo e contemplativo, tipico dell'intellettuale, dei personaggi di Svevo, che dunque sono inetti, letteralmente maladattati.

Secondo Dario Maestripieri, l’inetto si rifiuta di vivere lasciandosi guidare dai propri istinti biologici e di soggiacere agli impulsi che lo spingono verso l’egoismo, la vanità, la competizione, la manipolazione sociale. È il rifiuto di adeguarsi alle dinamiche sociali regolate dalla natura umana che rende l’inetto un maladattato.

Il problema del protagonista di Una vita, Alfonso Nitti, infatti non è quello di non riuscire ad adeguarsi ai modelli socio-culturali della società borghese, ma è il rifiuto ad adeguarsi alle dinamiche sociali e ai comportamentali dettati dalle predisposizioni biologiche della natura umana. La frattura tra natura e cultura umane resteranno insanabili per Alfonso Nitti, conducendolo a un tragico epilogo. Diversamente andrà per Zeno Cosini, che sceglierà il distacco ironico come terapia per l'ineludibilità della natura umana.

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