SCIENZA E RICERCA

Il valore della biodiversità in Italia

La diversità delle forme di vita è quel che rende il pianeta Terra unico, creando sulla sua superficie una grande varietà di paesaggi che sono tenuti in vita da un’intricata rete di interdipendenze. Di questa rete fa parte anche la nostra specie, le cui attività, tuttavia, hanno profondamente modificato gli equilibri dinamici della biodiversità e degli ecosistemi a livello globale. Oggi, la crisi della biodiversità è per l’umanità stessa una minaccia esistenziale, poiché noi umani dipendiamo, direttamente e indirettamente, dalla biodiversità e dai benefici che essa offre.

Nel contesto europeo, l’Italia è il Paese che racchiude la maggior porzione di biodiversità del continente. Si tratta di un patrimonio dal valore (non soltanto economico) inestimabile, che va tutelato e valorizzato anche per allineare il Paese con gli impegni internazionali (il Global Biodiversity Framework e la EU Biodiversity Strategy for 2030) di protezione della biodiversità.

È a questo obiettivo che è dedicato il National Biodiversity Future Center (NBFC), centro di ricerca fondato come parte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e finanziato dal Next Generation EU. Nei suoi primi tre anni di vita, NBFC ha reclutato più di 2000 ricercatori provenienti da università e centri di ogni parte d’Italia, impegnandoli in uno sforzo di monitoraggio, conservazione, ripristino e valorizzazione della biodiversità italiana inedito per estensione e completezza.

Durante il secondo Forum Nazionale della Biodiversità, tenutosi a Milano tra il 19 e il 22 maggio 2025, è stato presentato il secondo rapporto annuale del centro di ricerca, intitolato “Biodiversità e innovazione: strategie per generare valore”, che sintetizza le attività e i traguardi raggiunti da NBFC a pochi mesi dalla conclusione del finanziamento europeo (durato tre anni), e presenta le opportunità di innovazione che possono avvicinare il mondo delle imprese alla tutela della biodiversità.

Monitorare, conservare, ripristinare

Nelle proprie attività di ricerca, il centro si è concentrato su tre dimensioni della biodiversità: marina, terrestre e urbana. In tutti questi ambienti, la biodiversità italiana è in declino, e ha urgente bisogno di interventi di protezione e ripristino.

Per quanto riguarda le aree marine, ad oggi è protetto il 15,5% delle acque territoriali: percentuale a cui dovrà aggiungersi almeno un altro 14,5% nei prossimi anni, per raggiungere entro il 2030 il target del 30% di aree protette posto dal Global Biodiversity Framework della Convenzione per la Diversità Biologica.

Degli ambienti terrestri italiani è attualmente posto sotto protezione il 21,4%, un dato che – come sottolinea il rapporto annuale di NBFC – è inferiore alla media dell’Unione Europea, che ammonta al 26,4% delle aree protette. Inoltre, le aree protette italiane sono caratterizzate da una significativa frammentazione geografica. Come si legge nel rapporto, questi dati suggeriscono che «la rete di aree protette italiane non è ancora sufficiente per promuovere una conservazione efficace dei diversi habitat».

Un discorso sui generis va invece riservato alle aree urbane: gli studi condotti dai ricercatori all’interno di NBFC hanno svelato «una straordinaria e inattesa presenza di biodiversità nelle città». Questi ambienti, infatti, possono rappresentare un’opportunità in termini di disponibilità di risorse e rifugi per molte specie viventi, soprattutto quando le aree rurali circostanti le città versano in uno stato di degradazione ambientale. Per analizzare la biodiversità urbana in Italia, è stata avviata una campagna di monitoraggio che ha interessato alcune città campione (Milano, Torino, Firenze, Roma, Napoli, Campobasso). Questo sforzo di raccolta di dati ha restituito una fotografia che mostra l’importanza della conoscenza della biodiversità urbana non solo per la conservazione, ma anche per una corretta pianificazione delle gestione delle aree urbane in modo da renderle accoglienti anche per la biodiversità e utili al ripristino degli ecosistemi anche in queste aree molto antropizzate.

Per arrivare a porre sotto tutela più ambienti possibili e proteggere la biodiversità che li compone, le attività di monitoraggio sono cruciali tanto quanto, se non ancor più, delle attività di conservazione. Grazie ai finanziamenti di NBFC, il monitoraggio della biodiversità è cresciuto significativamente su scala nazionale, il che ha permesso di iniziare a costruire una base di dati che può informare in modo accurato ed efficace le misure di conservazione e i relativi quadri politici.

Accanto a monitoraggio e conservazione, è essenziale espandere e accelerare le attività di ripristino ecologico, che mirano, appunto, a ripristinare la funzionalità e la diversità biologica di ecosistemi che hanno subìto gravi fattori di disturbo (solitamente, effetti diretti o indiretti delle attività umane) e/o una significativa riduzione della propria complessità. Le attività di ripristino intraprese da NBFC riguardano i più vari ambienti ed ecosistemi italiani. Per molti di questi, i ricercatori del Centro Nazionale hanno sviluppato strumenti e protocolli, testati a livello locale o regionale, che mirano a offrire un piano di scalabilità e, quindi, a porsi come buone pratiche da replicare in altre parti d’Italia e, potenzialmente, in tutto il mondo.

Una sintesi di esperienze, innovazioni e buone pratiche nell’ambito del ripristino ecologico che NBFC ha elaborato durante questi primi anni di attività è raccolta nel rapporto tematico “Il restauro della biodiversità”, pubblicato a marzo 2025.

Biodiversità e salute umana

Tutelare la biodiversità e ripristinarla, laddove degradata a causa delle attività umane, è essenziale non solo per il suo valore in sé – incalcolabile, alla luce della sua complessità e unicità – ma anche per l’importanza che ricopre per noi umani. Il rapporto di NBFC fornisce alcuni numeri che mostrano plasticamente quanto la biodiversità sia fondamentale per preservare il benessere e la salute umane: 

  • il 75% delle colture alimentari dipende da contributi della natura alle persone (ad esempio impollinazione, fertilità del suolo, regolazione del clima e fornitura d’acqua, controllo dei parassiti);
  • il 60% delle malattie emergenti è di natura zoonotica (cioè, è trasmessa agli umani da altri animali), e spesso la causa è la degradazione degli ecosistemi e la perdita di biodiversità;
  • più del 30% dei principi attivi che compongono i farmaci deriva da composti naturali;
  • l’esposizione, fin dall’infanzia, a un alto tasso di biodiversità, soprattutto microbica, è associata a una minore insorgenza di malattie autoimmuni e allergiche.

La rete di interdipendenze che mette in relazione tutti i viventi comprende anche noi umani: è per questo che la distruzione di tale rete mette a rischio, direttamente o indirettamente, anche la nostra salute. Per questo, la ricerca biomedica condotta all’interno di NBFC si colloca interamente in un’ottica One Health, che sottolinea la connessione tra la salute umana, quella degli esseri viventi e quella del pianeta.

Inoltre, sono molte le Nature-based Solutions (soluzioni basate sulla natura) vòlte a proteggere la salute umana che i ricercatori di NBFC stanno studiando: ad esempio, è stato individuato il legame tra un aumento della biodiversità urbana vegetale, che, tra molti altri benefici, migliora la qualità dell’aria, e la riduzione dell’incidenza delle malattie non trasmissibili legate all’inquinamento atmosferico, che aumenta nell’organismo lo stress ossidativo. Un altro esempio rilevante riguarda la biodiversità alimentare: maggiore è il numero di specie (soprattutto vegetali) che compongono la nostra dieta, migliore sarà la nostra salute, grazie alla riduzione dell’incidenza di malattie legate allo squilibrio del nostro microbiota. Lo studio della salute umana in una prospettiva One Health dimostra che includere la biodiversità tra le strategie per migliorare il benessere umano è essenziale: «L’adozione di modelli urbani che valorizzano la biodiversità non rappresenta soltanto un’opzione ecologica, ma una strategia di sanità pubblica fondata su solide evidenze scientifiche per tutelare e promuovere la salute nel lungo periodo».

Conoscere la biodiversità per valorizzarla

Uno degli obiettivi strategici di NBFC consiste nella valorizzazione del patrimonio naturale italiano, con l’obiettivo di mettere a frutto la mole di nuove conoscenze accumulate dai molti ricercatori che si dedicano a comprenderne la diversità, le dinamiche e le migliori strategie di tutela e ripristino. A questo scopo, NBFC ha istituito un’intera area di ricerca che si occupa di comunicare a tutta la società italiana il valore e la bellezza del mondo naturale: questo obiettivo è stato portato avanti non solo attraverso modalità tradizionali di divulgazione scientifica, ma esplorando nuovi linguaggi e rivolgendosi a persone di età e con interessi diversi, nella convinzione che la biodiversità sia un bene di tutti e, di conseguenza, rappresenti un interesse trasversale, che può e deve coinvolgere ogni membro della società. Tutti i prodotti realizzati da NBFC sono disponibili a tutte e tutti in libero accesso nel Biodiversity Gateway, una grande enciclopedia sulla biodiversità che rappresenta un importante lascito di questo centro di ricerca per la collettività.

Il ruolo politico della ricerca sulla biodiversità

Nei prossimi anni, NBFC sarà potenzialmente in grado di svolgere un ruolo strategico per l’Italia, contribuendo in maniera sostanziale a mantenere il nostro Paese sulla strada per raggiungere gli obiettivi internazionali di tutela della biodiversità. Il traguardo più vicino, in questo percorso, è la realizzazione del Piano nazionale di ripristino, che, in seguito all’approvazione della Nature Restoration Law europea, l’Italia ha l’obbligo di redigere entro il 1° settembre 2026. In questo processo, NBFC potrà fornire conoscenze scientifiche aggiornate e supporto tecnico, nonché svolgere un importante ruolo di advocacy per la biodiversità e di sostegno per le istituzioni incaricate della realizzazione del Piano. Come afferma Massimo Labra, direttore scientifico di NBFC e docente all’università di Milano Bicocca, il rapporto sul ripristino della natura è stato il punto di partenza di una collaborazione con il Ministero dell’ambiente e con ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). In questa interlocuzione, NBFC punta a condividere dati di monitoraggio e a contribuire alle attività di ripristino ecologico sul territorio nazionale. Come spiega Labra, «NBFC si affianca ad ISPRA nel fornire i dati [che informeranno la stesura del Piano nazionale di ripristino] e ne condivide le progettualità. NBFC sarà inoltre disponibile per le attività di monitoraggio, per valutare gli impatti delle attività di conservazione e ripristino e per migliorare la strategia nazionale».

Al tempo stesso, uno degli obiettivi di medio termine del centro nazionale consiste nel creare un ponte di dialogo con il mondo delle aziende, mostrando il valore economico degli investimenti per la tutela e la rigenerazione del mondo naturale e convincendo sempre più realtà economiche e finanziarie ad adottare un approccio “Nature Positive”, cioè autenticamente sostenibile. Tra gli obiettivi che il direttore scientifico delinea per NBFC vi sono «da un lato la realizzazione di un’offerta di servizi di cui possano usufruire sia le istituzioni – come parchi, aree regionali e altre realtà pubbliche – sia le aziende, e dall’altro la collaborazione con aziende e privati per creare valore economico, sociale, ambientale dalla biodiversità. Nel futuro, ci proponiamo di attivare scambi tra i nostri ricercatori e gli imprenditori, anche per promuovere la condivisione di competenze e personale e creare un’osmosi sempre più forte». Attraverso le sue ricerche innovative – che, in molti casi, si condensano in Key Exploitable Results (KERs, risultati di ricerca valorizzabili sul piano economico) – questo centro di ricerca può mostrare alle aziende che tutelare e valorizzare la biodiversità può essere vantaggioso al punto da diventare uno degli obiettivi fondamentali delle imprese economiche private.

© 2025 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012