SCIENZA E RICERCA

Scogliere coralline: una realtà da preservare

Sui fondali marini si cela un mondo nascosto, popolato da una miriade di specie viventi. In questa esplosione di biodiversità, per le impressionanti costruzioni e per la variegata colorazione, le scogliere coralline rappresentano una grande attrazione naturale. Quello che però, forse, è meno noto, non è solo il significativo ruolo che svolgono sull’intero ecosistema marino, ma anche l'incerto futuro cui stanno andando incontro. Secondo una presentazione all'Ocean Sciences Meeting a San Diego (California), entro il 2050 il 90% delle scogliere coralline potrebbe scomparire, con pesanti ripercussioni sulla vita dell'uomo.

Le scogliere coralline, infatti, ricoprono una notevole importanza sotto vari aspetti. "Anzitutto" spiega la professoressa Monica Montefalcone, docente di ecologia marina tropicale all'università di Genova "dobbiamo considerare che abbiamo a che fare con un ecosistema che, adattandosi bene al clima della fascia tropicale, risulta molto esteso: la fascia tropicale copre infatti quasi i 2/3 della superficie del nostro pianeta. In secondo luogo, rappresenta una bio-costruzione, ovvero un ambiente realizzato dalla crescita dei coralli stessi in virtù della loro capacità di depositare carbonato di calcio, da cui poi si origina la scogliera. Proprio per questo possiede elevato pregio e valenza ecologica, dato che per costruirsi ha impiegato secoli, se non addirittura millenni". Perché questo processo avvenga, però, è fondamentale che le condizioni ambientali rimangano stabili durante tutto il corso dell'anno; i coralli necessitano di temperature calde e costanti, altrimenti non riescono ad accrescersi e riprodursi in maniera efficiente e sono destinati a fenomeni di moria di massa - cosa che purtroppo si sta verificando con sempre maggior frequenza.

I coralli, inoltre, forniscono un rilevante contributo nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici: "Nel processo di deposizione del carbonato di calcio" illustra Montefalcone "il corallo sequestra l'anidride carbonica disciolta in acqua e utilizza il carbonio per far depositare il carbonato, riducendo così parte della CO2 disciolta in mare". Questi preziosi animali svolgono anche un'importane funzione sul piano economico, sia a livello locale che internazionale. Gran parte della popolazione mondiale vive (in senso sia letterale che metaforico) sopra queste scogliere: "Molte delle isole presenti nella zona tropicale nascono sopra il corallo" riferisce Montefalcone. "Di conseguenza, coloro che le abitano vivono sopra di esse e, gioco-forza, ne dipendono. La sussistenza si basa infatti sulla pesca e sul turismo. Pertanto, tutto ruota attorno alla buona conservazione delle scogliere". Dal turismo, però, non ne traggono beneficio solo le zone direttamente interessate, bensì anche molti paesi europei ed extraeuropei, che da quelle aree producono investimenti derivanti dalla creazione di infrastrutture e resort.

Intervista alla professoressa Monica Montefalcone

All'origine della drastica perdita di questo vero e proprio patrimonio marino e dell'umanità, vi è una combinazione sinergica tra impatti locali (inquinamento, aumento della torbidità dell'acqua, pesca intensiva, turismo) ed effetti del cambiamento climatico prodotto a livello globale. Tra questi ultimi, due fattori incidono pesantemente sui coralli: l'acidificazione dei mari e le anomalie termiche. "Se in acqua viene assorbita un'eccessiva quantità di CO2" spiega Montefalcone "il corallo non riesce a convertirla tutta per deporre il carbonato di calcio, l'acqua diventa più acida e quindi si ottiene la reazione opposta a quella usuale, ovvero la dissoluzione, lo scioglimento della costruzione corallina". In corrispondenza di sbalzi termici, invece, si manifestano altre ripercussioni. "Capita sempre più spesso che si verifichino dei picchi anomali di aumento della temperatura marina che durano giorni, settimane, a volte anche mesi. Poiché il corallo poco si adatta alla variabilità ambientale, se il fenomeno perdura ne consegue lo sbiancamento delle scogliere". Ciò è dovuto al fatto che il corallo vive in simbiosi con alcune alghe unicellulari - le zooxantelle simbionti - che si trovano nei tessuti del corallo stesso e sono responsabili della loro tipica colorazione. "Le zooxantelle" illustra Montefalcone "in condizioni di anomalie termiche vengono stressate ed espulse dalla colonia del corallo che, nel giro di qualche giorno, perde del tutto i suoi pigmenti diventando bianco". Sbiancamento, però, non significa morte istantanea. Se non si protrae per lunghi periodi, la simbiosi tra i due organismi non è messa definitivamente in pericolo, tuttavia produce nel corallo una temporanea perdita di efficienza nella crescita e nelle funzioni che svolge. "Quando l'anomalia termica non perdura troppo nel tempo, il corallo riesce a riassorbire le zooxantelle e a ripigmentarsi. Il fenomeno viene chiamato anche con il termine scientifico effetto fenice e si verifica solo quando gli sbalzi non si prolungano a lungo e, soprattutto, se non sono troppo intensi. Se non si ripristinano le condizioni simbiotiche, dopo lo sbiancamento subentra anche la morte". Quando questo accade, si assiste alla perdita del corallo, ma non della costruzione carbonatica da esso creata: la scogliera rimane come roccia corallina, senza però sostenere le funzioni ecosistemiche che dovrebbe svolgere e sarà destinata nel tempo a venire erosa dalle onde. A causa dei cambiamenti climatici, il fenomeno di morie di massa si verifica con sempre maggior frequenza, sebbene si stia cercando di proteggere questa realtà con diverse tipologie di intervento. "A livello locale" afferma Montefalcone "sono state istituite aree marine protette, cosa che consente di tutelare quelle zone dove le scogliere sono più sviluppate. Per quanto questo sistema non permetta di proteggere le specie dagli effetti del cambiamento climatico, tuttavia le ripara dalle pressioni antropiche locali rendendole più resilienti". Da un punto di vista globale, invece, è in vigore tutta una serie di politiche e di accordi internazionali che mirano alla conservazione della biodiversità, compresa quella marina, e alla riduzione delle emissioni dei gas serra. "Queste disposizioni in futuro favoriranno anche il benessere delle scogliere coralline, ma sono interventi che richiedono tempi molto lunghi e non so quando riusciremo a vederne concretamente i primi risultati. Purtroppo" conclude Montefalcone "bisogna aspettarsi di osservare ancora, almeno fino al termine del secolo, morie di massa periodiche delle scogliere".

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012