Il 2022 per quanto riguarda la scuola è iniziato con un’accesa diatriba tra chi preferiva tenere le aule chiuse e riproporre per qualche settimana la Dad e chi invece ha deciso di riaprire tutto. Una polemica che oramai va avanti da due anni e spesso le due fazioni sono così radicate da non mettere al primo posto l’attenzione nei confronti delle esigenze di bambini e bambine, ragazzi e ragazze che da troppo tempo ormai stanno vivendo una vita sospesa, in balia di decisioni esterne.
Una piccola buona notizia però c’è e riguarda il monitoraggio dell’edilizia delle nostre scuole. Solo pochi mesi fa abbiamo fatto un’analisi dello stato di salute strutturale degli edifici scolastici in cui ogni giorno, salvo pandemia, ci entra il 16% della popolazione italiana. Ne era emerso unno spaccato che presentava diverse problematiche, la prima delle quali era proprio la pubblicazione di questi dati. Tra informazioni mancanti, disattenzioni o addirittura linguaggi offensivi, i dataset dell’edilizia scolastica sembravano rilasciati con una scarsa attenzione. Nel 2022 però, tutto sembra essere cambiato. Il DGEFID, cioè la Direzione generale per interventi in materia di edilizia scolastica, per la gestione dei fondi strutturali per l'istruzione e per l'innovazione digitale e il DGCASIS, cioè la Direzione generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica, il 12 gennaio scorso hanno rispettivamente prodotto e pubblicato i dati dell’edilizia scolastica riguardanti l’anno scolastico 2020/2021.
I nuovi dati per l'anno scolastico 2020/2021
La prima modifica che balza all’occhio, rispetto agli anni scorsi, è la pulizia e la coerenza nella pubblicazione. Nel portale unico dei dati della scuola sono stati rilasciati tutti i dataset divisi per categorie, ripensate e riorganizzate rispetto a quelle diramate negli anni scorsi. Un’attenzione, quella da parte del Ministero, che permette una più rapida e chiara consultazione. Entrando nel dettaglio però, vediamo come per l’anno scolastico 2020/2021 gli edifici scolastici siano stati 60.906 e ognuno di loro è riportato in ogni dataset con il suo rispettivo codice edificio. Ogni scuola chiaramente può avere al suo interno più edifici, quindi estrapolando i dati unici dei Codici scuola vediamo come quelle attive nel 2020/2021 erano 48.959. Veniamo però ora all’aspetto più interessante di questa nuova pubblicazione.
Già dal portale unico si nota come le cose siano cambiate rispetto agli anni scorsi. I dataset non sono più riuniti con quelli precedenti, ma hanno una nuova struttura, che non diverge molto ma che è più chiara e completa. Un esempio tra i tanti è quello notato all’interno della categoria trasporti. Durante la nostra analisi avevamo messo in luce come il dato sulle piste ciclabili fosse inserito dagli Enti locali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico nell’anagrafe regionale edilizia scolastica, ma poi di fatto fosse svanito nella pubblicazione stessa dei dati. Dal 12 gennaio possiamo sapere quante e quali scuole sono raggiunte dalle piste ciclabili. Per essere puntigliosi poi, si vede come questo dato non sia definito per ben 43.144 edifici scolastici, ma almeno possiamo sapere che gli edifici scolastici italiani raggiunti da piste ciclabili sono 3.417 su 60.906. Vista così la situazione sembra sconfortante, ma crediamo che questo dato possa non essere del tutto veritiero in quanto quasi il 71% non è definito.
In generale vediamo come lo scorso anno scolastico gli edifici fossero più raggiungibili rispetto al 2018/19. Lo si nota rispetto sia alla raggiungibilità con i mezzi privati, che è passata dall’82% all’86%, sia per quanto riguarda la presenza dello scuolabus che ora raggiunge il 67% degli edifici scolastici contro il 64% dell’anno scolastico 2018/2019, sia per quanto riguarda la raggiungibilità con i trasporti pubblici urbani che è cresciuta di un punto percentuale.
Nonostante i dati mettano in luce come negli ultimi anni ci sia stato un miglioramento per quanto riguarda la raggiungibilità delle nostre scuole, bisogna segnalare che 196 edifici diversi non hanno un dato in merito. Ci sono ancora scuole quindi che non compilano nel modo corretto l’anagrafe edilizia scolastica. Per correttezza rendiamo disponibile l’estratto del csv riguardante solamente questi edifici scolastici, molti dei quali presentano anche in molti altri indicatori la dicitura “non definito”.
L’annosa questione dei certificati prevenzione incendi
C’è poi il grande tema dei certificati antincendio. Nella nostra inchiesta avevamo scoperto come fossero 35.981 su 58.598 gli edifici scolastici privi del CPI, cioè del certificato prevenzione incendi. Un dato sicuramente preoccupante che però, a ben vedere, nascondeva anche dell’altro. La legge che regola la presentazione del CPI si chiama “Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica” è del 1992.
Ma quindi, se la legge ha 30 anni, com’è possibile che 35.981 edifici scolastici su 58.598 siano privi del certificato di prevenzione incendi?
Come scrivevamo ad agosto “è possibile per diversi motivi. Sappiamo che la presentazione della SCIA, o poi la relativa attestazione di rinnovo periodico di conformità antincendio (da richiedere ogni cinque anni), è obbligatoria solo per tutte le “scuole di ogni ordine, grado e tipo, collegi, accademie con oltre 100 persone presenti. Asili nido con oltre 30 persone presenti”. Ciò significava che i 5.635 edifici scolastici che avevano dichiarato di non avere l’obbligatorietà della presentazione del CPI, a ragion di logica sarebbero dovuti essere quelli con meno di 100 persone al loro interno. C’erano poi 2.523 edifici che non avevano riportato nulla nella richiesta del CPI, e di questi non è dato a sapersi se avevano l’obbligo o no. Quindi o l’edificio scolastico aveva al suo interno meno di 100 persone, oppure si sarebbe potuto dire che non era a norma. Il condizionale però è d’obbligo perché da quando è uscita la norma, quindi stiamo parlando del 1992, ci sono state proroghe su proroghe che hanno di fatto permesso alle scuole di avere ancora tempo fino al 31 dicembre 2022 per adeguarsi. Questo è l’ultimo anno a disposizione, ma abbiamo capito che riconoscere a quali edifici spetta la presentazione del CPI leggendo i dati rilasciati dal Ministero non era così semplice.
Con stupore ma soddisfazione bisogna notare che da quest’anno la pubblicazione del dataset riguardante la sicurezza degli edifici è molto più chiara. Si è passati dalla divisione in due colonne con dicitura "CertificatoPrevenzioneIncendiCPI" e "NullaOstaProvvisorioPrevenzioneIncendiNOP", alle più chiare tre colonne. La prima di queste è la “CertificatoPrevenzioneIncendi” che monitora se la scuola, o meglio l’edificio scolastico, è provvisto di CPI, la seconda ci dice se per l'edificio è stata presentata la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) finalizzata ai controlli di prevenzione incendi, mentre la terza, denominata “AttestazioneRinnovoPeriodicoConformitaAntincendio” indica se per l'edificio è stata presentata l'attestazione finalizzata al rinnovo periodico della conformità antincendio.
In questo modo quindi, finalmente possiamo sapere quali sono le scuole che non presentano il rinnovo obbligatorio (ma fino al 31 dicembre 2022 l’obbligo è prorogato) da richiedere ogni cinque anni, quali non hanno nemmeno mai presentato la SCIA di inizio attività. Ora sappiamo quindi che 21.331 edifici hanno il CPI, con un incremento di 6.872 rispetto all’anno scolastico 2018/2019, 32.813 non ce l’hanno mentre 6.444 non è definito.
Lo sforzo profuso dal DGEFID nel produrre un dataset più chiaro rispetto alle certificazioni e documenti relativi alla sicurezza è sicuramente lodevole, ma se si analizzano poi i dati inseriti vediamo che un po’ troppi edifici hanno compilato la scheda lasciando lo spezio della SCIA antincendio o dell’attestazione del rinnovo periodico “non definito”. Nel primo caso sono 4.687 gli edifici che hanno presentato la SCIA, 15.265 che non l’hanno fatto e 40.747 di cui non è definito. Numeri similari li ritroviamo anche per quanto riguarda la presentazione del rinnovo periodico della conformità antincendio, cioè quell’attestazione che riguarda ogni tipo di attività e dev’essere presentata ogni cinque anni. Anche in questo caso i “non definito" sono 40.746, i “no” 16.211 mentre gli edifici per i quali è stata presentata quest’attestazione sono 3.864.
Ci sono poi 9.378 edifici scolastici che non hanno presentato la SCIA, non hanno il rinnovo periodico ma non hanno nemmeno il Certificato prevenzione incendi. Per questo caso particolare rendiamo disponibile a questo link il dataset che racchiude tutti questi edifici.
Sempre riguardo la sicurezza, l’ultima colonna dei dati ministeriali riporta un cambiamento di dicitura. Fino all’anno scolastico 2018/2019 infatti, c’era scritto “piano Emergenza”, mentre dai dati dell’ultimo anno scolastico è stata sostituita con una più chiaro “Piano evacuazione”. I dati tra i due anni diversi non differiscono di molto. Sono 47.880 gli edifici scolastici con il piano evacuazione nel 2020/21, mentre erano 46.789 quelli che nel 2018/19 avevano il piano di emergenza.
9.533 poi non hanno un piano di evacuazione mentre il parametro non è definito per 3.489. Anche in questo caso la dicitura “non definito” è una novità. Negli anni scorsi infatti erano presenti due diverse alternative: “non richiesto” e “-”, che presumibilmente si riferiva alla mancanza del dato.
Insomma, in conclusione, nonostante manchino completamente i dati dell’anno scolastico 2019/2020, possiamo dire che finalmente dal Ministero c’è stato un vero e puntiglioso controllo dei dataset e non solamente un’aggregazione ed una pubblicazione quasi come se fossero dati grezzi.
L’attenzione ha fatto in modo di creare dei dataset più uniformi, anche se è inevitabile dover segnalare che forse un controllo sarebbe opportuno effettuarlo anche nella sostanza e non solo nella forma del dataset stesso. Chiaramente non è la direzione ministeriale ad inserire i dati e quindi quando ci solo dei capi ad inserimento libero e non binario diventa più complesso anche burocraticamente poter intervenire. Stona però ancora molto veder alcune diciture come “palestra handicap nell’interrato”, scritto nella colonna “altri accorgimenti” (anche qui la colonna è stata modificata dal Ministero in quanto era denominata “altri accorgimenti disabili”) dall’istituto professionale per i servizi commerciali e turistici Paolini di Cassiano da Imola. Finalmente però questi casi si possono contare sulle dita di una mano ed il linguaggio, anche da parte del ministero è decisamente più attento rispetto alle diciture viste negli scorsi dataset.
Un’ulteriore attenzione poi è stata data alla colonna che un tempo inseriva gli “altri accorgimenti riduzione consumi energetici”, al cui interno c’erano dei grossolani errori. Nei dati 2020/2021 questa colonna non è stata inserita ed in generale le colonne a scrittura libera sono state ridotte al minimo necessario. Non possiamo certo essere sicuri sia stata la nostra analisi a far migliorare le cose, quello che è certo però è che le problematiche più rilevanti che avevamo messo in luce sono state quasi tutte corrette e sistemate. Un piccolo passo in avanti che però permette così un monitoraggio civico più semplice e, per quanto riguarda l’accessibilità, un linguaggio più corretto e meno offensivo.