SOCIETÀ
Germania: pagati per studiare

Germania, centro di apprendistato. Foto: Rainer Unkel/REA/contrasto
"Vogliamo che giovani e giovani adulti, indipendentemente dalla loro famiglia d'origine, possano avere una formazione corrispondente alle loro inclinazioni e alle migliori opportunità per un impiego futuro": comincia così la pagina web che presenta il sistema delle borse di studio pubbliche tedesche, recentemente rinnovato e allargato nella sua copertura nonostante alcuni tagli. Il BAföG, questo l'acronimo con cui è universalmente conosciuto – letteralmente: legge federale per il sostegno alla formazione – è entrato in vigore nel 1971 e da allora è cresciuto diventando oggi un punto di riferimento stabile per generazioni di studenti tedeschi, tanto universitari che dei livelli avanzati della formazione professionale, nonostante tagli e limitazioni che hanno suscitato polemiche e proteste nell'ultimo periodo, e alcune criticità emerse negli anni. I numeri, anzitutto: 3.278.000.000 di euro erogati nell'anno 2012 per 979.000 studenti, con un importo medio per borsa di poco più di 400 euro al mese, non sempre lungo l'intero arco dell'anno. È coperto per il 65% dallo Stato, e per il restante dai Länder. Contrariamente alla disciplina degli studi, di competenza delle regioni, la normativa del BAföG è stabilita a livello federale, a garanzia di uniformità di trattamento e pari opportunità su tutto il territorio nazionale.
Non è un sistema meritocratico: gli studenti hanno diritto a fruirne sulla base del bisogno, considerando il reddito di famiglia, quello individuale e quello del partner, se presente. L'ammontare viene erogato direttamente come "stipendio" mensile parametrato alle condizioni economiche di partenza e al fabbisogno stimato per le diverse città e corsi di studio, con tabelle continuamente aggiornate che tengono conto di testi di studio, strumentazioni, costo della casa e dei trasporti, ma anche di eventuali figli o di disabilità. Può essere richiesto non solo per gli studi universitari ma anche per la formazione continua e lo studio nelle università di scienze applicate, le Technische Hochschulen – che in Germania, in un sistema che suddivide i canali fra studio generale e professionalizzante, fanno parte della formazione professionale. Ed è a disposizione anche di studenti comunitari, regolarmente iscritti e residenti in Germania e con un contratto di lavoro, e dei rifugiati. Oggi copre anche le spese per programmi di studio all'estero. Il limite di età è, nella grande maggioranza dei casi, sui 30 anni.
L'importo massimo erogabile – uno studente a basso reddito, con un corso di studi oneroso e che vive lontano dai genitori – è attualmente di poco superiore ai 650 euro mensili, cui vanno aggiunte svariate agevolazioni per trasporti, utenze e materiali di studio. In caso di figli, si aggiungono ulteriori contributi. L'assegnazione del BAföG prevede l'obbligo tassativo di svolgere con regolarità il corso scelto: cala drasticamente in caso di ritardo, fino all'obbligo di restituzione nei casi più gravi. A tutti gli effetti, costituisce un "contratto" fra lo studente e la collettività che, per mano dello stato, lo sostiene.
L'importo, la cui entità è stabilita di anno in anno, è erogato per metà come borsa di studio a fondo perduto e per il resto come prestito a tasso zero. Questa seconda parte, il 50% del totale, va restituita a partire dal quinto anno dopo la conclusione del corso di studi, quando si suppone che lo studente abbia trovato un lavoro stabile. In nessun caso però la somma totale dovuta, corrisposta a rate di bassa entità (anche qui con parametri che tengono conto delle diverse situazioni, dai familiari a carico alla perdita del lavoro) può superare i 10.000 euro, qualunque sia l'ammontare complessivo ricevuto. Anche se ci sono casi – corsi di studi lunghi (medicina, ingegneria..), con specializzazioni o dottorati, fatti da studenti con il diritto a un contributo vicino ai massimi – in cui il BAföG percepito può risultare decisamente superiore. Le somme devono essere restituite entro 20 anni e fino ad oggi mediamente, rispetto al dovuto, sono rientrate al 70%, con un 30% circa di esenzioni o mancati pagamenti per cause di forza maggiore.
Un cattivo affare, dunque? Non secondo il ministero competente: un investimento sul futuro, piuttosto, che si ripagherà in molti modi grazie alla formazione che rende possibile, al di là del ritorno delle somme direttamente erogate. Anzitutto con le capacità che il Paese guadagna, poi con le tasse più alte che i cittadini un domani, con migliori posti di lavoro, potranno pagare. Le competenze, anche se i guardiani della parità di bilancio a volte storcono il naso, sono un bene di tutti: basta considerare le cose su un arco temporale (un po') più lungo.
Michele Ravagnolo