SOCIETÀ

Per il pianeta, oltre le aule universitarie

Su Il Bo Live ospitiamo una riflessione di Gruppo Lataste, nato nel 2023, all’interno dell’Università di Padova, da un’idea di un nucleo di studentesse e studenti di Scienze naturali e Biologia, con il supporto di docenti e ricercatori dell’ateneo. È il primo gruppo al di fuori degli Stati Uniti accolto nel Climate Toolkit Youth Network, rete internazionale per il clima e la giustizia ambientale: a ottobre scorso hanno partecipato a un webinar internazionale per riassumere due anni di lavoro svolto, con seminari ed escursioni in natura aperte a studenti e cittadini, e per anticipare nuovi progetti locali e concreti di sensibilizzazione: dalla riduzione del consumo di alcuni prodotti di origine animale nelle mense universitarie, a favore di alternative più sostenibili, a una rinnovata consapevolezza rispetto alla relazione tra esseri umani e fauna selvatica. I giovani di Lataste stanno partecipando alla COP30, in qualità di osservatori, grazie a un biglietto virtuale offerto dal Phipps Conservatory and Botanical Gardens.


Negli ultimi anni, un senso di colpa intergenerazionale ha pervaso i giovani scienziati e il sentirsi irrimediabilmente parte e causa del deterioramento della salute del pianeta è stata la spinta decisiva per sensibilizzare le persone e movimentare gli animi verso un’attivazione urgente al cambiamento. Sicuramente le responsabilità e le decisioni ultime ricadono sui grandi del mondo, prevalentemente politici, dirigenti, capi di governo: questi ultimi possono decidere di seguire la via delle grandi scoperte scientifiche, attuando vere politiche di cambiamento, oppure scegliere strade opposte. Ma è davvero tutto solo nelle mani dei giganti o ci sono valide alternative che mirano, o tentano per lo meno, l’attivazione dal basso? 

Gli scienziati-attivisti, fino a poco tempo considerati rari, negli ultimi anni sono andati incontro a quella che in gergo scientifico si chiama radiazione evolutiva, aumentando in numero. Questa crescita avviene prevalentemente all’interno di contesti universitari sempre più propensi alla divulgazione e all’attivismo, oltre che alla vita di gruppo. Un terreno fertile composto da spazi di condivisione che rende l’atto di incontrarsi, scambiarsi idee e organizzarsi più semplice ed efficace. In questo modo. Il desiderio di azioni concrete e di maggiore sensibilizzazione nasce da una sorta di auto-educazione e dalla consapevolezza di appartenere a un ecosistema complesso e interconnesso.

Studentesse, studenti e attivismo ambientale 

Avviene così che piccoli gruppi studenteschi possano crescere, unendo la passione per la scienza con la missione dell’attivismo ambientale, anche fuori dalle aule. Ed ecco che il binomio “scienziato-attivista” permette ai giovani di muoversi più facilmente nella intricata giungla della ricerca tout-court e della sua fruizione e condivisione. Non si parla semplicemente di idee o parole effimere ma di proposte concrete: da una passeggiata per i parchi della propria città universitaria alla scoperta delle specie arboree presenti o da un aperitivo a tema naturalistico. Si può optare per la cosiddetta didattica peer to peer in cui i colleghi più esperti tengono lezioni più informali, per esempio, sulle specie ornitologiche che abitano l’ambiente urbano. Con la giusta dose di motivazione si può arrivare a prendere parte a eventi di respiro internazionale, in cui l’attivismo non si limita al proprio quartiere universitario. Non sono storie utopiche e distanti da noi, ma racconti di ordinaria esperienza, basta crederci e osare abbastanza. Idea comune è che i sognatori siano costantemente con la testa tra le nuvole, ma chi mai potrebbe essere più visionario di uno scienziato? D’altronde in tutti i campi della conoscenza, il sapere progredisce grazie a continui esperimenti e tentativi, nasce da idee spesso folli e azzardate. Quando Gandhi, padre dell’attivismo non violento, diceva “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”, l’intento era spronare a dare ascolto al proprio sé, ai propri sogni e attivarsi affinché la realtà non rimanga un desiderio, ma si trasformi in un atto quotidiano. 

Opinione diffusa è che i tentativi di sensibilizzare sulle tematiche ambientali da parte degli attivisti durante questi anni di lotta non abbiano ancora portato a cambiamenti significativi e tangibili all’interno della società a livello globale. Effettivamente, non si può di certo affermare di aver posto rimedio al cambiamento climatico o di aver ripristinato il delicato equilibrio ecosistemico mondiale. Anche il connubio sostenibile tra produttività e decrescita felice, tanto decantata dal filosofo francese Latouche, sembra ancora un miraggio. Tuttavia, sarebbe allo stesso tempo sbagliato sostenere che tutto ciò sia stato vano: tanto è vero che la maggior parte dei cittadini è ormai conscia dell'importanza e dell’urgenza di adottare profondi cambiamenti nel proprio stile di vita, in relazione alla crisi climatica. Il merito di una così vasta presa di coscienza è facilmente riconducibile al lavoro dell’attivismo ambientale, che necessita di essere costantemente alimentato da giovani menti con idee fresche e con proposte e soluzioni pragmatiche, oltre che rivoluzionarie.

Una trasformazione globale, una scintilla locale

Gruppi e associazioni studentesche sono la nicchia ecologica perfetta per permettere a scienziati-attivisti di crescere. Questi gruppi che si occupano di espandere i canali della divulgazione scientifica, hanno il dovere di portare alla luce queste tematiche ambientali così urgenti, anche con l’aiuto dei social. La loro risonanza inoltre, non dovrebbe limitarsi alla sola cerchia di colleghi universitari, ma anzi riecheggiare attraverso le città che abitano. Così facendo, si potrebbero addirittura attirare gli sguardi curiosi dei cittadini più riservati, stimolare in loro le giuste domande e mettersi a disposizione per provare a dare delle risposte o ancora, instillare la motivazione per trovare insieme delle soluzioni ai problemi. Del resto, chi lo ha detto che bisogna per forza essere degli esperti del settore per permettere il cambiamento? Scienza e attivismo agli occhi dell’opinione pubblica appaiono spesso realtà distinte: la prima è solitamente relegata ai laboratori, alla ricerca; il secondo, invece, è più comunemente associato alla strada e ai megafoni. Entrambi hanno un passato piuttosto antitetico fra loro, tuttavia, a partire dagli anni Settanta, stanno collaborando per trovare un punto di incontro in nome della salvaguardia del pianeta. 

La forza di questi gruppi sta proprio nella loro capacità di essere intersezionali. Le nuove generazioni comprendono molto bene quanto sia importante considerare non solo il problema della crisi climatica in sé, ma tutto il contesto in cui è inserita. La scienza coniugata all’attivismo rischia in misura minore di piegarsi a logiche di profitto e sfruttamento delle risorse e, al contrario, si può concentrare per diffondere il sapere trasversalmente. Questo avviene tra gli studenti e i cittadini, dalle rigorose aule universitarie a quelle più allegre dei bar, parte dai piccoli gruppi studenteschi localmente circoscritti e raggiunge le istituzioni internazionali. 

Non è raro che progetti di cambiamento climatico nascano da una piccola idea nata e messa in atto con tenacia da giovani motivati e intraprendenti. L'attivismo giovanile dimostra che il futuro si costruisce a partire dal basso, un passo alla volta, coltivando piccoli semi di speranza, ma con l’obiettivo di far crescere vere e proprie foreste di azione concreta. Questa è la rivoluzione: una trasformazione globale innescata da una scintilla locale.

Quanto conta esserci: dal Climate Toolkit a COP30 

La partecipazione a eventi come la COP30, seppur in veste di ascoltatori/osservatori, è fondamentale. In un contesto di negoziati, dibattiti e decisioni prese da governi e istituzioni, la presenza di piccoli gruppi studenteschi e di un attivismo ambientale dal basso assume un valore determinante. Queste opportunità sono rese possibili anche grazie a co-partecipazioni a progetti internazionali come il Climate Toolkit Youth Network: Lataste è il primo gruppo studentesco al di fuori degli USA a entrare a far parte di un progetto che permette a giovani impegnati nell’attivismo ambientale di creare rete, spazi di condivisione e confronto su visioni, necessità e azioni concrete per la salvaguardia del pianeta, partendo da una riflessione costante e attenta sui temi più urgenti di mobilitazione e impegno. 

Una piccola realtà come quella di Lataste ha riscosso successo all’interno del Climate Toolkit destando curiosità e aumentando le possibilità di contaminazione e dialogo. Questa collaborazione ha dato i primi frutti e ai giovani Lataste è stata offerta l’opportunità di partecipare virtualmente all’ascolto di COP30: la comunicazione in quest’ambito sta cominciando ad assumere una struttura sempre più trasversale tra le parti coinvolte, l’impegno attivo per il pianeta non è nelle mani di pochi ma è diritto e responsabilità di tutte e tutti.

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