SCIENZA E RICERCA

Squali e razze in declino a livello globale: come proteggerli?

Uno studio su Nature e una lettera pubblicata recentemente su Science hanno recentemente riportato l'attenzione sul rischio di estinzione di squali e razze. La pesca eccessiva è la causa principale della defaunazione marina, ma il declino e l'aumento dei rischi di estinzione delle singole specie sono difficili da misurare. Dal 1970, l'abbondanza globale di squali oceanici e razze è diminuita del 71% a causa di un aumento di 18 volte della pressione di pesca. Tre quarti delle specie che compongono questo insieme funzionalmente importante è minacciata di estinzione. Abbiamo chiesto ai biologi marini Carlotta Mazzoldi e Matteo Barbato del dipartimento di Biologia dell'Università di Padova di fare il punto sulla situazione, analizzando i rischi e le azioni di tutela messe in campo, per esempio, dal Tracking Sharks for Conservation, progetto nato per monitorare le variazioni nel tempo della presenza e dell’abbondanza degli squali nel Mediterraneo, studiare gli spostamenti che compiono durante le diverse fasi del loro ciclo di vita e individuarne aree di riproduzione, accrescimento o alimentazione.

Montaggio: Elisa Speronello

"L'articolo di Nature ha preso in considerazione le specie di squali e razze oceaniche, che vivono nell'Atlantico o nel Pacifico e che compiono spesso anche lunghi spostamenti, evidenziando come negli ultimi 50 anni queste specie siano diminuite del 70% circa - spiega Carlotta Mazzoldi -. Questa non è una novità, siamo di fronte a dati emersi da diversi studi di ricercatori che hanno più volte messo in evidenza come squali e razze siano in declino in tutto il mondo: non solo le grandi specie oceaniche, ma anche quelle costiere e di piccole dimensioni". 

La causa principale di questo declino è la pesca eccessiva e quindi assai pericolosa "per queste specie di grandi dimensioni, particolarmente longeve, che raggiungono la maturità sessuale e quindi iniziano a riprodursi a tarda età e dimensioni elevate. Questo significa che possono essere facilmente pescate prima di contribuire alla produzione di una popolazione. E ancora, per quanto riguarda la riproduzione, molte specie sono vivipare, con lunghi periodi di gestazione, e quindi le femmine gravide possono essere facilmente pescate. Dall'altra parte, specie che depongono le uova possono deporle in habitat sensibili, vulnerabili, o in aree di pesca a strascico, quindi anche in questo caso possono essere rimosse". E Mazzoldi continua: "Anche i movimenti sono spesso particolari: molte specie sono migratorie, significa che attraversano le acque territoriali di diverse nazioni e alla fine neppure sappiamo quante ne vengono realmente pescate. La pesca di queste specie può essere mirata, per quanto riguarda parti come le pinne degli squali (la pesca per il finning è stata bandita dall'Unione europea, ndr) o le arcate branchiali delle mante, o accidentale, e questo significa che spesso vengono pescate da pescherecci che hanno come bersaglio specie di maggiore valore commerciale [...] Poiché squali e razze sono spesso predatori apicali negli ecosistemi, il loro marcatissimo declino porta con sé una serie di conseguenze lungo la rete trofica e ne può minare l'integrità, influenzando anche la funzionalità degli ecostistemi". 

Questo succede a livello globale, ma la situazione nel mar Mediterraneo non è diversa: "I predatori apicali sono diminuiti anche del 90% in alcuni casi e da un punto di vista generale molte specie hanno mostrato un declino, tanto che l'Unione internazionale per la conservazione della natura ha stimato che più della metà delle specie di squali e razze del Mediterraneo siano a diverso grado minacciate di estinzione o vulnerabili".

[ITA] Nel Mar Adriatico sono presenti 28 specie di squali, 18 delle quali nell'Adriatico Settentrionale. Al giorno d'...

Pubblicato da Tracking Sharks For Conservation su Mercoledì 20 gennaio 2021

Matteo Barbato, dottorando e membro attivo del progetto Tracking sharks for conservation, riflette sulle azioni di tutela e conservazione di queste specie a rischio: "Da diversi anni siamo a conoscenza del declino di squali e razze, eppure quello che ad oggi si è fatto in termini di tutela è ancora troppo poco: questo perché la situazione relativa alla pesca è complessa, la soluzione che prevede la chiusura totale di quest'ultima è la più veloce ma ci sono ancora molti fattori non chiari, è importante domandarsi quale sia la sopravvivenza post cattura e permettere per esempio il rilascio di squali e razze giovani che non si sono ancora riprodotti. Un'altra soluzione efficace è legata all'introduzione di nuovi attrezzi, a minore impatto, per ridurre le catture accidentali di queste specie. Qualcosa si sta muovendo con progetti finanziati dall'Unione europea. Nel contesto del Mediterraneo ci sono diverse difficoltà: una è relativa all'eterogeneità delle tecniche di pesca e un'altra è relativa al numero delle nazioni che condividono le stesse risorse ittiche. Vanno incrementate le misure di conservazione e gestione: quando sono state messe in atto misure efficaci in tal senso, si è notata la ripresa delle popolazioni, è successo con lo squalo bianco in Nuova Zelanda o con alcune specie di squalo oceanico pelagico, come i carcarinidi, grazie all'implementazione di alcune aree protette. Senza dubbio è di fondamentale importanza il coinvolgimento di tutte le parti interessante e della ricerca scientifica".

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