CULTURA

Una storia di coraggio e libertà: tra le carte e nel cuore di Matteotti

Il 10 giugno 1924, nel quartiere Flaminio, a Roma, Giacomo Matteotti (1885-1924) esce di casa per recarsi alla Biblioteca della Camera dei deputati. Intorno alle 16.30, sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, viene rapito e infine assassinato da un gruppo di ex-arditi di guerra. Gli aggressori sono i membri della cosiddetta Ceka, agli ordini di Cesare Rossi, capo dell’ufficio stampa di Benito Mussolini, e di Giovanni Marinelli, segretario amministrativo del partito fascista: si chiamano Amerigo Dumini, Augusto Malacria, Amleto Poveromo, Giuseppe Viola e Albino Volpi (di Filippo Panzeri e Aldo Putato, quasi certamente presenti sul luogo del sequestro, non verranno accertate le responsabilità; inoltre, con funzioni di basista, vi era l’austriaco Otto Thierschald). Pochi giorni prima, il 30 maggio, alla Camera, come segretario del Partito socialista unitario, Matteotti aveva pronunciato un celebre e durissimo discorso in cui contestava la validità delle elezioni del 6 aprile, imputando ai fascisti violenze e brogli elettorali e rivolgendosi, infine, con lucida consapevolezza, ai suoi colleghi di partito: "Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me". Il 16 agosto 1924, a distanza di circa due mesi dall'aggressione, il cadavere di Matteotti viene ritrovato nel bosco della Quartarella dal brigadiere dei carabinieri in licenza Ovidio Caratelli e dalla sua cagnetta Trapani.

Questa storia non deve essere dimenticata - neppure, anzi, soprattutto oggi -, a cento anni di distanza. Giacomo Matteotti deve essere ricordato come un uomo libero, coraggioso, onesto, capace di opporsi sempre con forza e senza paura alle ingiustizie e alla violenza. Presenza concreta e attiva tra la gente, nei luoghi, nelle relazioni e nella battaglie per sostenere gli ultimi, oltre la figura di martire e politico, resta oggi un esempio di umanità, rettitudine morale, impegno sociale, antifascismo.

Servizio di Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

A Palazzo Roncale, a Rovigo, negli spazi ora dedicati alla mostra Giacomo Matteotti. Una Storia di tutti, abbiamo incontrato e intervistato Maria Volpato, direttrice dell’Archivio di Stato di Rovigo, che a questa esposizione ha contribuito in maniera determinante, fornendo documenti che permettono di approfondire la storia privata e pubblica di Matteotti.

"Giacomo Matteotti si iscrive al partito socialista appena adolescente e subito inizia a osservare la realtà che lo circonda, non può ignorare la condizione di povertà del Polesine e se ne fa carico. Capisce che la via da percorrere è quella della denuncia, a costo della vita, per poter cambiare davvero le cose. Matteotti da solo fece più di tanti uomini”, spiega Volpato. “Senza temere lo scontro, arrivò anche a dissociarsi dal suo partito, perché fu sempre contrario alla guerra, da lui considerata una inutile barbarie (per il partito socialista, invece, la posizione era "né sabotare né aderire"). Niente di più lungimirante, considerando gli esiti della Prima guerra mondiale. Diceva ciò che pensava con determinazione, mai con violenza, snocciolando dati e fatti. Il suo motto era foris pugnae, intus timores, da San Paolo: fuori le battaglie, dentro i timori. Un vero uomo che, in questo centenario, possiamo abbracciare e rendere ancora più nostro".

In occasione del centenario della morte di Matteotti, "l’Archivio di Stato di Rovigo, ufficio periferico della Direzione generale archivi - Ministero della cultura, ha riordinato e restaurato le fonti archivistiche da esporre nella mostra al Roncale. Sbagliando, si fa riferimento a un Fondo Matteotti che, in realtà, non esiste: in archivio esistono, invece, documenti provenienti da fondi diversi, dal casellario politico provinciale della questura, che conserva la scheda anagrafica ora esposta in mostra, dal tribunale di Rovigo, con le famose sentenze penali, e ancora la pretura con la sentenza dall’accusa di disfattismo emanata dal pretore. Ci sono poi documenti tratti dai fondi del comune soppresso di Boara Polesine e dal fondo della provincia di Rovigo. A questi si aggiungono documenti del Fondo Adolfo Rossi, giornalista che da Lendinara arrivó a New York e lì scrisse principalmente articoli dedicati alla migrazione dei polesani nelle Americhe".

Oltre al riordino e alla schedatura analitica di questi documenti, "verrà prodotto un inventario completo con l’intento di arrivare a una guida tematica ai fondi utile a utenti, studenti e ricercatori, che conterrà tutti i documenti relativi a Matteotti sul territorio per i quali è prevista una digitalizzazione. Le carte sono fragili, tendono a ossidarsi e sono state conservate male: la digitalizzazione permetterà di non maneggiarli più, preservando gli originali".

In mostra le carte del fondo del Liceo Statale Celio Roccati di Rovigo con i voti alti ottenuti dallo studente Matteotti, per il quale lo studio rappresentava la chiave per conoscere il mondo, in particolare il registro dell'anno scolastico 1897-1898, in cui Giacomo risulta iscritto alla classe III ginnasiale con una media del 8/9 in tutte le materie e addirittura 10 in francese. Anni dopo, ecco il biglietto autografo dell'11 settembre 1914 in cui Matteotti rinuncia alla carica di neo eletto sindaco di Boara Polesine: "Per l'impossibilità di attendere all'alta carica con quella assiduità che solo chi abita nel proprio paese può dare [...] Vi assicuro fin d'ora il mio appoggio e la collaborazione più larga possibile. Perdonatemi". E la scheda, datata 31 maggio 1919, in cui vengono elencati i suoi tratti salienti, morali e fisici: la statura, metri 1,72, la corporatura snella, i capelli neri, la fronte alta, il naso lungo, gli occhi cerulei, il carattere vivace, la molta intelligenza, la professione di avvocato, non esercitata e un atteggiamento "sprezzante nei confronti di una autorità che, evidentemente, e sempre dimostrando coraggio, non considerava autorevole - commenta Volpato -. Ancora una volta, una grandissima lezione". 

L’8 giugno riapre anche la casa-museo di Fratta Polesine con un nuovo allestimento, a conclusione del restauro dell'edificio e di completo riallestimento del percorso museale. La riprogettazione porta la firma dello studio di architettura 120grammi, mentre il percorso narrativo è stato curato dallo studio di Luca Molinari, ordinario di Teoria e progettazione dell'Architettura alla Seconda università della Campania Luigi Vanvitelli, con la supervisione storica di Giampaolo Romanato, presidente del comitato scientifico della casa-museo, e della direttrice Maria Lodovica Mutterle. Il riallestimento interessa tutti gli spazi. Il percorso inizia dal grande giardino, luogo ora valorizzato, che offre al visitatore la possibilità di soffermarsi tra gli alberi a leggere libri e testi custoditi nella casa-museo, e prosegue all'interno dove, al piano terra, viene approfondita la storia personale, intellettuale e politica di Giacomo Matteotti e del Paese, tra fine Ottocento e gli anni Venti del Novecento, per continuare al primo piano con un racconto privato e familiare che attraversa le camere da letto, la biblioteca e lo spazio dedicato alla musica e racconta il rapporto con la moglie Velia Titta e i figli Giancarlo, Matteo e Isabella.

“Uno dei rimpianti legati alla figura di Matteotti è quello di non avere alcuna registrazione sonora dei suoi discorsi pubblici a causa della censura attivata dal fascismo”, spiega Molinari. “Nel nuovo allestimento abbiamo voluto riportare voci e suoni aumentare la qualità emotiva e conoscitiva dei visitatori. Ogni piano serberà in alcune stanze la sorpresa sonora che darà forma alle lettere private e ad alcuni scritti politici di Matteotti. La sequenza di voci culmina nel secondo piano dove, in tre stanze perimetrali, avremo degli specchi magici in cui alcuni protagonisti del nostro tempo raccontano dell'attualità di Matteotti e del suo pensiero". Tra le voci, la senatrice a vita Liliana Segre, protagonista di un video realizzato per l’occasione, e del presidente Sandro Pertini, con una riflessione tratta dalle Teche Rai. E ancora, la storica Michela Ponzani, con un contributo sull'importanza della verità documentari, Christian Raimo, che si concentrerà sulla memoria di Matteotti nelle scuole, lo storico Marco Mondini, che dedicherà una riflessione alla centralità del momento storico nel Novecento italiano e il giornalista Concetto Vecchio con un intervento sul valore della memoria dei luoghi abitati da Matteotti.


Iniziative per le scuole

Nell'ambito del centenario dell'omicidio di Giacomo Matteotti, si può visitare online la mostra virtuale Matteotti 100 (1924 – 2024). Cento anni di antifascismo e coraggio civile, a cura di INDIRE e Fondazione di Studi Storici Filippo Turati, nell’ambito del progetto La memoria della libertà, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali. Grazie alla collaborazione l’Archivio della Fondazione Turati, dove sono conservate le carte Matteotti donate dalla famiglia, ma anche dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico di Roma, dall’Archivio storico dell’Istituto Luce, dalla Fondazione Alinari per la Fotografia – FAF Toscana e dal portale Rai Cultura.

QUI Giacomo Matteotti raccontato ai più piccoli.

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