CULTURA

Teatri e persone: "Innamorarsi" del Civico di Schio

Un anno di teatri chiusi, molto tempo -certamente troppo- per progettare e riflettere su presente e futuro. Nel tentativo di immaginare la ripartenza, faticosa ma più che mai necessaria, torniamo a raccontare il teatro scegliendo un focus specifico: la relazione tra quest'ultimo e la comunità di spettatori, cittadini, artisti e operatori. 

Ci sono teatri capaci di legare le proprie radici e la tradizione alle buone pratiche di oggi: è il caso del Teatro Civico di Schio, fondato nel 1909 e protagonista di un intero secolo segnato da chiusura, restauri e riaperture. Per sessant'anni è rimasto chiuso per poi cambiare il proprio destino ed essere scelto, nel 2003, da Marco Paolini come set per i cinque indimenticabili monologhi di Report: U-238Cipolle e libertà, Trecentosessanta lire, Binario illegale, Bhopal 2 dic. ’84. Su stimolo dello stesso Paolini, autore di una lettera aperta rivolta agli scledensi, e dell'allora direttrice Annalisa Carrara, nel 2005 inizia un importante restauro conservativo - Lotto Zero - che porta alla riapertura del teatro nel 2014. Un restauro accurato e pensato, sin da subito, per mantenere il fascino di un teatro lasciato in uno stato di “abbandono poetico”: il regista Gabriele Vacis, membro della commissione tecnica dell'epoca, alla vigilia degli interventi dei primi anni Duemila, aveva lanciato una provocazione per preservare un vuoto suggestivo capace di suscitare meraviglia: “Lasciatelo così com’è [...] perché continui a vivere dentro al nostro tempo”. Oggi, complice la pausa forzata imposta dalla pandemia, il lavoro di restauro continua su un terzo lotto ed è mirato ad aumentare la capienza e il comfort del teatro stesso.

Credo che la conservazione del Teatro Civico nello stato più vicino a quello attuale offra al teatro italiano qualcosa di assolutamente unico con cui confrontarsi. Non è un capriccio non farlo “uguale” a mille altri per avere di nuovo un teatro importante Marco Paolini, dalla lettera aperta ai cittadini di Schio, 2003

Montaggio: Elisa Speronello

"Il teatro è prima di tutto un presidio culturale, un luogo di aggregazione dove possono incontrarsi diverse intelligenze e sensibilità. Attraverso il palcoscenico, che è lo specchio del nostro umano sentire, si può decifrare il presente - spiega Federico Corona -. Questo è un brutto periodo per i teatri e per chi i teatri li frequentava. Il nostro è un lavoro al servizio della comunità: quello che facciamo deve avere un ritorno e una ricaduta all'interno dei nostri territori ed è questo che manca ora. Vogliamo riprogettare il futuro perché serve una visione a lungo termine, oggi siamo costretti a ragionare di Dpcm in Dpcm".

Ogni individuo ha il diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e i suoi benefici. Articolo 27, Dichiarazione universale dei diritti umani

Il Civico di Schio vanta una lunga storia di dialogo intenso e fruttuoso con la propria comunità di cittadini, operatori e artisti. Abbiamo chiesto al direttore artistico Federico Corona e a Stefania Dal Cucco, responsabile dei progetti, di raccontare Lovers. Innamorarsi di un teatro, una iniziativa che ben definisce la relazione tra il teatro la comunità: dieci incontri online per 60 cittadini di ogni età, distribuiti per tutto il 2021, per immaginare e co-progettare un futuro di partecipazione. Il progetto ben si inserisce nella vocazione del Civico, che da sempre punta sul coinvolgimento dei cittadini, anche nella progettazione del teatro stesso: "Ai tempi di Lotto Zero, alla fine di ogni spettacolo il pubblico veniva interrogato con un questionario e ogni spettatore veniva invitato a condividere la propria visione in relazione al recupero del teatro stesso - spiega Stefania Dal Cucco - Lotto Zero è stato un passaggio molto importante che ha definito il senso di appartenenza. Oggi, con il teatro chiuso, è necessario riattivare la relazione con la comunità", iniziata quasi vent'anni fa, attraverso il confronto con facilitatori, coreografi, danzatori, attori, drammaturghi, psicoterapeuti, psicodrammatisti. 

"Il progetto Lovers è stato pensato per essere aperto a tutti - commenta Corona - l'obiettivo è quello di riuscire a pensare insieme a come questo luogo possa mettersi al servizio della comunità a seguito del periodo buio che stiamo vivendo". Ritornare ai luoghi della città dopo mesi di lontananza significa anche prendersene cura. "Possiamo ripartire ancora più uniti, rivolgendoci, insieme, al futuro. Questo è un teatro civico, quindi della cittadinanza: noi abbiamo le chiavi ma gli spazi sono a disposizione della comunità".

Lovers. Innamorarsi di un teatro si ispira ai principi della Carta di Roma 2020 che identifica la possibilità di prendere parte alla vita culturale come un diritto per le città e le comunità. Le parole chiave della Carta faranno da guida nella prima parte del percorso multidisciplinare: scoprire, creare, condividere, vivere e godere, prendersi cura (quest'ultimo punto incrocia il progetto Dance Well ricerca e movimento per il Parkinson). La seconda fase si svolgerà dopo la pausa estiva. Il primo incontro si terrà il 17 marzo, dalle 20.30 alle 22.30, sulla piattaforma Zoom. La partecipazione è gratuita, con iscrizione obbligatoria, fino all'esaurimento dei posti disponibili. Gli incontri si terranno online e quando sarà possibile in presenza. Per iscriversi è sufficiente inviare una mail a info@teatrocivicoschio.it con oggetto Lovers, raccontando perché si desidera partecipare. Qui il programma completo.

2005-2014: restauro del Teatro Civico di Schio

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