UNIVERSITÀ E SCUOLA

Università e donne: l’impegno irlandese per la parità di genere

L’Irlanda ha deciso di prendere seriamente (e legalmente) il problema della scarsa presenza di donne, in veste di docenti e ricercatrici, nelle università. E lo fa attraverso un piano triennale: Gender action plan 2018-2020 è un piano, fortemente voluto dal ministro dell’Istruzione superiore Mary Mitchell O’Connor, in cui sono elencati gli interventi e le azioni che le università irlandesi e gli istituti di ricerca hanno l’obbligo di seguire per raggiungere il gender balance in ambito accademico.

In termini numerici, il ministro auspica il raggiungimento o il superamento del 40% di docenti di genere femminile in ogni ateneo entro il 2024: negli scorsi anni la presenza è passata dal 18% nel 2013 al 24% nel 2017, con un incremento annuo tra l’1 e il 2%. Una crescita lenta rispetto alla media europea, che si aggira proprio intorno al 40%.

 

Dati provenienti da Eurostat. Ndr: i dati di Bulgaria, Cipro, Finlandia, Francia Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lichtenstein, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Serbia, Romania, Slovenia, Svezia, Svizzera, Macedonia, Turchia e Regno Unito si riferiscono all'anno 2016; i dati di Danimarca e Polonia al 2015 e i dati della Norvegia al 2014.

Nel novembre del 2017, il ministro irlandese ufficializza la nascita di una Gender equality taskforce allo scopo di monitorare e analizzare a livello nazionale la politica delle assunzioni e promozioni nelle università e nelle istituzioni accademiche, in un’ottica di progettazione di un piano triennale da attuare.

Che cosa prevede il Gender action plan? L’obiettivo principale è di accelerare il processo verso il gender balance, attraverso azioni concrete che si distribuiscono nel breve, medio e lungo termine. Il programma predispone delle “buone azioni” da mettere in pratica soprattutto nell’ambito delle assunzioni e nomine presidenziali; inoltre, viene richiesto agli atenei di compilare un report annuale sulla propria situazione. Il ministro Mitchell O’Connor ha dichiarato che il progetto si inserisce in un'ambizione più ampia, cioè quella di vedere l’Irlanda come leader a livello mondiale per la gender equality nel contesto dell’educazione terziaria. 

Oltre al piano, il governo irlandese ha annunciato ulteriori azioni per favorire questo cambiamento: in primis c’è la riduzione o l'aumento fino al 10% dei finanziamenti governativi in base all'efficenza in termini di gender equality delle università e degli istituti. Tuttavia, la discussione si è accesa ancora di più dopo l’annuncio della creazione di cattedre destinate solamente alle donne: un approccio innovativo a cui saranno destinati 6 milioni di euro in tre anni e da adottare, se avrà successo, anche ad altri settori della pubblica amministrazione. La legislazione irlandese permette, infatti, di costruire misure positive a favore di persone in svantaggio rispetto ad altre.

L’opinione pubblica e accademica si è divisa: da un lato troviamo chi è a favore dell’iniziativa, considerandola utile a combattere la disuguaglianza di genere; dall’altro c’è chi la osserva con perplessità dato che non favorisce una competizione equa e aperta e rappresenta una misura a breve termine per aumentare solamente il numero di professoresse. Secondo gli oppositori, la chiave per risolvere il problema è la promozione di una cultura accademica in cui uomini e donne sono sullo stesso piano.

“Stiamo vivendo un momento storico in cui le donne occupano un posto pubblico, - spiega la prorettrice alle Relazioni culturali, sociali e di genere Annalisa Oboe - è necessario dare uno sguardo oltre l’università, a cosa sta succedendo in giro per il mondo: i nuovi movimenti in Europa, in Polonia, in Argentina, il Me Too in America, le iniziative dell’Onu. Queste cose ci dicono che la presa di consapevolezza, dopo anni di così detta “morte del femminismo”, stia ritornano in modo molto diverso, più pragmatico”.

In Italia, il ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca ha emanato a maggio 2018 un documento in cui propone delle indicazioni per migliorare la questione della parità di genere in ambito accademico. In questo testo si pone l’attenzione non solo alle assunzioni di donne nei gruppi di ricerca e alla selezione di docenti di prima e seconda fascia ma anche all’importanza di un’ottica di genere nelle ricerche, soprattutto nelle discipline biomediche, tecnologiche, dell’informazione e della comunicazione. 

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