CULTURA

UniversoPoesia: lo sperimentalismo contemporaneo

Tu che ora sei nei pascoli celesti, nei pascoli terreni, nei pascoli marini.
Tu che sei tra i pascoli umani. Tu che vibri nell’aria.
Che avevo 13-14 anni quando ti vedevo che vedevi di perdere il tuo ruolo.
Che avevo 15 anni e mezzo, quando vedevo che tu vedevi i litri di vino e le bottiglie di cognac aumentare spaventosamente.

Dove sono le rime, gli endecasillabi, la forma composta della tradizione classica? Eros Alesi è un poeta di Ciampino, nato negli anni Cinquanta del secolo scorso e morto suicida a poco più di vent’anni. Giovane, dopo una vita trascorsa tra alcol e droga. Nelle sue righe si rivolge al padre, senza riferimenti apparenti nell’incedere dei pensieri. In realtà esiste un precedente, un testo dedicato alla madre, di Allen Ginsberg. Kaddish. Rispetto a un tempo i modelli cambiano. O sono del tutto assenti.

Quando si parla di poesia contemporanea, individuare un canone, delle filiere, una gerarchia è difficile. I poeti sono molti, scrivono tutto e il contrario di tutto. Si va dal rifiuto dei padri, dalle scritture sregolate e “selvagge” ai componimenti sovraccarichi di cultura e manieristici che recuperano la tradizione antica e novecentesca, sfigurandola con contenuti che classici non sono.

Dacia Maraini, Valerio Magrelli, Patrizia Valduga, Fabio Pusterla, Umberto Fiori, Mario Benedetti sono solo alcuni degli scrittori che popolano l’orizzonte poetico degli ultimi quarant’anni. Di questo periodo, di non facile interpretazione, abbiamo parlato con Andrea Afribo, docente del dipartimento di Studi linguistici e letterari dell’università di Padova.

Riprese e montaggio di Elisa Speronello

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