SOCIETÀ

Verso un’economia più circolare. Il potenziale di riciclaggio dei rifiuti nei paesi UE non è sfruttato appieno

Esiste un potenziale di riciclaggio significativo per quanto riguarda i rifiuti urbani, di costruzione, di demolizione ed elettronici nell’Unione Europea. Secondo quanto l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha scritto in un documento pubblicato di recente, però, questo potenziale non è al momento sfruttato appieno. Per questo, l’EEA ha proposto alcune nuove politiche da adottare per incrementare la raccolta differenziata e aumentare la quantità dei materiali riciclati. 

Secondo l’analisi dell’EEA, si potrebbe raddoppiare la quantità di rifiuti urbani ed elettronici che vengono riciclati e aumentare del 30% quella dei rifiuti di costruzione e demolizione

Le stime del potenziale non sfruttato ci dicono infatti che sarebbe possibile raccogliere in maniera differenziata 76 tonnellate in più di rifiuti di costruzione e demolizione, come il cemento, l’asfalto e rifiuti in muratura, 111 tonnellate in più di rifiuti urbani (rifiuti alimentari, plastica, tessuti e rifiuti di giardini), per i quali sarebbe possibile raggiungere tassi di raccolta separata per circa l’80% del loro totale, e 4 milioni di raccolta differenziata in più per quanto riguarda i rifiuti elettronici, che sono quelli per cui i tassi di riciclaggio sono più bassi, nonostante contengano risorse preziose da poter sfruttare, come metalli e altre materie prime. 

Perché, allora, questo non avviene ancora? Al momento, secondo le stime riportate nel documento, gli ostacoli che impediscono di sfruttare completamente il potenziale in questione, sono dovuti principalmente al basso prezzo di mercato delle materie prime vergini e alla difficoltà di riutilizzare alcuni prodotti di scarto, data la loro composizione spesso complessa, che richiede dei processi chimici di smistamento dei diversi materiali. 

Per superare questi ostacoli è necessaria una regolamentazione che richieda più attenzione e frequenza nelle pratiche di selezione e separazione dei materiali nella demolizione e nella loro raccolta differenziata, a cui affiancare delle misure che prevedano di rimuovere le sostanze pericolose dai prodotti, in fase di fabbricazione. In ogni caso, l’EEA precisa che molte di queste misure sono già state introdotte nei target per l’economia circolare che l’Unione Europe si è prefissa di raggiungere entro il 2035.

Le politiche dell’Unione Europea per l’economia circolare sono basate sull’obiettivo di aumentare costantemente il livello di riciclaggio di tutte queste tipologie di rifiuti rispetto alla quantità generata. Perché questo avvenga, è necessario che i materiali rimangano in circolo il più a lungo possibile, mantenendo un valore più alto possibile. 

Le ragioni per cui questo obiettivo non è sempre raggiunto, però, sono tecniche (nei flussi di rifiuti si trovano anche materiali non riciclabili), economiche (i costi della raccolta differenziata aumentano con l’aumentare dei materiali raccolti) e sociali (molto spesso i consumatori fanno fatica a capire come differenziare correttamente alcuni prodotti). 

La catena del valore di riciclaggio inizia, naturalmente, con la separazione dei materiali nei cassonetti per la raccolta differenziata, da parte dei consumatori. Dopo una fase di smistamento e compattazione, i materiali riciclabili vengono portati agli impianti di riciclaggio. 

Come viene precisato nel documento dell’EEA, però, la quantità di rifiuti che arriva realmente agli impianti di riciclaggio è inferiore a quella raccolta nei cassonetti. Questo succede perché i rifiuti possono essere contaminati (come quando, ad esempio, ci sono etichette di carta su contenitori di plastica) oppure perché sono composti di materiali misti (tipo il tetrapack) che necessitano di un ulteriore processo di separazione. 

Inoltre, i problemi nel riciclare le apparecchiature elettroniche sono maggiori, rispetto agli altri rifiuti, perché molti prodotti di scarto sono contaminati da sostanze pericolose e infiammabili, che potrebbero rivelarsi potenzialmente dannose per la salute, se fossero reintrodotte nell’economia. Per questo motivo, è particolarmente importante richiedere ai produttori una sostanziale riduzione delle componenti nocive nei dispositivi elettronici, oltre all’adozione di politiche che incentivino alla riparazione, piuttosto che alla sostituzione. 

Per quanto riguarda tutte le tipologie di rifiuti elencate finora, inoltre, la qualità di materiali che vengono riciclati è molto variabile, perciò non riesce a crearsi una domanda stabile di materiali riciclati da parte dei produttori. 

Infine, gli impianti che si occupano di eseguire processi di riciclaggio e trasformazione dei rifiuti sono pochi rispetto a quelli che sarebbero necessari, e quindi, spesso, non riescono a ospitare tutto il materiale che potrebbe essere riciclato, specialmente per quanto riguarda la plastica. 

Ecco perché, secondo l’analisi dell’EEA, è necessaria una normativa più efficace per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, che dovrebbe diventare obbligatoria, per i prodotti elettronici, la fabbricazione dei quali dovrebbe essere meglio regolamentata, in termini di responsabilità dei produttori, e per i rifiuti di costruzione, che dovrebbero essere separati e selezionati meglio in fase di demolizione. 

Oltre a questo, l’EEA suggerisce anche l’adozione di misure economiche che incentivino l’uso di materiali secondari e riciclabili e sfavoriscano quello di sostanze pericolose nei prodotti elettronici. Inoltre, una armonizzazione e una collaborazione tra impianti di riciclaggio di materiali diversi potrebbero portare a una più efficiente transizione verso un’economia più verde e circolare. 

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