SCIENZA E RICERCA
Vulcano Hunga-Tonga-Hunga-Ha'apa, l'esplosione vista dai sensori
Le immagini satellitari dell'eruzione del vulcano. Foto: Reuters
Il vulcano sottomarino Hunga-Tonga-Hunga-Ha'apa è esploso al mattino del 15 gennaio scorso in mezzo all’Oceano Pacifico alle ore 04:14:45 UTC, liberando un’energia pari a 1.000 bombe atomiche di Hiroshima (Sydney Morning Herald). Questa energia si è dispersa nell’ambiente, creando tsunami fino a oltre 10.000 km di distanza (link), innalzando le nubi vulcaniche fino a 30 Km di altezza (Ozone Mapping and Profiler Suite (OMPS) dati NASA) e facendo espandere la nube per 260 km, tanto da essere chiaramente visibile dai satelliti geostazionari. La violenta esplosione ha creato un’onda di pressione supersonica che ha cominciato a propagarsi in tutte le direzioni (video1 video2), ad una velocità di 340 m/sec, pari a circa 1.200 km/h. A 2.000 Km di distanza è stata sentita nettamente la deflagrazione, qui cosa è stato sentito a circa 750 km di distanza (audio/video).
Il vulcano si trovava a queste coordinate 20.536°S 175.382°W, mentre le stazioni meteorologiche del dipartimento di Fisica e Astronomia sono collocate a Padova (45.402°N 11.868°E) e all’Osservatorio Astrofisico di Asiago (45.866°N 11.526°E, 1004 m s.l.m.). Per posizione i nostri barometri sono quasi agli antipodi del vulcano, quindi hanno ricevuto l’onda di pressione due volte, quella proveniente dal lato nord e dal lato sud del vulcano. Nell’immagine è riportata la direzione di propagazione della congiungente più corta (proiezione di Mercatore), quella proveniente da nord del vulcano, che passa quasi dal polo nord, quindi arriva ai nostri rivelatori prima ad Asiago e poi a Padova. A velocità sonica di 1200 Km/h la distanza di circa 17.130 km dovrebbe essere percorsa in circa 14h, arrivando dalle nostre parti più o meno verso le 18:30 UTC, salvo considerare variazioni della velocità lungo il percorso. La direzione di arrivo è indicata dall’ingrandimento su Asiago; l’onda a questa distanza giunge quasi su un fronte piano, per l’onda la distanza Asiago-Padova è di circa 44 Km.
Per il secondo percorso, quello passante dal “Polo Sud”, la distanza è di circa 23.000 Km, con tempo di percorrenza di circa 19h, in questo caso arriva prima a Padova e poi ad Asiago.
Nel grafico delle variazioni barometriche registrate dalle centraline meteo del nostro Dipartimento, si nota che la prima onda di pressione è arrivata prima ad Asiago alle 19:53:42 UTC (15h 38m dopo l’esplosione) e dopo a Padova alle 19:56:36 UTC (15h 41m dopo l’esplosione), gli orologi sono sincronizzati allo stesso server di tempo. La seconda onda, quella proveniente da sud, è arrivata prima a Padova alle 1:10:38 (20h 55m dopo l’esplosione) e dopo ad Asiago alle 1:13:03 (20h 58m dopo l’esplosione).
Considerando le enormi distanze tra i due punti terrestri e l’ora di arrivo, risulta che la velocità di quest’onda è estremamente simile sia passando a nord che a sud, dell’ordine di 304-303 m/sec, circa 1.100 Km/h.
Non trovando ostacoli la prima onda ha continuato a viaggiare e ha percorso di nuovo tutto il giro del mondo, circa 40000 km. E’ tornata su Asiago a 51h 36m dall’esplosione, alle 7:51 UTC del 17/1/2022, con un intervallo tra le due onde di circa 36 ore. Il dato è compatibile con il tempo di percorrenza dell’intero globo che per una velocità di 304 m/s è 36h 30m. Il fenomeno è stato rilevato anche da altri osservatori meteorologici (link1 link2).
Senza dubbio abbiamo assistito ad un evento di energia impressionante, che ancora una volta ci fa riflettere sul reale posto che occupa l’uomo sulla Terra.