CULTURA

Rivoluzione Galileo

È un omaggio a più voci che attraversa i secoli ed esplora i territori della scienza e dell’arte per poter raccontare il genio che ridisegnò l’universo, il padre del metodo sperimentale. È un’occasione di dialogo tra Leonardo da Vinci e Pieter Paul Rubens, Guercino e Jules Verne, Georges Méliès, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Gaetano Previati, la Nasa e Trevor Paglen, riuniti per celebrare Galileo Galilei, protagonista assoluto di una mostra ambiziosa che si apre con un viaggio nel tempo, tra azzardo e certezze: l’opera contemporanea Laboratory for a new model of the universe di Anish Kapoor (2006) trionfa al centro della prima sala, abbracciata da pareti vestite con le riproduzioni delle incisioni del teatro anatomico e dell’orto botanico contenute nel volume Gymnasium Patavinum - Jacobi Philippi Tomasini (1654), con le parole di Primo Levi (1984) e un ritratto di Galileo, attribuito a Santi di Tito (1536-1603). Un inizio che si offre come coraggiosa sintesi di un percorso lungo sette secoli, di un allestimento che conta oltre duecento opere ed è incontro felice tra arte e scienza.

La danza delle ore, Gaetano Previati - 1899 circa

Chi era dunque Galileo? Matematico, fisico e astronomo che (ri)creò il cielo, trasformandolo da immaginato a reale, che realizzò nel 1609 disegni in acquerello su carta, per documentare le osservazioni delle Sei fasi lunari, opere estremamente precise e al tempo stesso così artisticamente emozionanti. Uomo di scienze ma anche di lettere, autore del Sidereus Nuncius (che fu stampato nel 1610 in 550 copie vendute in una sola settimana), musicista e musicologo, come il padre e il fratello, tecnico del cannocchiale e del compasso. “Forse il più grande fisico e matematico del mondo”, “il primo riformatore della filosofia e dello spirito umano”, per Giacomo Leopardi, “il più grande scrittore della letteratura italiana di ogni secolo”, per Italo Calvino.

L’esposizione Rivoluzione Galileo, al Palazzo del Monte di Pietà di Padova fino al 18 marzo, curata da Giovanni Carlo Federico Villa e Stefan Weppelmann per la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, racconta la figura complessiva e il ruolo di un uomo straordinario, tra i massimi esponenti del mito italiano ed europeo. Tele, illustrazioni, manoscritti (provenienti anche, tra gli altri, dall'Archivio di Stato, dalla Biblioteca universitaria, dalla Biblioteca di fisica e astronomia di Padova), sculture, capolavori dell’arte occidentale dialogano con i numerosi e straordinari strumenti scientifici del Museo di Storia della Fisica dell'università di Padova: tra questi, l'Astrolabio del 1566 (di Arsenius Regner), pezzo unico al mondo, costituito da diverse parti sovrapposte, raffinato strumento di calcolo e osservazione del Rinascimento, e ancora il compasso di proporzione del XVII secolo, la Lente di Montanari, il microscopio firmato "Eustachio Divini in Roma 1671" e la Sfera armillare del XVI che illustra l'ottava, la nona e la decima sfera dell'universo geocentrico.

Galileo Galilei: Osservazioni della Luna, novembre - dicembre 1609, acquerello. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale

Dal 1592 al 1610 Galileo insegnò matematica all’università di Padova. Diciotto lunghi e felici anni che lui stesso definì i “migliori di tutta la mia età”, per la libertà concessagli dallo Studio patavino, ai vertici della cultura europea (dopo aver lasciato la città, e fino al 1633, Galileo riversò le sue energie nella battaglia per la divulgazione del progresso scientifico). In occasione della mostra, preparandosi alle celebrazioni del 2022 “per i suoi ottocento anni di storia – ha spiegato il rettore Rosario Rizzuto –, di cui Galileo rappresenta un punto luminoso”, l’ateneo di Padova propone un ingresso a due euro per personale e studenti e organizza una serie di iniziative: lo spettacolo teatrale Giancarlo Giannini legge Galileo (16 febbraio, Sala dei Giganti), quattro concerti dal 17 dicembre al 19 febbraio, incontri di approfondimento, coordinati da Giovanna Valenzano, Prorettore al patrimonio artistico, musei e biblioteche, itinerari in città e visite guidate ai luoghi universitari di Galileo, anche nei fine settimana: dalla Sala dei Quaranta, dove è collocata la cattedra del grande scienziato, all’Aula magna a lui dedicata passando per il Teatro anatomico.

Una parte dell'allestimento della mostra a Palazzo del Monte di Pietà

Summo Gymnasii Patavini Ornamento/ Leopoldus Austriacus/ Magnus Hetruriae/ Dux Genio Loci Indulgens/ P.C./ Anno MDCCLXXX”. Questa l’iscrizione che compare sul basamento della statua in pietra tenera numero 36 di Prato della Valle a Padova: Galileo alza lo sguardo, con una mano si protegge gli occhi mentre nell’altra stringe un rotolo con raffigurati i satelliti di Giove. Non ha mai smesso di ammirare il suo cielo. “La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto – si legge ne Il Saggiatore (1623) -. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente la parola: senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto”.

Francesca Boccaletto

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