CULTURA

Atelier d'artista: Carolina Raquel Antich

"Per avere mia madre accanto ho scelto di affiancare il suo nome al mio". E così, oggi, Carolina è anche Raquel. Artista argentina, arrivata a Venezia nel 1996, Carolina Raquel Antich vive e lavora in uno splendido spazio all'ex birrificio della Giudecca, accanto ad altri studi d'artista: è lei la protagonista del venticinquesimo episodio della serie dedicata agli atelier. "Venezia mi ha accolta amorevolmente, sono arrivata con una piccola valigia di colori e una tela, ho iniziato a dipingere e sono stata selezionata subito per una collettiva alla Bevilacqua La Masa. Non ho avuto neanche il tempo di pensare a un'altra città. Sono rimasta qui". E aggiunge: "Quando studiavo all'accademia di Rosario, la mia città, mi appassionai al Cinquecento italiano. A Venezia tutto è diventato tridimensionale e ho potuto finalmente ammirare dal vivo il Tintoretto. Sono queste le cose che mi emozionano". 

L'atelier dalle ampie vetrate fa entrare generosamente la luce naturale e accoglie dipinti, disegni, piccole statue, libri e un pianoforte (suonato per noi da Lola, la figlia di Carolina, al ritorno da scuola). Questo luogo è pieno di oggetti e ha una precisa personalità: vivace e quieta al tempo stesso. E poi il tavolo per gli acquarelli, uno per le sculture e “i muri con le ruote, che mi permettono di tenere tutto a vista”. 

Figure candide e filiformi, in uno stato di attesa, emergono dalle tele appese alle pareti o restano a osservarci, immobili, da tavoli e scaffali. Sono dipinti e piccole sculture di sofisticata e magica bellezza, sembrano provenire da altri mondi, sospese nel tempo e nello spazio. "Nei dipinti metto in atto un processo di eliminazione di ciò che ritengo insignificante. Alla fine, il mio desiderio è arrivare agli elementi primordiali: tolgo il più possibile per far sì che in scena si crei una sorta di teatralità. Cerco, in questo modo, di isolare un pensiero: a New York, anni fa, una critica paragonò la mia arte a un haiku, questa osservazione mi rimase impressa, perché io cerco di ottenere una sintesi, utilizzando pochi elementi".

Servizio di Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

Il mio è un lavoro intuitivo, cerco di arrivare alla tela senza troppe informazioni Carolina Raquel Antich

"Per me è fondamentale il ruolo dell’essere umano nella natura, ma non come tema da sviluppare, perché, in questo senso, ho sempre il timore di cadere nella retorica. Non mi interessa parlare di qualcosa di specifico, non ci sono argomenti nei miei dipinti, anzi, quando appaiono io scappo perché penso che, quando ci si concentra su un'idea si corre il rischio di diventare didascalici. L’opera deve parlare dell’opera. Ci sono sicuramente degli stimoli e delle esperienze, strati di pensieri, letture, fantasmi letterari che mi attraversano, ma restano lì e fanno parte del mio background: io non provo mai a rappresentarli. Il mio è un lavoro intuitivo, cerco di arrivare alla tela o al disegno senza troppe informazioni. Procedo con pochissimi elementi, dopo aver fatto una ricerca sul colore, poi semplicemente accade qualcosa".

Per realizzare i dipinti Antich utilizza l'acrilico: “È un materiale veloce, perfetto per la creazione degli sfondi: si stende facilmente e mi permette di lavorare sulla sovrapposizione dei colori. Non cerco colori belli e comodi, piuttosto, devono rendere al meglio il contrasto con quello che inserirò poi nel dipinto”. 

Il conflitto sta nel dipinto, la scultura viene dopo ed è più rilassante Carolina Raquel Antich

La pittura è presenta nell'arte di Antich da sempre: “Prima di tutto sono pittrice, la scultura è arrivata più tardi, in un momento in cui sentivo il bisogno di uscire dalla tela. Le sculture sono l’anima dei miei dipinti, sembrano estrapolate dalla tela, e mi hanno permesso nel tempo di esplorare il soggetto nella sua tridimensionalità e trovare variazioni di tono, volume, posizione. Il conflitto però sta nel dipinto, la scultura viene dopo ed è più rilassante”. 

Infine, l’esperienza editoriale, o meglio, le iconiche copertine dei libri di Banana Yoshimoto realizzate per Feltrinelli. Un’esperienza estremamente appagante. “Di solito sono strati di dipinti o immagini già elaborate che ripesco per un libro. È un altro momento del mio lavoro a cui tengo molto perché è qualcosa di completamente diverso: si parte da una storia e io provo a giocare con i miei dipinti, già a disposizione, per poterla raccontare”.


Atelier d'artista

Una serie ideata e realizzata da Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

Intervista di Francesca Boccaletto, riprese e montaggio di Massimo Pistore

Con la consulenza artistica di Giulia Granzotto

Si ringrazia per la collaborazione Maria Rita Cerilli 


Tutti gli episodi della serie Atelier d'artista sono QUI

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