SOCIETÀ

24 anni di "Avviso Pubblico" per una #giustaitalia

Quasi un quarto di secolo di battaglie civili, di formazione ed informazione sulla criminalità organizzata: il 22 maggio 2020 Avviso Pubblico, l’associazione degli enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie compie 24 anni.

Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico ci racconta la nascita dell’associazione e come quel 22 maggio 1996 non sia poi così lontano.

 

Pierpaolo Romani, facciamo un salto indietro nel tempo e torniamo a quel 22 maggio 1996, non me ne vogliano i tifosi juventini, è il giorno in cui la Juventus ha vinto la sua ultima Coppa dei Campioni. Ma quel giorno non è successo solo quello nel nostro paese, perché è stata fondata l'associazione Avviso Pubblico. Com’è nata l’idea?

Anche in quel momento eravamo in un periodo drammatico della nostra storia, in una profonda crisi in cui i mafiosi, e probabilmente non solo loro, avevano architettato e messo in atto le stragi di Capaci e di via D'Amelio e poi avevano messo le bombe a Firenze a Milano e a Roma e quindi il nostro Paese era veramente impaurito. Ricordo sempre che il Presidente Ciampi ebbe modo anche di dichiarare pubblicamente che temeva che fosse in atto un colpo di Stato. Ecco in quel momento di grande crisi, di grande paura, di grande turbamento per fortuna non tutti si persero d'animo. Un gruppo di amministratori locali, e un questo vorrei sottolinearlo con particolare attenzione, del Nord Italia, non del Sud Italia, ma soprattutto di sindaci del modenese capeggiati da Massimo Calzolari che allora era sindaco di Savignano sul Panaro, ragionarono in questo modo: “la mafia è un pericolo, la mafia è criminalità organizzata e per sconfiggerla non bastano le forze dell'ordine e la magistratura. Bisogna anche noi dare vita ad un'azione di legalità organizzata mettendo insieme sindaci di diverse parti d'Italia e di diversi orientamenti che, riconoscendosi nei principi e nei valori della Costituzione, avevano voglia di fare progetti"

Al tempo erano principalmente di sensibilizzazione, per parlare con i cittadini di questo problema e per capire che la mafia non è un'emergenza ma una cosa che ci portiamo dietro da più di 100 anni ed è una minaccia molto seria per la democrazia. La seconda cosa era dare un contributo per spezzare il legame tra mafia e politica. Il terzo obiettivo era fare in modo che la buona politica, quella credibile, responsabile e trasparente, potesse raccogliere delle buone pratiche e diffonderle.

Pierpaolo Romani, parlare di tutti questi 24 anni è impossibile in questo piccolo tempo che ci stai dedicando, e ti ringrazio, però ti chiedo di fare un piccolo bilancio: che cosa ha fatto e cosa sta facendo ora Avviso Pubblico? 

Partiamo dai numeri, perché i numeri danno conto della quantità ma anche di progresso qualitativo: partiti in 14 24 anni fa, oggi siamo 450, tra cui 10 regioni e mi piace notare che sia tra le altre regioni che tra i comuni ci sono maggioranze politiche che si ispirano a diversi orientamenti. Avviso Pubblico ha dato senso a quella frase che si dice sempre: “bisogna stare tutti dalla stessa parte quando si combatte contro le mafie”. Il secondo passaggio è stato importante far capire che la buona politica esiste e diffonderla, bisogna far capire che principi come quelli della trasparenza è che si possono ridurre alla compilazione dei documenti e basta, ma possono rappresentare anche una sicura barriera rispetto alla penetrazione delle mafie nei sistemi corrotti all'interno delle pubbliche amministrazioni.

Abbiamo acceso un faro importante anche sugli amministratori minacciati Pierpaolo Romani

Abbiamo acceso anche un faro importante in questi anni sugli amministratori minacciati, da anni facciamo il rapporto che si chiama “Amministratori sotto tiro”, che nel suo piccolo ha dato una mano a fare una commissione parlamentare d'inchiesta. Poi è arrivata la legge 105 del 2017 che protegge di più e sanziona con maggiore forza chi minaccia gli amministratori locali. Poi abbiamo fatto la Carta di Avviso Pubblico, che è un codice etico comportamentale per chi ha cuore i principi della costituzione, in particolar modo l'articolo 54. In questo codice abbiamo messo dei comportamenti precisi che cittadini possono verificare rispetto agli elettori che hanno eletto. Poi l’osservatorio parlamentare attraverso il quale monitoriamo ogni giorno i lavori di camera e senato delle commissioni di inchiesta a partire dalla commissione antimafia.

La convinzione è che la conoscenza corretta e aggiornata dei fenomeni sia un primo elemento per contribuire a lottare contro le mafie e la corruzione.

Anche nel 1996 c'era un periodo di estrema emergenza che è come quello che stiamo vivendo adesso. Hai già accennato un progetto che state portando avanti con Libera ed altre associazioni molto importanti che si chiama #giustaitalia. Com'è nata questa idea e qual è la situazione attuale?

L’idea è nata proprio perché da sempre abbiamo pensato che questo è un momento storico importante da cui si può uscire in due modi: o peggio di prima o meglio di prima. Se vogliamo evitare di uscire peggio di prima anche noi dobbiamo fare la nostra parte. L'abbiamo chiamato patto per la ripartenza #giustaitalia ed abbiamo scritto un manifesto di 18 proposte concrete articolate su tre macro-aree: diritti sociali, appalti e sostegno alle imprese. L'Italia può ripartire a condizione che non ripeta gli errori fatti in passato nell'emergenza, uno per tutti il terremoto dell'Irpinia che contribuì a creare la Camorra imprenditrice per esempio.

Dobbiamo ripartire salvaguardando un livello importante di legalità, trasparenza e rispetto delle regole, applicando quelle già esistenti e che funzionano. Oggi emerge una legittima importante richiesta di deregulation, cioè in una cancellazione importante di paletti legati ai controlli di trasparenza e di legalità.

Il famoso modello Genova non è un modello estensibile, e lo dice l’ANAC con il presidente pro-tempore Merloni che in due occasioni ha fatto sentire con forza e autorevolezza la sua la sua voce, lo dicono magistrati capaci e competenti, lo dicono funzionari pubblici seri e onesti che applicano quotidianamente la normativa sugli appalti. Ecco allora che questa interlocuzione che abbiamo con le commissioni parlamentari d'inchiesta, deputate ad esaminare questi atti è molto importante, perché la forza del #giustaitalia è di portare istanze dal basso, cioè per esempio, nel caso degli enti locali, di chi poi quelle norme dovrà applicarle.

Abbiamo chiesto in #giustaitalia che si istituisca un fondo da 5 miliardi di euro, ne sono arrivati tre e mezzo. E’ importante ma dobbiamo arrivare 5 perché se mancano queste risorse il rischio è che i comuni non riescano a garantire i servizi essenziali e quindi non riescano a riconoscere dei diritti fondamentali.

Il risultato sarebbe che cittadini andrebbero a cercare dei privilegi, non dei diritti, e la strada del privilegio porta verso le mafie che in questo modo aumentano il loro consenso sociale e ampliano la cultura dell'omertà. Nella cultura dell'omertà poi è più facile commettere reati sottrarre risorse a noi cittadini per bene e portarle nelle casse di pochi che ingiustamente si arricchiscono.

18 proposte concrete rivolte al Governo e al Parlamento per una società nuova, libera da mafie e corruzione Patto per la ripartenza #giustaitalia

Pierpaolo Romani, c’è anche un altro argomento che forse non è molto visibile, forse è un argomento di cui non si parla molto anche perché è un argomento complesso. Parliamo del gioco d’azzardo online. Sappiamo anche grazie ad Avviso Pubblico, che dopo la crisi del 2008 il gioco d'azzardo è cresciuto molto: anche in questa situazione di emergenza dovuta alla pandemia è un tema su cui accendere una luce?

Assolutamente sì tanto è vero che noi come Avviso Pubblico abbiamo anche pubblicato un vademecum per i giocatori d'azzardo che potete trovare sul nostro sito, e questo l'abbiamo pensato all'inizio della pandemia. Il fatturato complessivo del gioco d’azzardo è arrivato a sfiorare i 110 miliardi l'anno scorso.  Siamo un paese che rischia veramente di essere ammalato in buona parte del gioco d'azzardo, soprattutto in certe fasce sociali, in certi territori.

Come avviene in altri periodi di emergenza se perdi il lavoro e se hai problemi di altro tipo e nessuno ti aiuta molti pensano di buttarsi sulla fortuna. A questo aggiungiamo che giocare d'azzardo online vuol dire mettersi davanti a uno schermo dentro casa, registrarsi, avere una carta di credito e quindi non avere neanche un deplorazione sociale.

Su questo si è fatta una cosa importante è che quella di chiudere e tenere chiuse le sale dove si poteva giocare. Questo non per essere proibizionisti, perché siamo consapevoli che l'industria del gioco d'azzardo muove posti di lavoro ed ha un’incidenza particolare sul PIL, però quello che non ci piace è che lo Stato italiano punti sul gioco d'azzardo per portare dentro al proprio erario circa 10 miliardi di tasse, di imposte all'anno.

Il nostro paese ha un'evasione fiscale intollerabile, che l’ISTAT dice che supera i 100 miliardi di euro annui. Vorremmo che le risorse fossero recuperate facendo una seria battaglia contro l'evasione fiscale e con queste risorse si costruissero posti di lavoro, si investisse sulla scuola, sulla sanità, sui giovani, sulle eccellenze e che il gioco d'azzardo potesse in questo modo essere una cosa abbastanza residua nella vita delle persone e non centrale.

Ecco noi continueremo a batterci per questo perché purtroppo tanti sono i soldi che lo Stato incamera, ma tanti sono i soldi che lo Stato spende per curare le persone che si ammalano e loro familiari.

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