UNIVERSITÀ E SCUOLA

Università, la scienza non appartiene (più) solo a Dio

L’università di Padova che nasce nel 1222 è, in qualche modo, figlia dell’università di Bologna. Perché fondata da studenti andati via dalla città emiliana. Ebbene, l’università che nasce a Bologna nel 1088 e che contribuisce a creare una cultura giuridica comune nell’Europa nascente, è controllata dalla Chiesa. E i suoi dotti giuristi “lavorano per il Papa”. Letteralmente. È per questo che chi, come Federico Barbarossa, si trova a competere con la Chiesa per affermare i suoi poteri di imperatore, immagina di realizzare un sistema educativo alternativo, di tipo laico, in cui le ragioni del regnum siano tenute in maggior conto. Il disegno è destinato a fallire. Bologna non sarà svincolata dall’ipoteca ecclesiale. Ma ciò non impedisce che proprio con Barbarossa l’università assuma definitivamente rinomanza europea e attragga studenti e docenti da ogni dove.

Che le scuole superiori promanino dalla Chiesa per assolvere a sue specifiche esigenze, oltre che per rispondere a una domanda di cultura diffusa, lo dimostra anche la faticosa nascita dell’università di Parigi. La città francese vanta una scuola di alta educazione, che ha sede nella cattedrale di Notre-Dame, ben prima del 1180. Studenti e docenti, anch’essi provenienti da ogni parte d’Europa, la frequentano da oltre un secolo. In città sono nate anche corporazioni di studenti e di maestri. Ma è solo nel 1174 che il papa, Alessandro III, esenta il cancelliere di Parigi dal recente divieto di riscuotere una tassa per la concessione della licenza di insegnamento, senza la quale nessuno può insegnare nella diocesi.

Nel 1179 il III concilio lateranense nega la possibilità di rifiutare il riconoscimento di maestro a coloro che sono riconosciuti tali dai propri colleghi (ovvero dalla corporazione dei maestri). E solo nel 1180 Alessandro III concede la sua legittimazione e acconsente finalmente alla nascita dell’università, che si configura come la naturale estensione del centro studi della cattedrale di Notre-Dame e si specializza nell’approfondimento della teologia.

Dopo Parigi, l’università, che alla fine del XII secolo è chiamata Studium generale, si diffonde in tutta l’Europa, o quasi. Enrico II d’Inghilterra nel 1176 richiama docenti e studenti dalla capitale francese per iniziare a trasformare il centro studi di Oxford, appunto, in una università, in cui il diritto sia, come a Bologna, lo studio preminente. Anche se poi, per volontà del francescano Roberto Grossatesta (1175-1253), sarà la teologia, all’inizio del XIII secolo, a fare di Oxford la seconda università del Nord d’Europa.

In realtà, le definitive condizioni legali e le strutture formali – gli statuti – delle tre università vengono elaborati e legittimati da papa Onorio III (1150-1227; papa dal 1216) solo all’inizio del XIII secolo. Nell’ordine: Oxford nel 1214, Parigi nel 1215 e Bologna nel 1219.

La necessità di rendere formale l’impronta papale sulle università è data non solo dal generale proposito di ordinare la presenza della Chiesa nella società, ma anche dalle sempre più frequenti dispute tra studenti, tra studenti e maestri, tra maestri e maestri, ma, soprattutto, tra universitari in generale e vescovi. Le dispute, soprattutto a Parigi, sono accese e, spesso, violente. I tre statuti di Oxford, Parigi e Bologna faranno da modello alle circa trenta università che nasceranno in Europa da lì a un secolo. Tutte sono strutturate in quattro diverse Facoltà: teologia, diritto, medicina e arti. Ciascun ateneo le ha, nominalmente, tutte. Anche se poi ogni sede universitaria tende a specializzarsi in una disciplina: Bologna in diritto, Parigi e Oxford in teologia, Montpellier in medicina. La Facoltà delle arti insegna quelle del trivium (grammatica, retorica e dialettica) e del quadrivium (aritmetica, geometria, astronomia e musica) e si occupa, dunque, delle materie più vicine a quella che oggi chiamiamo scienza. Recluta i suoi studenti tra i più giovani, vivaci (spesso turbolenti) e meno ricchi, perché le altre Facoltà sono considerate di livello superiore.

In alto, per importanza e prestigio, ci sono la Facoltà di diritto, civile e canonico, e la Facoltà di medicina, che propende per un insegnamento più libresco e teorico che pratico e sperimentale. Ma in testa a tutte c’è la Facoltà di teologia. Ovunque la nascita dell’università risponde non solo a un disegno generale di egemonia culturale, ma anche a un obiettivo specifico e locale della Chiesa.

Papa Gregorio IX, per esempio, fonda quella di Tolosa nel 1229 per meglio contrastare gli eretici càtari. E la fondazione in Spagna dell’università di Salamanca (1218) e poi, nel Regno del Portogallo, di quelle di Lisbona (1288) e Coimbra (1290) sono considerate elementi non marginali della Reconquista della penisola iberica.

L’unica regione europea che resta senza università, e dovrà attendere il XIV secolo per vederne una (la prima è quella di Praga, fondata nel 1348), è la parte germanica del Sacro Romano Impero. Anche Roma ha uno Studium, che fa capo ovviamente alla Curia pontificia, dove l’ottica e, in genere, le scienze naturali trovano grande spazio.

Il fatto che le università nascano all’ombra della Chiesa rende generale l’ipoteca religiosa. Tuttavia, ha anche altri aspetti che rendono il fenomeno fortemente progressivo. La libertà di ricerca, per quanto compressa, non può essere, infatti, trattenuta.

Le dispute e le espressioni di pensiero possono essere controllate, ma non eliminate. I libri proibiti possono pur sempre essere letti di nascosto, se c’è un interesse culturale a farlo. Una università conta migliaia di studenti: nell’anno 1300 a Parigi ve ne sono 6.000. Le più grandi hanno decine di maestri. Queste dimensioni e l’esercizio dell’autogoverno da parte delle corporazioni di maestri e di studenti tendono a favorire lo spirito di autonomia. Non è un caso che sia proprio nelle università europee che nascano il concetto e la pratica dello sciopero.

Il più lungo e il più celebre si verifica a Parigi, dove tra il 1229 e il 1231, per ben due anni, studenti e maestri uniti incrociano le braccia contro il vescovo e la regina Bianca di Castiglia (1188-1252; regina dal 1223).

Le istituzioni universitarie sono, inoltre, transnazionali e contribuiscono a rafforzare in tutti i popoli europei l’idea di appartenere a una terra e a una storia comune. Studenti e maestri si spostano da tutta Europa per frequentare quella specifica Facoltà di quella data università. I più celebri maestri a Parigi nel XIII secolo sono un tedesco, il domenicano Alberto Magno; e due italiani, il domenicano Tommaso d’Aquino e il francescano Giovanni Fidanza, più noto come Bonaventura da Bagnoregio.

Tipico è il percorso di Alberto che sarà detto Magno, nato in Germania nel 1206, che passa per l’università di Padova. Così scrive il papa emerito, Joseph Ratzinger: Alberto “nacque in Germania all’inizio del XIII secolo, e ancora molto giovane si recò in Italia, a Padova, sede di una delle più famose università del Medioevo. Si dedicò allo studio delle cosiddette "arti liberali": grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, astronomia e musica, cioè della cultura generale, manifestando quel tipico interesse per le scienze naturali, che sarebbe diventato ben presto il campo prediletto della sua specializzazione. Durante il soggiorno a Padova, frequentò la chiesa dei Domenicani, ai quali poi si unì con la professione dei voti religiosi”.

Alberto Magno, dunque, viene mandato dallo zio a Padova, perché l’università patavina è nota ormai in tutta Europa come centro di assoluta eccellenza per le “arti liberali”.

Ogni università ha una sua specializzazione. Ma i diplomi ottenuti – in ordine di importanza: di baccalaureato, la licentia ubique docenti (la licenza di insegnare ovunque) e, infine, il dottorato, che rende maestri – sono validi e riconosciuti in tutta l’Europa cristiana.

Nelle università si crea così una classe di intellettuali che ha come sua naturale dimensione l’Europa e che di conseguenza, come scrive Robert Moore, forma rapidamente “una cultura comune agli alti livelli e un ceto educato in maniera omogenea” in tutto il continente.

È una classe che inizia ad assumere stili inusitati: nel calendario dei corsi, per esempio, viene istituito un mese estivo di interruzione, durante il quale studenti e maestri si riposano o tornano a casa, se vengono da lontano. Si può ben dire che il concetto, tutto europeo, di vacanza nasca nelle università.

Con le università cessa di esistere il maestro, che svolge un’attività privata, e nasce la professione del docente universitario, che svolge una funzione pubblica e il cui status dipende dai risultati ottenuti. Non sono moltissimi, i maestri. A Salamanca, per esempio, le cattedre sono: tre di diritto canonico, una di diritto civile, due di logica, due di grammatica, due di fisica (ovvero di medicina), per un totale di dieci. Corredate da un maestro d’organo e da uno di farmacia, più un bibliotecario. Lo stipendio di queste 13 persone è pagato con un decimo delle decime della diocesi di Salamanca.

Naturalmente, il numero delle cattedre varia da città a città e cresce nel tempo, ma le dimensioni originarie sono più o meno queste. Cosicché alla fine del XIII secolo ci sono in Europa alcune centinaia, forse un migliaio, di ‘alti intellettuali di professione’, ovvero di docenti universitari. I maestri, come peraltro gli studenti, godono di privilegi ecclesiastici. Ma non è solo e non è tanto per questi privilegi, quanto anche per le funzioni cui assolve che il docente universitario acquisisce un notevole prestigio sociale. Si tratta di funzioni in parte nuove. Oltre alla formazione delle classi dirigenti e, dunque, dei figli delle famiglie che contano, i maestri possono dedicarsi alla lettura e alla scrittura, ovvero alla creazione di “nuova conoscenza”. Anche per questo non mancano i fondamentalisti che li avversano, accusandoli di vendere un bene – la scienza – che appartiene solo a Dio.

Le università, infine, formano classi dirigenti, giuridiche e amministrative, che diventeranno l’ossatura intorno a cui si organizza il corpo dello Stato, partecipando, quindi, del potere religioso e del potere laico. Abbiamo già detto della funzione che hanno i giuristi di Bologna nella creazione di un solido diritto civile e canonico, ma escono dalle università anche gli “uomini di legge” che dirigono l’amministrazione francese. In definitiva, per dirla con Jacques Le Goff, è nelle università che nascono i “mandarini cristiani”.

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