CULTURA

Affido culturale, un progetto per contrastare la povertà educativa

Una rete socio-culturale di inclusione e collaborazione, per i bambini e le loro famiglie: Affido culturale è un progetto nazionale avviato nel 2020 e selezionato dall'impresa sociale Con I Bambini nell'ambito del Fondo di contrasto alla povertà educativa minorile. L'occasione per approfondire l'argomento arriva nel maggio scorso, con l’annuncio della partecipazione al progetto della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, diventata capofila per la città metropolitana di Venezia, insieme a Csv. Di cosa si tratta? Il museo veneziano ha avviato una collaborazione per l'attivazione, già a partire dal prossimo autunno, di una serie di programmi educativi, offrendosi come ente culturale di riferimento: Guggenheim è entrata a far parte di un progetto ideato da una rete di 25 partner, guidati dal Pio Monte della Misericordia - attivo inizialmente a Napoli, Roma, Bari, Modena, oggi arrivato in dieci città e che raggiungerà presto anche Trento e Udine –, che propone una nuova modalità di accesso all’offerta culturale per i più piccoli, basata su una relazione solidale tra famiglie che attraversa e anima il paesaggio culturale e artistico inteso come luogo di crescita, incontro e benessere. "L’idea di fondo è semplice - si legge nella presentazione - Un genitore, che abitualmente porta i propri figli al cinema, a teatro, al museo o in libreria ci porta anche un bambino, e un membro della famiglia di quest’ultimo, che in questi luoghi non ci entrerebbe per differenti cause [...] La famiglia-risorsa e la famiglia-destinataria stringono un patto educativo: un sostegno complessivo multidimensionale promosso, garantito e monitorato dalla scuola”. Gli obiettivi: costruire una solida rete di famiglie, intercettare i minori a rischio di povertà educativa grazie alla collaborazione tra organizzazioni culturali ed enti del terzo settore, creare una comunità educante e promuovere percorsi tra musei, cinema, biblioteche, librerie e altri luoghi d’arte e cultura. Attraverso una app, alle famiglie-risorsa vengono consegnati gli e-ducati, moneta virtuale solidale con cui è possibile pagare i biglietti di accesso a luoghi della cultura convenzionati

Ci siamo fatti raccontare il progetto, esplorando ogni dettaglio, da Ivan Esposito, ideatore e responsabile nazionale per conto del Pio Monte della Misericordia, Elena Minarelli, education manager della veneziana Collezione Peggy Guggenheim, e Silvia Maria Carolo del Csv- Centro servizi volontariato di Venezia.

"Nelle prime nove città il progetto è partito come azione sociale, con la spinta di analoghi del Csv per poi arrivare a siglare convenzioni con strutture culturali, territorio per territorio, che si sono rese disponibili ad accettare i voucher che il progetto eroga alle famiglie - spiega Ivan Esposito -. A Venezia, invece, l'offerta non si limita a essere una fornitura di servizi, ma entra nella progettazione e nella promozione e fornisce anche un supporto nell'individuazione delle famiglie, sollecitando nuclei che già frequentano spazi culturali". E sul progetto nazionale Esposito aggiunge: "Affido culturale nasce l'8 aprile 2020, in piena pandemia, con un approccio antitetico rispetto alle indicazioni di quel momento: già cercavamo di immaginare il dopo isolamento, perché Affido culturale invita a uscire. L'idea è semplice: si punta ad aumentare le fruizioni culturali per quei bambini che non trascorrono il loro tempo libero nei musei, nei cinema o nei teatri. Perché non lo fanno? Ci sono diversi motivi: il primo è legato alla mancanza di consapevolezza da parte dei genitori dell'importanza di queste esperienze, il secondo invece riguarda i luoghi della cultura, associati a un obbligo scolastico, a un dovere, e proprio per questo a volte evitati o poco frequentati. L'Osservatorio sulla povertà minorile in Italia, curata da Openpolis, ci dice che i bambini della scuola primaria vanno spesso al museo ma solo con la scuola. A casa, nel tempo libero, le cose cambiano: circa il 60% dei bambini in questi luoghi non torna senza la scuola. Eppure negli ultimi anni l'offerta culturale dei musei per i più piccoli è aumentata e migliorata: è un paradosso se ci pensiamo. Questa fotografia accomuna tutto il Paese, ma con punte negative al Sud e con maggior evidenza nel rapporto città-campagna. Affido culturale prova a sperimentare una nuova modalità informale e assegna un importante ruolo di traino alle famiglie che i musei, i teatri e i cinema già li frequentano, chiedendo loro di accompagnare altri bambini e genitori che invece non ci vanno".

L'incontro con le famiglie destinatarie avviene attraverso alcuni intermediari, ovvero "medici pediatri, parroci, insegnanti, assistenti sociali, educatori, ma anche allenatori sportivi - spiega Esposito -. I nostri operatori parlano con queste figure che, a loro volta, organizzano un incontro con le famiglie che potrebbero essere coinvolte e con cui hanno già costruito un rapporto di fiducia. A questo incontro partecipa poi il nostro operatore, il quale lascia i propri contatti alla famiglia che, nel caso di interesse, potrà cercarlo e approfondire  attraverso un colloquio individuale. Durante questi colloqui si cerca di individuare eventuali resistenze legate a difficoltà pratiche, per esempio al quartiere dove la famiglia vive, alle opportunità offerte, e si analizzano le fragilità: dalla povertà economica ai problemi di salute, fino alle barriere linguistiche per le famiglie di origine straniera. Il progetto è un intreccio di relazioni che, in fase finale, ci permette di realizzare l'incontro tra famiglia destinataria e famiglia risorsa" e di avviare infine un percorso che dura tra i sei e i dodici mesi e che, spesso, uscita dopo uscita, crea un legame profondo non solo tra i bambini coinvolti ma anche tra i genitori dei rispettivi nuclei.

"Alle azioni già avviate si aggiungono, da un lato, la volontà di normalizzare il progetto riuscendo, in un prossimo futuro, a includere questa prassi dentro i servizi educativi museali e possibilmente anche della scuola - continua Esposito - e dall'altro, ci poniamo l'obiettivo di aggiungere alle funzioni della app la possibilità di dialogo tra famiglie, inserendo una bacheca digitale e un sistema di monitoraggio e valutazione ex ante in itinere ex post: ad oggi tutte le schede compilate prima, durante e dopo l'incontro e il percorso con le famiglie sono cartacee. L'idea è quella di rafforzare la base dati e renderla disponibile a più operatori e sedi. Infine, ci piacerebbe che le persone si spostassero, da città a città: il bambino di Napoli non deve per forza restare solo lì, così per le famiglie di Milano, Roma, ora Venezia. Per i bambini il viaggio è una esperienza di felicità".

Al racconto di Esposito si aggiunge quello di Elena Minarelli della Collezione Guggenheim: "Affido culturale è un progetto strutturato ma leggero: abbiamo intuito subito le potenzialità e la conseguente opportunità di inserirlo nella nostra programmazione. La missione del museo non è solo la divulgazione e l'educazione all'arte, ma prevede azioni mirate di inclusione sociale”. E Minarelli continua: “Per mettere in piedi il progetto è necessario individuare almeno un ente culturale disposto ad accogliere famiglie ‘affidatarie’ da abbinare poi ad altre famiglie: qui la parola ‘affido’ è solo presa in prestito, perché il minore non viene tolto alla famiglia, ma insieme a un adulto referente, a un genitore, viene affiancato da un altro nucleo. L'idea è che tra queste famiglie si crei un rapporto alla pari" per condividere esperienze, incontrarsi in spazi culturali e artistici, attuare uno scambio reciproco.

"Il progetto ci è piaciuto molto nella sua semplicità: la famiglia affidataria/risorsa accompagna l'altra famiglia in un percorso che ha la durata di un anno". Si tratta di un impegno, a cadenza mensile, che viene preso seriamente da tutti i soggetti coinvolti e permette così a bambini e adulti di accedere e vivere appieno i luoghi dell’arte e della cultura, senza lasciare indietro nessuno. "È come una operazione di buon vicinato, ma in questo caso riguarda la conoscenza e l’avvicinamento alla cultura. Siamo felici di essere capofila culturali e già stiamo cercando nuove realtà del territorio da coinvolgere: teatri, associazioni, biblioteche, cinema. L'ente capofila del terzo settore è il Csv e si occupa della parte economica e della gestione delle famiglie”.

Affido culturale non è un obbligo ma è la riscoperta di un piacere da parte di entrambi i nuclei coinvolti, della famiglia-risorsa e della famiglia-destinataria, che si traduce nel tempo condiviso in luoghi nuovi, da esplorare insieme - racconta Minarelli -. Non viene affidato un minore, ma viene affiancata una famiglia intera. Dicevo, come capofila ci stiamo impegnando nella sensibilizzazione di altre realtà culturali ma intanto, qui alla Guggenheim, stiamo definendo le varie attività che le famiglie potranno valutare e scegliere". 

Sul territorio veneziano il Csv Centro di servizio per il volontariato, capofila per la parte sociale, sta per aprire la call per volontari che assumeranno il ruolo di famiglie risorsa, proprio in collaborazione con Guggenheim. Attraverso una rete formata da Enti del terzo settore (Ets), scuole, servizi sociali, parrocchie e aziende sanitarie verranno individuate le famiglie destinatarie che, per differenti motivi si trovino in povertà educativa, da abbinare ai nuclei risorsa. "Vogliamo rendere Affido culturale uno strumento, un servizio a disposizione delle nostre associazioni: quelle che lavorano con i minori sono moltissime", commenta Silvia Maria Carolo, che per Csv si occupa di progettazione. Intenzioni confermate dal direttore generale Ketty Poles, che ha precisato: “La sfida lanciata a tutte le organizzazioni che promuovono la cultura, cinema, teatri, musei, enti promotori di esperienze naturalistiche o storiche è quella di coinvolgere, in un progetto culturale, attraverso un patto educativo, bambini che finora sono stati esclusi da questo mondo”. Durante il percorso verrà garantito un supporto psicopedagogico e la giusta e costante assistenza. Per quanto riguarda le famiglie destinatarie, conclude Carolo, "sappiamo che, soprattutto a Mestre, ci sono molte famiglie con un background migratorio e anche su Venezia tante famiglie vivono in povertà", a loro si rivolge principalmente il progetto. "I primi ingressi sono previsti per il prossimo autunno, prevediamo una ventina di abbinamenti per questo primo anno".

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