MONDO SALUTE

Ambiente e salute. A casa e in ufficio attenzione all'aria che si respira

Termina una lunga giornata di lavoro. Salite sull’autobus, solitamente ermetico e affollato, e vi avviate verso casa. Inserite le chiavi nella serratura e, appena entrati, spalancate le finestre, ora che il tempo lo consente. Peccato per quelle che danno sulla strada trafficata. Accendete i fuochi e decidete di cucinare della carne alla griglia, pazienza per quel po’ di fumo. Pulite tutto e finalmente vi sedete a tavola, gustando la vostra cena. In molti probabilmente avranno riconosciuto almeno in parte le proprie abitudini, ma proprio alcune di queste consuetudini potrebbero celare qualche rischio per la salute.

L’inquinamento atmosferico costituisce una grave emergenza ambientale e nel contempo un importante problema di salute pubblica, che causa malattie e decessi prematuri. Oltre all’inquinamento esterno, anche la qualità dell’aria negli ambienti chiusi assume un peso significativo su cui l’Organizzazione mondiale della Sanità insiste anche con linee guida specifiche. Dell’argomento abbiamo parlato con Gaetano Settimo, coordinatore del Gruppo di studio nazionale inquinamento indoor dell’Istituto superiore di Sanità.

Intervista completa a Gaetano Settimo, Istituto Superiore di Sanità

Casa, ufficio, scuola e non solo: dove si nascondono le insidie

“Quando si parla di ambienti indoor – esordisce Settimo – ci si riferisce a luoghi come case, uffici, scuole, strutture sanitarie, palestre, mezzi di trasporto, grandi centri commerciali o negozi, dove si trascorre una fetta importante della giornata”. Ebbene, in questi luoghi possono essere presenti sorgenti inquinanti come materiali da costruzione o di arredo, mobili, tendaggi, prodotti per la detergenza o la pulizia. E ancora, profumi e deodoranti per ambienti, diffusori, incensi, oli essenziali, disinfettanti e antiparassitari, fumo di sigaretta, stufe e camini a legna o altre biomasse per il riscaldamento, fornelli per la cottura dei cibi. A livello globale, stando ai dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità, circa 2,3 miliardi di persone per lo più nei Paesi a basso e medio reddito (circa un terzo della popolazione), cucinano ancora utilizzando fuochi all’aperto o stufe inefficienti alimentate a cherosene, biomassa (legno, sterco animale e scarti delle colture) e carbone. 

Settimo continua con qualche altro esempio: “Prendiamo le fragranze per la casa: spesso si ha la convinzione che un ambiente pulito sia caratterizzato da un buon odore, in realtà il pulito non ha odore. La presenza di profumo, anzi, potrebbe rappresentare un potenziale rischio, pertanto bisogna limitarne rigorosamente l’uso e ridurre l’impiego anche di diffusori per ambienti, oli essenziali, e incensi”. Discorso analogo per pitture e le vernici: “Quando dobbiamo acquistare un colore per piccole attività di bricolage o quello da dare alle pareti solitamente non chiediamo informazioni specifiche sulle caratteristiche emissive, ma scegliamo spesso sulla base del prezzo. Questi prodotti, invece, sono caratterizzati da emissioni primarie che si avvertono sin dalla prima applicazione del prodotto stesso, e da emissioni secondarie che sono fonti inquinanti di particolare interesse igienico-sanitario”. Durante l’emissione primaria molte sostanze evaporano, si accumulano su superfici interne come pareti, pavimenti, soffitti e la diffusione nel tempo di questi sottoprodotti può continuare per lunghi periodi. Per tale motivo è importante aprire le finestre quando si dipinge e non occupare per alcuni giorni la stanza appena dipinta. Ciò anche quando si acquistano mobili nuovi.   

“Per gli edifici scolastici e gli uffici vale lo stesso: si pone spesso poca attenzione alla scelta di mobili, scrivanie, librerie, alle semplici pratiche di pulizia, alla sequenza dei prodotti per la detergenza (la candeggina, per esempio, non è un detergente ma un disinfettante). Si presta poca attenzione anche al ricambio d’aria nel caso in cui il nostro edificio sia dotato di ventilazioni di tipo naturale. Qualora invece gli ambienti siano provvisti di ventilazione meccanica, si dovrebbero conoscere le caratteristiche degli impianti. Ma è fondamentale, ancora prima di lavorare sulla ventilazione, conoscere la forza e la qualità emissiva delle sorgenti inquinanti”. I principali parametri per la valutazione della qualità dell’aria interna includono le concentrazioni degli inquinanti, ma anche le condizioni termiche (temperatura, flusso d'aria, umidità relativa), la luce e il rumore.

Tipi di inquinanti

Guido Settimo spiega che gli inquinanti legati alle sorgenti citate sono gli stessi presenti anche nell’aria esterna, quindi le polveri sottili, dal PM10 al PM2,5, la famiglia dei composti organici molto volatili e volatili, come la formaldeide o il benzene. “C’è poi tutta una serie di altre sostanze organiche come gli idrocarburi policiclici aromatici o le diossine e i furani. A questi vanno aggiunti i nanomateriali, l’amianto, le fibre artificiali e tutti i prodotti legati alla combustione, quindi gli ossidi di azoto, il monossido di carbonio. L’esposizione avviene prevalentemente per via inalatoria, ma anche attraverso l’ingestione, o il deposito delle sostanze sulla pelle”.

Facciamo qualche esempio. La formaldeide oltre a essere un prodotto della combustione (ivi compreso il fumo di tabacco) è emessa da resine utilizzate per l’isolamento, per truciolato e compensato di legno dei mobili, per tappezzerie, tendaggi e altri tessili sottoposti a trattamenti antipiega. Le concentrazioni maggiori, dunque, si possono avere dopo interventi edilizi e in ambienti in cui siano stati posati parquet o moquette.

Il benzene, invece, è un componente dei derivati del petrolio, ampiamente presente nell’aria esterna soprattutto a causa dei gas di scarico delle auto e delle attività industriali. Negli ambienti interni la sostanza può essere emessa dal fumo di sigaretta, da prodotti eventualmente contaminati come colle, adesivi, solventi, vernici, e dall’utilizzo non solo di camini e stufe, ma anche di bastoncini d’incenso, deodoranti, diffusori per ambiente. Si deve tener conto inoltre che collocare le prese d’aria in corrispondenza di garage, di vie molto trafficate, parcheggi o autofficine, di aree dunque molto inquinate, può causare una penetrazione importante di benzene negli ambienti interni in cui si vive.

Le conseguenze sulla salute

Una scarsa qualità dell’aria indoor è associata a tutta una serie di problemi di salute. “Possono manifestarsi disturbi che vanno dal mal di testa, alla secchezza degli occhi, della gola o delle prime vie respiratorie”. Si parla di sindrome dell’edificio malato (Sick Building Syndrome) quando la persona che occupa un locale, perché ci vive o ci lavora, presenta sintomi non specifici e non attribuibili a una  patologia precisa, che solitamente scompaiono quando si abbandonano i luoghi in questione. La formaldeide per esempio è fortemente sospettata di essere uno degli agenti più implicati nella sindrome dell’edificio malato. La sostanza causa irritazione oculare, nasale e a carico della gola, starnuti, tosse, affaticamento ed eritema cutaneo.

“Un’esposizione che si protrae sul lungo periodo – continua Settimo – può avere anche conseguenze molto più importanti, e causare malattie cardiocircolatorie fino ad arrivare a forme tumorali. Si consideri che la formaldeide, il benzene, ma anche le polveri sottili, sono stati classificati come composti cancerogeni di gruppo 1 (cancerogeni certi, ndr) dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro”. In questo caso si parla di malattie associate agli edifici (Building-related illness), intendendo con ciò patologie diagnosticabili causate direttamente da contaminanti presenti nell’aria di un edificio. 

A livello globale, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, più di tre milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno per malattie causate dall'inquinamento atmosferico domestico: il 32% di questi decessi è dovuto a cardiopatia ischemica, il 21% a infezioni delle basse vie respiratorie, il 23% a ictus, il 19% a broncopneumopatia cronica ostruttiva e il 6% a cancro ai polmoni. Nei bambini con meno di cinque anni, l'inquinamento indoor è responsabile di quasi la metà dei decessi per polmonite. 

Come comportarsi?

Secondo Gaetano Settimo è fondamentale spiegare ai cittadini quali sono i rischi legati a un’eventuale esposizione a sorgenti di inquinamento indoor e quali sono le buone pratiche su misura per ogni famiglia o luogo di lavoro. “Le azioni di formazione sul posto di lavoro si concentrano prevalentemente sull’igiene occupazionale. Tutti sicuramente siamo stati istruiti sui videoterminali, sull'ergonomia o sui comportamenti da tenere durante eventuali incendi, anche attraverso simulazioni di evacuazione. Sul tema della qualità dell'aria indoor invece c'è scarsa attenzione, ma la formazione rappresenta il primo strumento con cui prevenire comportamenti a rischio”.

Anche il mercato è un ambito su cui si dovrebbe insistere. “Chi lavora nei vari settori produttivi dell’edilizia, ma anche i fornitori di prodotti e materiali, dovrebbe fare un salto di qualità e riportare nelle etichette, nelle schede di sicurezza o nelle schede tecniche indicazioni relative alle sostanze contenute nei prodotti stessi, così da aiutare il consumatore a scegliere in modo ragionato”.

Settimo osserva che sul piano legislativo si segue con difficoltà quelle che ormai sono le evidenze scientifiche. “Molti Paesi tuttavia hanno elaborato un Piano nazionale sulla qualità dell'aria indoor, hanno creato osservatori nazionali, hanno individuato etichettature specifiche. Questo auspichiamo anche per il nostro Paese, attraverso l'attività del Gruppo di studio nazionale inquinamento indoor che ha partecipato a molte delle attività istituzionali. Oggi nel Piano nazionale della prevenzione 2020-2025 la qualità dell'aria indoor è una delle azioni centrali. Durante il periodo pandemico, peraltro, abbiamo prodotto una serie di indicazioni e documenti validi anche in un periodo come quello attuale, in cui si deve far crescere la cultura della prevenzione, migliorando le azioni di salvaguardia della salute”.

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SPECIALE “AMBIENTE E SALUTE”

1 - Se sta bene il pianeta sta bene anche l'uomo
2 - Le ripercussioni dell'inquinamento atmosferico
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4 - Siti contaminati: rischi per la salute e possibili interventi
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