CULTURA

Atelier d'artista: Davide Battistin

La finestra fa entrare la luce del giorno e accoglie l’incanto della città. Permette di osservare Venezia dall’alto, regala una visione preziosa dai tetti e un cielo dominato dal volo dei cocai. A due passi dalla chiesa di Santa Maria dei Miracoli, l'atelier di Davide Battistin è il perfetto studio d'artista, soddisfa appieno la nostra fame di poesia, nutre di meraviglia il nostro immaginario: è un piccolo rifugio dei sogni, pienissimo di tele, colori, pennelli, libri e cd, gabbiette per uccellini appese qua e là, piccoli oggetti, ricordi. A questo spazio Battistin somiglia molto. "Mi servirebbero porte più grandi per trasportare i miei quadri senza doverli smontare, ma qui quello che conta è la luce, ho tutto il cielo e una vista bellissima”, spiega a Il Bo Live il protagonista dell’ottavo episodio della serie Atelier d’artista.

"Da bambino avevo un'idea romantica della vita da artista, mi sembrava diversa da tutte le altre, molto libera". L'arte come fantasia, intesa come gioco, durante l'infanzia, più tardi vissuta come impegno serio e costante. In lui convivono due anime, due visioni dell'arte e della vita che si intrecciano, procedono insieme: da una parte vi è una gioia mai spenta, il fuoco-bambino della creazione, dall'altra una matura dedizione, una pratica costante. "Conoscevo un anziano pittore che mi diceva: tu devi restare lì, tutto il giorno, a lavorare, perché se si accende la luce e sei uscito hai perso l'attimo", parole, queste, che accompagnano la lezione del padre, di mestiere operaio, abituato a lavorare sodo: "Mi ha insegnato che il lavoro deve essere quotidiano, che va preso seriamente, per questo forse mi piace l'idea di essere un pittore più che un artista. Vorrei fare l'estroso, ma non ce la faccio. Arrivo in studio molto presto: ho bisogno di prendermi tutta la giornata, verso sera lavoro bene e con più libertà, a quel punto la tavolozza è già sporca, il lavoro è partito, non ricevo più telefonate, non ho distrazioni". La sua storia è attraversata da una sensazione che lo accompagna costantemente: fare sempre di più e meglio. "Dopo il liceo volevo andare a vivere da solo, volevo indipendenza, e ho iniziato a lavorare facendo restauro. Allo stesso tempo, sentivo forte il desiderio di dipingere, così, dopo aver lavorato qualche anno come restauratore, mi sono iscritto all'Accademia di Belle Arti. Nella mia vita ho avuto tantissima fortuna, ho incontrato persone che mi hanno aiutato: da solo non puoi fare niente".

Servizio di Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

Da bambino avevo un'idea romantica della vita da artista, mi sembrava diversa da tutte le altre, molto libera Davide Battistin

"Faccio il pittore da tanto tempo, mi piaceva l'anatomia umana e ho fatto molti ritratti, ma in questi ultimi anni mi sono specializzato in paesaggio: Venezia è un paesaggio in continuo cambiamentopotrei dipingere ovunque, ma sto qui e mi piace".

Dapprima Battistin dipinge "dal vero", uscendo per le calli con cavalletti, pennelli, tele, andando in giro per la città: "Potevo anche lasciare i quadri all'aperto e, a volte, si rovinavano. In generale avevo tanto tempo a disposizione. Ho fatto una grande e lunga esperienza con il paesaggio all'aperto, studiando luci e colori, tecnicamente ho imparato molto. Poi ho provato a spostarmi all'interno, in studio, anche inventando colori e luci diverse: oggi ho eliminato alcuni dettagli, tolgo tantissimo, nel dipinto resta solo la sagoma della Salute perché la protagonista è la luce. Dipingendo all'aperto si può lasciare lì la giornata, così facevano gli artisti già nell'Ottocento, penso per esempio agli Impressionisti. In studio invece il lavoro non è mai finito: posso passare intere giornate a cambiare, stravolgere tutto se non mi piace, è un lavoro più lungo e di pensiero". 

Davide Battistin lavora a olio, con pochissimi colori e senza trucchi. "La mia unica sperimentazione è legata al tentativo costante di aumentare la materia: amo la superficie pittorica, credo molto nella pelle delle cose. Così è per il quadro: potendolo toccare, mi piace capire di cosa è fatto".

"Mentre dipingo ascolto musica di vari generi, mi accompagna". La scelta è sempre diversa. "Funziona come con i colori: in certi periodi il verde non riesco proprio a farlo. Vado a stagioni anche con la musica". In Battistin la pittura dialoga con altre arti, la musica ma anche la letteratura. "Ho dipinto un quadro che si chiama Caronte, come il vaporetto che va dalla Giudecca alle Zattere. Un giorno, mentre ero con mia figlia e non potevo dipingere, è apparso nella nebbia: sono tornato in studio e ho provato a inventarmelo, ho fatto una barca strana con una luce nella nebbia. L'ho fatto vedere a un amico che subito mi ha chiesto: hai mai letto Le bateau ivre di Rimbaud? Io ho sempre cercato immagini nella letteratura, ma amo ancora di più quando un mio quadro ricorda qualcosa a qualcun altro". Così, ammirando il dipinto di una Venezia immersa nella luce e nel colore, i nostri pensieri e le nostre emozioni possono arrivare ovunque, tra le pagine di un libro, nelle note di una canzone.

Amo la superficie pittorica, credo molto nella pelle delle cose Davide Battistin

Atelier d'artista

Una serie ideata e realizzata da Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

Intervista di Francesca Boccaletto, riprese e montaggio di Massimo Pistore

Con la consulenza artistica di Giulia Granzotto


Tutti gli episodi della serie Atelier d'artista sono QUI

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