Joys nel suo atelier a Padova. Foto: Massimo Pistore
"Mi piace definirlo un ordine cavalleresco, in cui ci si sfida tra artisti scrivendo il proprio nome, ma la verità è che è tutta una questione di ego". Per il ventitreesimo episodio della serie dedicata agli spazi di creazione siamo andati a visitare l'atelier di Joys, artista padovano con una carriera iniziata negli anni Novanta, periodo in cui comincia a lasciare tracce del suo passaggio sui muri della città per arrivare a focalizzare la sua ricerca sul lettering e a definire infine uno stile personale estremamente riconoscibile. "Ascoltavo musica rap e sfogliavo le riviste di skate, ho visto i primi disegni e mi sono subito appassionato. Dopo poco ho scritto il mio primo nome assecondando il desiderio di realizzare qualcosa che restasse. Piano piano il mio stile si è evoluto, oggi quella passione è diventata la mia professione e mi rende felice, mi fa stare bene".
Padova ma non solo, perché Joys viaggia e porta le sue geometrie in giro per il mondo: in molte città italiane - "a Bologna i lavori più importanti" -, in diversi Paesi europei, negli Stati Uniti e persino in zone rurali della Cina, "dove - racconta - ho dipinto in alcune case private: non si è trattato di un progetto enorme, ma di una esperienza intensa dal punto di vista umano".
“ Mi piace definirlo un ordine cavalleresco, in cui ci si sfida tra artisti scrivendo il proprio nome, ma la verità è che è tutta una questione di ego Joys
Servizio di Francesca Boccaletto e Massimo Pistore
Camminando per le vie della città del Santo vi sarà capitato di incontrare il suo nome, un inconfondibile gioco di geometrie che superano i limiti bidimensionali trasformandosi in intricati labirinti. Nell'universo della street art Joys lascia una traccia, annullando il grigiore: rianima spazi abbandonati, riconsegna colore e dignità ad anonimi edifici e sedi di aziende, a muri scrostati e architetture dimenticate, e interviene non solo all'esterno ma anche in interni con progetti site specific. "Sono partito facendo le firme sui cassonetti con il pennarello, conquistando piccoli spazi, per poi passare ai colori e scrivere il mio nome sempre più grande. Lentamente, anche grazie all'incontro con altri artisti, sono cresciuto e ho cominciato a definire il mio stile. Nel tempo le ambizioni e l'approccio al muro sono cambiati, oggi sviluppo diversi progetti elaborati per muri sempre più ambiziosi".
L'entusiasmo è contagioso e, infatti, il nome d'arte scelto da Cristian Bovo risulta azzeccatissimo, dice molto della sua personalità. "Le emozioni, nate dalle esperienze, le assorbo come una spugna. Poi le elaboro per ributtarle fuori trasformate in colori e forme. Non è un processo consapevole". Avviene e basta. E continua: "Dipingo principalmente con lo spray, il mezzo più comodo, istintivo, primitivo, powerfull ma con dei limiti legati agli effetti sulla salute. Per questo, sui muri, ho iniziato a usare anche gli acrilici. Per le sculture, invece, sono partito dal legno per passare poi al plexiglass e al metallo".
"Ho un progetto che vorrei realizzare: costruire una casa con le mie forme". Nell'attesa Joys ha portato quelle forme nell'ampio atelier del quartiere Arcella di Padova dove lavora da circa otto anni: suddiviso in diversi ambienti, accoglie quadri, sculture, colori e bombolette. Ordinato e ben organizzato, è uno spazio che dialoga con l'esterno, con il mondo che, in oltre vent'anni di attività, l'artista ha creato fuori, tra la gente, nel traffico, tra i rumori e gli umori della città.
“Inizialmente condividevo lo studio con altre persone, ora ci sono solo io. Prima di arrivare qui tenevo il materiale nel mio garage, ma era diventato ingestibile, avevo bisogno di portarlo fuori e raccoglierlo in un unico posto. Oggi in garage tengo gli acrilici", mentre le bombolette spray sono sistemate in un'unica fittissima parete che occupa un'intera stanza dell’atelier. Superato l'ingresso, sulla destra, un'ampia sala è dedicata al disegno e accoglie la cabina di aspirazione; a sinistra dell’entrata troviamo altri due ambienti, uno è appunto riservato al materiale infiammabile, l'altro all'archivio delle opere catalogate e a una piccola esposizione di opere scelte.
“ Ho un progetto: costruire una casa con le mie forme Joys
Atelier d'artista
Una serie ideata e realizzata da Francesca Boccaletto e Massimo Pistore
Intervista di Francesca Boccaletto, riprese e montaggio di Massimo Pistore
Con la consulenza artistica di Giulia Granzotto
Tutti gli episodi della serie Atelier d'artista sono QUI