SCIENZA E RICERCA

La biodiversità è una questione (anche) economica

Perché è importante preservare la biodiversità? Sembra una domanda banale, eppure la risposta non è così scontata. Preservare gli ecosistemi e le specie esistenti è importante a livello ambientale, per non causare squilibri nel mondo naturale attorno a noi, ma c'è anche un altro motivo per non sottovalutare il problema, un motivo di natura economica. Il punto è che, anche volendosene infischiare dei danni causati al pianeta, da un punto di vista economico non conviene ignorare le conseguenze di questo fenomeno. La perdita della biodiversità, infatti, richiederebbe delle grosse spese per sopperire ai danni che questa causerebbe. Un esempio pratico? Se si estinguessero le api e gli esseri umani non fossero disposti a rinunciare al miele o al processo di impollinazione dei fiori, quanto denaro, energia e strumenti tecnologici dovrebbero essere impiegati per portare a termine il lavoro di questi insetti? Come potrebbe lo sviluppo economico procedere nel migliore dei modi se molte preziose risorse dovessero essere spese per rimpiazzare ciò che si è distrutto?

Ecco perché un impegno nella preservazione della biodiversità può essere utile per difendere lo sviluppo economico a cui i paesi tanto tengono. Può sembrare un paradosso il fatto che salvaguardare la biodiversità sia un modo per sostenere quello sviluppo economico che spesso è proprio la causa del maltrattamento degli ecosistemi. Questa è una delle tematiche affrontate in un articolo di Nature che riflette sul perché il valore della biodiversità non è lo stesso del suo prezzo. L'articolo annuncia l'avvio di un progetto da parte del Regno Unito che si propone proprio di valutare i costi che rischia di comportare la perdita della biodiversità. Il report che fornirà questo studio, così difficile da condurre proprio perché esistono molti modi di valutare la natura, ha come scadenza il 2020, giusto in tempo per il convegno delle Nazioni unite sulla diversità biologica, che avrà luogo in Cina nell'ottobre dell'anno prossimo.

La preoccupazione riguardo alle ripercussioni sull'economia causate dalla perdita della biodiversità non è certo un tema nuovo. Ben 9 anni fa, infatti, l'ISPRA ha pubblicato, in collaborazione con l'università del Molise, uno studio dal titolo: Il valore economico della biodiversità e degli ecosistemi.

Il primo capitolo di questo studio si apre così:

Le società umane si sono sviluppate grazie alla biodiversità. Da essa dipendono per cibo, fibre, medicinali e tutte le altre risorse rinnovabili. Inoltre, la biodiversità è da sempre parte integrante dell’esperienza umana in termini di usi e tradizioni che nelle diverse parti del mondo costituiscono la grande e ricca varietà di identità dei popoli e delle comunità. La biodiversità influenza e condiziona il benessere umano, tanto nel presente quanto nel futuro.

Questa considerazione riguardo all'importanza della biodiversità costituisce già di per sé uno spunto di riflessione per iniziare ad aprire gli occhi.

Le considerazioni proposte spostano l'attenzione sul valore della biodiversità in modo interessante perché non ci si sofferma sul valore della biodiversità per sé, ma sul suo valore per altro da sé. Questo significa che anche se non si crede che ci sia qualcosa di essenzialmente inviolabile nella biodiversità, ciò non toglie che sia un elemento rilevante in diversi campi. Medico, culturale e anche economico.

Il benessere umano, insomma, dipende anche dalla stabilità degli ecosistemi. In che quantità la perdita di biodiversità influisce sul benessere umano? E come può essere calcolato questo valore? Si tratta di trovare un nesso tra risorse biologiche e risorse economiche e di capire come possono essere quantificati economicamente gli ecosistemi. A queste domande è ancora difficile dare una risposta, essendo necessario prendere in considerazione un numero estremamente alto di variabili.

Come evidenzia il rapporto dell'ISPRA, la biodiversità non può essere considerata un bene economico qualunque, e per questo necessita di particolari valutazioni. Quello che sembra trasparire, però, è che impegnarsi per conservare la biodiversità ha un costo minore rispetto a quello che richiederebbe sopperire alla sua scomparsa.

La scarsità di risorse biologiche, per essere fronteggiata, necessiterebbe di un aumento delle risorse economiche. La questione viene innanzitutto presa in considerazione valutando la biodiversità ambientale, genetica e delle specie. Preservare gli ambienti naturali, come i terreni e le foreste, è indispensabile per il reperimento delle materie prime, a cominciare dall'acqua, e per l'attenuazione delle emissioni dei gas serra. Per quanto riguarda le specie animali, dalla scarsità della biodiversità ne risente in primis il fenomeno dell'impollinazione, che è alla base della coltivazione di certi cibi e contribuisce in maniera sostanziale allo sviluppo dell'agricoltura. La diversità genetica, poi, è importante per la produzione dei medicinali, per lo studio sulla resistenza alle malattie e sulle capacità di adattarsi per sopravvivere. La grande varietà di specie e di geni fornisce insomma un enorme contribuito alla ricerca sui rimedi alle malattie in campo farmaceutico.

Come riporta l'articolo di Nature, anche il team della rete interazionale di ricerca sulla biodiversità, conosciuto come IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), sta intraprendendo una valutazione globale sul valore della biodiversità. Il suo lavoro ha come scadenza il 2022 e procederà considerando opinioni di studiosi di più discipline, compresi storici e filosofi, e raccogliendo i dati, le osservazioni e le criticità segnalate dalle popolazioni indigene delle zone dove la biodiversità sta scomparendo più drasticamente è dove diventa sempre più importante intervenire per salvaguardarla.

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