CULTURA

Blu – Un oceano di soluzioni

Un librone dedicato ai “marestri”, cioè gli abitanti del pianeta Mare. Ma anche agli Uomini liberi (scritto maiuscolo) e a tutti coloro che amano il “grande blu”. Ecco: quest’ultima recensione è per un libro sostanzialmente fotografico, che con centosettanta immagini e una dozzina di disegni spiega il mare, quel che sappiamo, quel che non sappiamo, e quel che abbiamo dato, troppo spesso, per scontato. Perché noi esseri umani abbiamo inventato la barca prima della ruota, il porto prima della strada, e lungo le vie dei mari abbiamo costruito i nostri imperi e le nostre civiltà. E poi le acque ricoprono la maggior parte della superficie del pianeta che abitiamo, ed è lì, ammollo, che è nata la vita. Eppure, dicono gli autori, oggi conosciamo meglio la superficie della Luna del fondale degli oceani, e continuiamo a considerare il mare, più che una risorsa e una riserva di soluzioni, un contenitore di animali buoni da mangiare e una pattumiera di capacità illimitata.

Gli autori sono due francesi ecologisti ed educatori all’ecologia, una navigatrice e un raccontatore del pianeta. Il loro obiettivo è mostrare i numerosi legami vitali che ci uniscono ai mari, ogni giorno, da quando esistiamo: l’oceano è il più grande produttore di ossigeno sul pianeta, il più importante regolatore del clima, il principale attore del ciclo dell’acqua, e nutre un essere vivente su tre. Fa anche un sacco di altre cose, tra cui alcune attuali, inattese e complesse: per esempio, molti dei nostri farmaci derivano dal mare e dal mare abbiamo copiato un sacco di idee in ambito tecnologico. A sfogliare queste pagine, poi, tra fotografie bellissime e box di testo (assai semplici, diciamo livello: scuole medie intelligenti) si scoprono un sacco di altre cose.

Per esempio: lo sapevate che la balenottera azzurra, nutrendosi di fitoplancton, cattura 33 tonnellate di CO2 all’anno, cioè l’equivalente di un anno di emissioni di una grande città? Quando poi muore, sprofonda nell’oceano, e trattiene con sé tutta quella CO2, per secoli. Per dirla poetica, come qui fanno i sommari: un respiro su due ci è regalato dal mare. Così come “mangiamo il mare” e “lavoriamo il mare”: 520 milioni di esseri umani nel mondo fondano l’intera propria vita sul mare. Però, d’altra parte, sfruttiamo eccessivamente il mare, lo impoveriamo, e non siamo ancora capaci di trarne l’energia che potrebbe regalarci, in maniera rinnovabile, per coprire il fabbisogno di tutti noi. E siamo abbastanza ignoranti, in fatto di mare: di 2 o 3 milioni di specie che presumiamo lo abitino, ne conosciamo solo 230.000.

Sfogliando queste pagine vi verrà voglia di andare a trovare gli indiani Cuna sull’isola Robeson nell’arcipelago di San Blas (Panama) o in Bretagna a vedere i resti dei villaggi vichinghi, mentre vi angoscerete a vedere le bidonville nella laguna di Lagos o le discariche nel mare del Belize. Però arriverete alle conclusioni preparati: l’oceano non ha bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno di lui. Lui, al più, ci tollera.

 

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