SCIENZA E RICERCA

In difesa delle seppie. Ricercatori e pescatori per la gestione sostenibile

All'inizio della primavera si avvicinano alle coste per riprodursi e depongono le uova sulle strutture disponibili sul fondale marino: in questi tratti di mare le seppie vengono pescate con attrezzi da pesca fissi, come nasse e cogolli, reti a trappola tipiche della laguna veneta. Oggi la seppia comune (Sepia officinalis), risorsa storica dell’Alto Adriatico, tra le principali catture della piccola pesca artigianale in mare e laguna, sta subendo un declino causato dai cambiamenti climatici e ambientali e dallo sfruttamento intensivo, poiché pescata in tutti gli stadi del suo ciclo vitale. Nel 2021, su Il Bo Live, nel terzo episodio della serie Adriatico, avevamo raccontato le prime fasi del programma Sepoline, avviato e condotto dal capofila CESTHA, istituto di ricerca di Ravenna, e dall'Università di Padova, con la collaborazione dei pescatori delle cooperative di Chioggia e Burano e di alcuni ristoratori e rivenditori dell'area di Chioggia. Il progetto, descritto in un articolo recente, raccoglie ora i frutti di un lavoro paziente e scrupoloso fatto di studio, azioni di intervento, relazione e dialogo.

In mare, durante le fasi di recupero delle reti, un buon numero di uova deposte - essenziali per ricostituire le popolazioni per la stagione successiva - può andare distrutto. E in laguna l’impatto riguarda anche i giovanili, appena schiusi dalle uova, in dialetto sepoline (da qui il nome del progetto), ribattezzate oro nero dai pescatori artigianali. Spiega la ricercatrice Emily Sepe, in prima linea nello sviluppo del progetto e co-autrice dello studio conclusivo: “Il paradosso della pesca artigianale delle seppie è che potrebbe, potenzialmente, possedere ottimi criteri di sostenibilità. Nell’Alto Adriatico viene praticata principalmente in modo artigianale utilizzando attrezzi da posta fissi con un minor impatto sull’ambiente e altamente selettivi, quindi in grado di escludere le specie che non si vogliono catturare. Il ciclo naturale della seppia si conclude dopo la deposizione e, dunque, pescare gli adulti post-riproduzione ha un impatto minore. Per trovare una soluzione condivisa, che tuteli sia le seppie che i pescatori, alcuni operatori ittici e ricercatori scientifici si sono uniti con lo scopo di provare a rendere maggiormente sostenibili le attività di pesca”.

La relazione con i pescatori, nutrita con cura e costanza dai ricercatori della stazione idrobiologica di Chioggia dell'Università di Padova, ha permesso di strutturare un programma basato su dialogo e azioni concrete e condivise. I pescatori sono diventati protagonisti del progetto, acquisendo sempre più consapevolezza in termini di tutela e gestione delle uova.

In mare e in laguna sono stati posizionati collettori di uova realizzati con materiale biodegradabile, dalla corda di canapa o juta ai rami della pianta di alloro usata nella tradizione dai pescatori stessi per attrarre le seppie nelle nasse. Queste strutture sono in grado di simulare le superfici scelte dalle seppie per la deposizione, prima che queste vengano pescate, e garantiscono così il compimento del ciclo biologico della specie senza limitare l’attività di pesca. "Nei picchi, i collettori hanno ospitato 6581 uova in laguna e 19676 in mare - spiegano i ricercatori -. Non solo sono stati sfruttati dalle seppie per deporre le uova lungo tutta la stagione riproduttiva, ma l’85% delle uova deposte su ciascun collettore è arrivato alla schiusa. Un buonissimo risultato considerando i normali processi di predazione”.

Le uova deposte sono state poi monitorate con l’obiettivo di verificare il successo della schiusa. Parallelamente, una parte delle uova deposte sugli attrezzi è stata recuperata manualmente e impiegata in uno studio pilota per testare un programma di schiusa in ambiente controllato e di allevamento a fini del ripopolamento. "Per garantire che queste buone pratiche abbiano una sostenibilità nel tempo, è stato creato un label, un marchio, in grado di rendere riconoscibile il prodotto dei pescatori virtuosi. Questa azione è stata testata lungo la filiera locale dei prodotti ittici, coinvolgendo nell’esperimento ristoranti e pescherie della zona e i risultati sono stati ottimi: circa il 97% dei consumatori coinvolti ha espresso preferenza nell’acquisto di prodotti abbinati a un marchio di sostenibilità”.

Il progetto è stato suddiviso in fasi, le prime due realizzate nel 2021, l'ultima nel 2022. Quello che serve ora è un’azione capillare, concludono i ricercatori e le ricercatrici: “L'implementazione delle azioni di mitigazione e la filiera corta su ampia scala necessiterebbero di uno sforzo sinergico in grado di coinvolgere i diversi portatori di interesse, le relative amministrazione e gli enti territoriali: per esempio, la capitaneria di Porto, per l'individuazione delle aree a mare per deporre i collettori ed eventuali aree di schiusa, il mercato ittico di Chioggia per il riconoscimento e la tutela del prodotto venduto con il marchio, le cooperative dei pescatori".


Implementing a fishery improvement programme to manage the common cuttlefish (Sepia officinalis) in artisanal sea and lagoon fisheries: The case study of the Chioggia’s fleet

Le autrici e gli autori: Emily Sepe, Federica Poli, Federico Calì, Simone D'Acunto, Carlotta Mazzoldi, Matteo Barbato.

Il progetto vede capofila il Centro Sperimentale per la Conservazione dell'Habitat (CESTHA) di Marina di Ravenna con il Dipartimento di Biologia dell'Università di Padova. Hanno collaborato il Dipartimento di Ecologia Marina Integrata (EMI) - Centro Marino di Genova (GMC) - Stazione Zoologica Anton Dohrn - Istituto Nazionale di Biologia Marina, Ecologia e Biotecnologie, Villa del Principe, Genova; il Centro per l'ecologia e la conservazione, Università di Exeter, Penryn Campus, Cornovaglia, Regno Unito; l'Istituto per le risorse biologiche marine e le biotecnologie (IRBIM) - Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) di Ancona; il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell'Università di Bologna; il Consorzio Interuniversitario Nazionale per le Scienze Marine (CoNISMa) di Roma; il National Biodiversity Future Center (NBFC) di Palermo.

I ricercatori ringraziano per la collaborazione i pescatori di Chioggia, Enzo Gioacchina Boscolo, Luca Carisi, Daniele Busetto, Eros Grego, e i pescatori della Cooperativa San Marco di Burano, Domenico Rossi, Ivan Bognolo, Paolo Tagliapietra, Ivano Costantini, Alessio Bognolo.


Approfondimenti pubblicati precedentemente su Il Bo Live:

Leggi Adriatico. Fragilità, tutela e conservazione

Guarda il terzo episodio della serie Adriatico


Leggi Scienza e Arte: uova di seppia e graphic novel

Guarda il video DALLA PARTE DELLE SEPPIE

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