SOCIETÀ

Bolsonaro ha vinto grazie a calcio e religione

Il 28 ottobre 2018 Jair Bolsonaro è stato eletto nuovo presidente del Brasile col 55,13% dei voti. La sua è stata una campagna elettorale molto seguita dai media di tutto il mondo, che ha acceso l’attenzione sul Brasile ma soprattutto su questo candidato “particolare”. Bolsonaro è un politico che possiamo definire, per usare un eufemismo, controverso. Favorevole alla dittatura militare, si lascia spesso andare a dichiarazioni omofobe, misogine e razziste, ed è convinto che “i problemi del paese non possono essere risolti con la democrazia”. L’ascesa del nuovo presidente è stata messa in relazione con il crescente sentimento populista, ma la sua fortuna si deve in parte anche all’appoggio del mondo del calcio.

Bolsonaro e il mondo del calcio

Il calcio in Brasile è una materia di interesse nazionale, e spesso squadre, giocatori e tifoserie intrecciano i loro messaggi con quelli politici. La campagna elettorale di Bolsonaro ha visto come protagonisti molti giocatori verdeoro, sia in attività che grandi campioni del passato, che hanno sostenuto attivamente il suo percorso con foto, post sui social e saluti militari.

Felipe Melo con una maglia che chiarisce il concetto, Rivaldo coi colori carioca e lo slogan "Bolsonaro Presidente", Ronaldinho si fotografa con la maglia numero 17, il codice elettorale di Bolsonaro

Tra quelli in attività probabilmente il calciatore-supporter più in vista è Felipe Melo, centrocampista con un trascorso di un certo peso in Italia (Fiorentina, Juventus e Inter). L’attuale capitano del Palmeiras, fresco vincitore dello scudetto, durante i recenti festeggiamenti non ha nascosto la gioia di avere in campo il neo presidente. Ma non mancano gli esempi tra gli ex di lusso, come Ronaldinho e Rivaldo, entrambi vincitori del Pallone d’oro. Questi due campioni, che hanno conosciuto le loro migliori stagioni al Barcellona, sono stati “allontanati” dal club blaugrana da eventi promozionali e match di “vecchie glorie”, proprio a causa del loro appoggio al neo presidente. Una delle poche voci fuori dal coro è quella di Juninho Pernambucano, ex centrocampista dal piede fatato, che in un'intervista all'edizione brasiliana de El Paìs ha espresso la sua distanza dalle posizioni di Bolsonaro e da quelle dei suoi colleghi che l'hanno appoggiato: "Mi arrabbio quando vedo un giocatore ed ex giocatori di destra. Veniamo dal basso, siamo cresciuti col popolo. Come possiamo schierarci dall'altra parte? Hai intenzione di sostenere Bolsonaro, fratello mio? "

Calcio, religione, populismo

Le componenti calcistica e politica si combinano in questo caso con un altro elemento: quello religioso. “La relazione tra calcio e Bolsonaro riguarda la costruzione di un immaginario patriottico e religioso allo stesso tempo – ha raccontato Paolo Demuru, professore di semiotica all’Universidade Paulista e studioso di relazioni tra calcio e politica. In Brasile recentemente c’è un grande fermento dell’evangelicalismo e delle chiese neo pentecostali, e molti calciatori hanno cominciato a manifestare più direttamente la loro fede: basta pensare ad esempio a Neymar, ogni volta che segna si inginocchia e alza le braccia al cielo".

Religione, calcio, populismo. Questi tre ambiti si mescolano e vengono rielaborati nell’immaginario creato dal nuovo presidente. Lo slogan della sua campagna è un riassunto efficace di questa strategia: “Brasile sopra ogni cosa, Dio sopra tutti”: “La prima cosa che ha fatto Bolsonaro dopo la vittoria – aggiunge Paolo Demuru – è stata una preghiera di ringraziamento. Moltissimi calciatori, oltre all’appoggio politico, riprendono il linguaggio di Bolsonaro, in chiave religiosa”.

Festeggiare lo scudetto con un saluto militare. Fatto.

“È difficile calcolare quanto peso effettivo abbia avuto il supporto ricevuto dal mondo del calcio – continua Paolo Demuru – ma rimane il fatto che i calciatori in Brasile sono personaggi molto popolari: questa relazione che Bolsonaro ha costruito, mettendo assieme Dio e patria, passa fortemente attraverso l’immaginario calcistico”.

Anche questa volta il calcio ha avuto un ruolo importante rispetto ai fatti politici brasiliani. In passato era già successo, sia coi tentativi della dittatura di sfruttare i successi della nazionale, sia dall'altro lato con l'esperienza della Democrazia corinthiana, che aveva trasformato il futebol in un messaggio di protesta contro l'oppressione, utilizzando la sua formula dell'auto organizzazione dentro e fuori dal campo come simbolo di impegno e resistenza civile. Il lavoro di Bolsonaro alla presidenza comincerà nel 2019 e rimaniamo in attesa di capire cosa cambierà in un paese così complesso come il Brasile, che si prepara ad essere guidato da un politico così controverso.

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