CULTURA

Al centro dell'attenzione, il naso nell'arte

Se Pinocchio di Collodi narra le avventure (e disavventure) di un burattino con un naso fin troppo evidente, e in continua crescita a causa delle molte bugie, Il naso di Gogol' racconta l'incredibile storia del maggiore Kovalèv che, improvvisamente e inspiegabilmente, si ritrova con uno spazio vuoto al centro della faccia. Il suo naso è infatti scomparso e pare se ne vada in giro per le strade della città con il grado di consigliere di Stato. Una vera e propria denastatio che disorienta lo sfortunato protagonista. "Dio mio! Dio mio! Perché mai una simile disgrazia?", si chiede, tra sospiri e sospetti, rientrando a casa dopo una giornata di ricerche della sua parte mancante. "Fossi senza un braccio o senza una gamba, sarebbe meglio; fossi senza orecchie, sarebbe brutto e tuttavia sempre più sopportabile; ma senza naso lo sa il diavolo che cos’è, un uomo: uccello non è, cittadino nemmeno, è solo qualcosa da prendere e buttar fuori della finestra! E magari me l’avessero mozzato in guerra o in un duello o fossi stato io stesso la causa di ciò, ma è sparito senza un motivo, è sparito senza un perché, così! Ma no, non può essere!".

Di denastatio (ma non solo), in riferimento a nasi scolpiti, volontariamente asportati o misteriosamente scomparsi, scrive Caro Verbeek nel libro Sul naso. Una storia culturale, saggio recentemente pubblicato da Il Saggiatore, "una odissea nasale" che attraversa la storia dell'arte mondiale per raccontare il nostro rapporto millenario con la parte del corpo che sta letteralmente sotto ai nostri occhi, il cui senso -l’olfatto- viene a torto sottovalutato, ma a cui - in tempi antichissimi - vennero attribuiti poteri soprannaturali. Dopo aver dedicato un capitolo alla Nasoteca, ovvero la collezione dei nasi, l'autrice sposta l'attenzione dalla grande quantità e varietà alla totale assenza: "Come la maggior parte delle cose nella vita, scopriamo che qualcosa ci manca quando non l’abbiamo più - scrive -. In passato i nasi non scomparivano sempre per caso dalle statue e dai ritratti. Perciò è molto utile studiare i nasi mancanti, se intendiamo scoprirne il significato nel corso della storia".

Tra le opere che si ricordano per questa 'ingombrante' assenza spicca la Sfinge di Giza. Ci si chiede se la denastatio sia il motivo della scomparsa del più grande naso scolpito di tutti i tempi. “Il fine era quello di privare il possessore dei suoi poteri soprannaturali? [...] Questo leone con testa di faraone domina tre piramidi sulla sponda destra del Nilo da ormai cinquemilacinquecento anni. Questa monumentale scultura, tra le più antiche della Terra, misura 73 metri di lunghezza, 19 di larghezza e 20 di altezza. Ciò significa che il suo naso doveva misurare almeno 2,5 metri (circa un metro in più di quello della Statua della Libertà). L’ampiezza era all’incirca di un metro da narice a narice". E l'autrice continua: "Attualmente non possiamo più immaginarcela con il naso [...] Molti ritengono che il gigantesco organo olfattivo sia semplicemente crollato a causa del tempo e delle condizioni atmosferiche. Con un tonfo relativamente delicato avrebbe smosso la sabbia del deserto plasmandovi una piccola conca prima di sbriciolarsi. Trovo molto attraente l’idea che qualcuno sia stato il primo a notare il naso mancante. L’avrà colto con la coda dell’occhio?".

“Nessun’altra parte del corpo è così prominente e nessun altro senso è tanto sottovalutato quando si parla delle sue capacità perché, in effetti, abbiamo un ottimo olfatto”. Lo sapeva bene Leonardo Da Vinci (1452 - 1519) che delle sue doti di “profumiere” si vantava. Così Michelangelo (1475 - 1564) dotato di un olfatto eccezionale nonostante il naso maciullato da un cazzotto assestato in piena faccia dall’amico Pietro Torrigiano che, in un momento di rabbia, gli fece sentire “ossa e cartilagine sbriciolarsi come un biscotto”. 

Nel tempo il rapporto con il naso è cambiato, così il nostro sguardo verso i nasi altrui, ora in carne e ossa ora dipinti, come il lunghissimo Naso di Alberto Giacometti (1901 - 1966) o il naso "scomposto" di Dora Maar nel ritratto di Pablo Picasso (1881- 1973). O ancora quelli di Andy Warhol che mostrano il prima e il dopo di un profilo trasformato da un intervento di chirurgia plastica.

Nell'osservazione di un volto, che magari vediamo per la prima volta, il naso salta subito all'occhio: piccolo, grosso, adunco, a sella, camuso, all’insù, con le narici nascoste. Se oggi la chirurgia plastica è arrivata a definire un'unica idea di 'bello' - con l’ossessiva attenzione verso un naso femminile che si vorrebbe sempre più piccolo e sottile e a cui si contrappongono note e ispiranti eccezioni come Barbra Streisand e Lady Gaga, fiere portatrici di nasi importanti -, nel saggio l'autrice olandese attraversa le epoche, partendo dall'antichità classica, per ritrovare le tracce della relazione con una parte mai invisibile del nostro corpo, capace di stravolgere e ridefinire i canoni estetici. "Questo libro - scrive Verbeek - cerca di trovare risposte alla caduta in disgrazia del naso (grosso), ma anche di scoprire cosa abbia ispirato alla collettività l’idea di prendere il naso come indice del carattere. Vi si incontrano numerose celebrità […] Anche gli argomenti sono quanto mai vari, dall’amore alla letteratura, alla politica, alla chirurgia plastica e all’arte. Non vengono tralasciati nemmeno fenomeni scomodi, ma essenziali, come il sessismo e il razzismo".

Se Michelangelo si vergognava del suo naso, Federico da Montefeltro (1422-1582) ne andava fiero, tanto che il suo profilo, ritratto insieme a quello di Battista Sforza da Piero della Francesca, ha attraversato la storia dell’arte. Eppure quel che ammiriamo non è certo un naso che potremmo oggi definire perfetto: il condottiero si era fatto asportare una parte del ponte nasale per aprire il campo visivo dopo aver perso un occhio in un duello. Ma la forma del suo naso, precisa Verbeek, “testimoniava il suo coraggio”.

Il naso più seducente resta quello di Cleopatra VII (69-30 a.C.), sovrana ingegnosa e potente. Del suo organo olfattivo scrisse il matematico Blaise Pascal (1623-1662): “Se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, tutta la faccia della Terra sarebbe cambiata”. Sulla grandezza di quel naso ancora si dibatte. Le opinioni sul suo vero aspetto sono molte, contrastanti e mai definitive, ma nella letteratura viene elogiato persino da Shakespeare ne esalta la bellezza della sovrana in Antonio e Cleopatra. 

Ferdinando I delle Due Sicilie, siamo alla fine del Settecento, aveva un naso estremamente riconoscibile e per questa sua caratteristica venne soprannominato dal popolo Re Nasone. Non solo grande, il naso era enorme. Lo si può ammirare nel dipinto di Anton Raphael Mengs dove appare “non solo lungo ma anche fornito di una punta carnosa imponente che (probabilmente per la forza di gravità) pende verso il basso”. In sua memoria e onore, a Soragna, per diversi anni, tra il 1966 e il 1985, si è tenuta una competizione “in cui il possessore della più formidabile proboscide veniva incoronato Re nasone”. E il concorso prevedeva anche la ricerca di una regina. Enormi nasi regali esibiti con orgoglio.

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