CULTURA

Le gocce di pioggia, un battito di ciglia: la fotografia di Saul Leiter

Oltre l'eleganza del bianco e nero, ciò che fa innamorare della fotografia di Saul Leiter è il colore: un’intima poesia visiva capace di sfumare la scena, renderla morbida, trasformarla in un sogno color pastello. Sono atmosfere evanescenti in cui la vita viene trattenuta solo per un istante, un battito di ciglia, per poi scivolare via, come un ricordo oltre lo scatto. 

Le gocce di pioggia sulla finestra (o sull’obiettivo) non definiscono il contesto, lo mantengono sfocato, lasciando solo intuire quel che resta fuori: profili appena accennati, dettagli di gambe in movimento, figure fotografate di spalle o nascoste sotto grandi ombrelli in una di quelle giornate di pioggia lieve, strade umide e vapore che sale dai tombini tanto amate da Leiter stesso. 

Ritratti di muse e amanti a parte (nudi in bianco e nero scoperti cinque anni dopo la sua morte, avvenuta nel 2013), i volti e le identità che attraversano i suoi scatti non sono riconoscibili, mai al centro della storia. A Leiter interessa il margine, lo sguardo laterale, il riflesso, il frammento, il passaggio segreto.

“Le immagini di Leiter sono forme brevi, frammentate, come annotazioni di realtà realizzate con una maestria e una metrica che ricordano gli haiku”. Curata da Anne Morin, la mostra Saul Leiter. Una finestra punteggiata di gocce di pioggia, ora al Centro culturale San Gaetano di Padova, propone un allestimento che favorisce la partecipazione e permette di immergersi in atmosfere intime, esplorate attraverso la fotografia e la pittura, facendo esperienza di bellezza, a partire da emozioni familiari, che a tratti commuovono. Sono esposti 126 fotografie in bianco e nero (tra stampe vintage e moderne) e 40 a colori, 42 dipinti, cinque riviste originali dell’epoca, un video condiviso dalla curatrice in apertura e un prezioso documentario in chiusura, in cui è lo stesso Leiter a raccontarsi. “Cosa fa la differenza negli occhi di Saul Leiter? - si chiede Morin -. Prima di tutto il fatto che sia un pittore”.

Dipingere, fotografare

Nato nel 1923 a Pittsburgh, Saul Leiter è figlio di un rabbino, un padre dalla forte personalità che per lui traccia un preciso destino, un percorso teologico che però non viene intrapreso dal figlio. Il giovane Saul sceglie la strada dell'arte e, nel 1946, si trasferisce a New York per dipingere, entrando in contatto con artisti come Richard Pousette-Dart e W. Eugene Smith. Cerca la sua strada. Inizia a lavorare come fotografo di moda ma resta segnato dall'ombra lunga di una figura paterna ingombrante, che gli lascerà addosso la sensazione di non essere mai completamente all'altezza. Una incertezza rispetto al proprio talento che lo rende umanissimo e fa sedimentare la sua riservatezza, nutrendo un carattere schivo, da antidivo, mai interessato alla fama: preferisce restare defilato e, anche per questo, nel corso della sua carriera stamperà pochissimi dei suoi lavori, lasciandone la maggior parte in negativo e nascondendo cosi, ai più, il suo immenso archivio e l’aspetto più intimo e puramente artistico della sua produzione. 

In Leiter convivono due anime, quella del fotografo e quella del pittore. “La fotografia consiste nel trovare cose. La pittura è diversa. Si tratta di creare qualcosa", diceva, dimostrando di voler percorrere entrambe le strade, per farle dialogare e convergere. Sperimenta con pellicole Kodachrome 35 mm già a partire dagli anni giovanili, ritraendo amici, passanti e scorci nei dintorni della sua casa dell’East Village. Dopo il periodo di successo nella fotografia di moda, per decenni, di lui non si parla più, fino al 2006 con la pubblicazione della monografia Early Color che lo rilancia, consacrandolo pioniere della fotografia a colori.

New York

Tra scatti rubati con garbo - senza alcuna invadenza - a gente comune e di passaggio e dettagli urbani minimi, Leiter presenta una New York inedita, più intima, meno rumorosa. “Si divertiva con ciò che vedeva. Non era interessato al carattere egemonico di New York o alla sua mostruosa modernità“, spiega la curatrice. “Inventava giochi ottici, intrecci di forme e piani che nascondono e rivelano ciò che giace negli intervalli, nelle vicinanze, nei margini invisibili".

Mentre i suoi contemporanei catturano la grandezza e la rincorsa della New York degli anni Cinquanta, Leiter rallenta, cerca i dettagli, senza clamore e senza fretta, trasforma la quotidianità in composizioni intimiste, offre altri punti di vista, tra realtà e astrazione. “Non ho una filosofia. Ho una macchina fotografica. Guardo attraverso la macchina fotografica e scatto foto. Le mie fotografie sono la minima parte di ciò che vedo che potrebbe essere fotografato. Sono frammenti di possibilità infinite". 


Saul Leiter. Una finestra punteggiata di gocce di pioggia

a cura di Anne Morin

realizzata da Vertigo Syndrome, in collaborazione con diChroma photography

Centro culturale San Gaetano, Padova

dal 15 novembre 2025 al 25 gennaio 2026

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