Divulgare o divagare? Intervista a Magda Stanová
Conferenze, simposi e lezioni universitarie sono tradizionalmente considerate opportunità preziose per imparare qualcosa di nuovo, approfondire temi che appassionano e incontrare persone provenienti da diversi ambiti di studio e ricerca. Si tratta insomma di occasioni in cui prestare attenzione sembra fondamentale. Eppure, ci sono alcuni aspetti che contraddistinguono l’organizzazione di questi eventi che possono rendere difficile l’ascolto condiviso: tra questi, la necessità di stare fermi e seduti per molto tempo, rivolti sempre nella stessa direzione, con poco tempo per riprendere fiato tra una lezione e l’altra.
Per quanto ci sforziamo, quindi, può essere difficile mantenere la concentrazione dall’inizio alla fine. Può capitare, purtroppo, che dopo cinque minuti dai saluti di apertura, stiamo già pensando a cosa mangeremo per cena o ai regali di Natale che dobbiamo ancora comprare. Altre volte, invece, la nostra attenzione è ciclica. Ciò succede, per esempio, quando l’argomento della lezione ci colpisce e fa nascere in noi riflessioni parallele, che ci portano a perdere temporaneamente il filo del discorso, per poi ritrovarlo, perderlo di nuovo, e così via.
Secondo Magda Stanová – visual artist e ricercatrice all’Accademia delle Belle Arti di Praga – è proprio questo lo scenario più comune e, in un certo senso, il più interessante. Per raccontarlo ha ideato una lecture show – un tipo di spettacolo che unisce performance e divulgazione – intitolata Mind wandering during lectures, che attraverso su un’efficace combinazione di racconto e disegno descrivecon ironia e precisione diverse situazioni in cui è difficile non immedesimarsi.
Abbiamo raggiunto Stanová al Convegno nazionale di comunicazione della scienza della Sissa di Trieste, dove ha tenuto la sua lecture show mercoledì 3 dicembre 2025. “Mi incuriosiva approfondire un fenomeno di cui io ho fatto esperienza molte volte durante i convegni scientifici, immaginando che lo stesso potesse valere per altre persone”, ci ha raccontato. “Ho ritenuto che questa idea si adattasse meglio a un formato visivo che a uno testuale. A volte, attraverso i disegni, si riescono a capire aspetti che è difficile spiegare a parole”.
Uno degli scenari tipo descritti dall’artista è quello in cui un relatore parla e le persone che ascoltano restano concentrate fino al momento in cui una frase, un concetto o una fotografia accende la loro immaginazione, allontanandole mentalmente dall’argomento trattato. Una domanda del tipo: “mi state seguendo?”, pronunciata dal relatore, le richiama temporaneamente all’ordine prima che la complessità o la monotonia del discorso facciano nuovamente svanire l’attenzione.
Per gentile concessione di Magda Stanovà
Qualcosa di simile può avvenire anche nel corso di una lunga giornata di conferenze o lezioni, quando si resta talmente colpiti da un intervento da continuare a rimuginarci sopra anche durante quello successivo, oppure si presta attenzione solo alla prima lezione del mattino – quando si è ancora freschi e riposati – senza riuscire a seguire davvero quelle successive. D’altronde, siccome i convegni generalmente hanno un programma molto fitto di eventi, il tempo che rimane a disposizione per pensare effettivamente a quanto si è ascoltato e, quindi, interiorizzarlo, può essere insufficiente.
Anche alcune scelte adottate dai relatori e dalle relatrici durante le presentazioni possono influire sul livello di attenzione del pubblico. Spesso, osserva Stanovà, le slide di PowerPoint, anziché supportare il discorso, diventano fonte di distrazione perché contengono testi troppo lunghi non sincronizzati con le parole del relatore oppure scorrono così in fretta da lasciare il pubblico disorientato.
Per gentile concessione di Magda Stanovà
A tutto ciò si aggiunge l’importanza, per chi tiene una conferenza, di rispettare i tempi previsti. Alcuni relatori temono di finire troppo presto e si ritrovano a corto di parole, mentre altri sforano, cercando fino all’ultimo di “piazzare” la conclusione nel punto giusto, come in una partita di curling in cui basta un minimo errore per arrestare la stone troppo avanti o troppo indietro rispetto al centro della house.
Per gentile concessione di Magda Stanovà
Qualunque sia la ragione per cui, durante una conferenza o una lezione, la mente prende il largo, Stanová mette in discussione l’idea che ciò sia necessariamente un male. Tutto, infatti, dipende dal motivo per cui si inizia a divagare. Se ci distraiamo perché un’idea ha acceso il pensiero e ci ha portati a riflettere, stiamo davvero commettendo un errore? Bisogna per forza concludere che qualcosa, in quella conferenza, non ha funzionato a dovere? D’altronde, riflette l’artista, anche quando leggiamo un libro può accadere che il contenuto del testo accenda la nostra immaginazione, portandoci meccanicamente a scorrere le pagine fino al momento in cui ci fermiamo e ci chiediamo: “ma cosa ho appena letto?”.
“A volte le idee migliori nascono proprio quando si lascia la mente libera di correre”, osserva Stanová. “Può capitare, infatti, di ascoltare in una conferenza qualcosa di interessante che accendere l’ispirazione e fa nascere idee che possono o meno avere a che fare con l’argomento di cui si tratta”.
Certo, prosegue l’artista, “non sempre la disattenzione innesca un processo creativo. A volte, infatti, si perde la concentrazione perché la lezione è troppo complessa, noiosa, oppure ci si sente assonnati”. In ogni caso, sottolinea Stanová, esistono dei modi per incoraggiare il pensiero libero durante l’organizzazione di conferenze e convegni. “Proprio come gli interventi radiofonici sono inframezzati da qualche minuto di musica, allo stesso modo si potrebbero garantire più momenti di pausa tra una lezione e l’altra” per dare alle persone il tempo di riflettere su ciò che hanno ascoltato e imparato.
Infine, osserva Stanová, la disattenzione durante un evento di divulgazione può cogliere in fallo anche i relatori stessi. Questo rischia di avvenire soprattutto durante le tavole rotonde in cui, a causa dei tempi stretti o della volontà di esprimere la propria opinione, le persone sul palco faticano ad ascoltarsi davvero tra loro. Casi simili avvengono quando chi sta parlando perde il filo del discorso e inizia perciò a divagare ad alta voce, senza sapere come concludere.
Paradossalmente, è proprio in quel momento che spesso un pubblico disattento torna a prestare attenzione, avendo percepito che il discorso non fila come dovrebbe. Per questo, citando una performance dell’artista Daniel Yovino, Stanová consiglia a chi tiene una lezione o una conferenza di avere sempre pronta una “emergency conclusion card”: una frase conclusiva efficace da tenere sempre a mente, adatta a chiudere dignitosamente il discorso e riallineare, almeno sul finale, i pensieri di chi parla e di chi ascolta.