SCIENZA E RICERCA

Collezione Guggenheim e Cnr: un piano di conservazione preventiva dell'arte

Monitoraggio delle condizioni ambientali, analisi della qualità dell’aria e studio del flusso di visitatori sono le principali azioni che caratterizzano lo studio condotto dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), grazie all’Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc) e l’Istituto per le applicazioni del calcolo Mauro Picone (Iac), in collaborazione con il dipartimento di conservazione della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia all’interno delle sale di Palazzo Venier dei Leoni, storica sede del museo veneziano. Un intervento avviato nel luglio scorso e tuttora in corso che permetterà di predisporre un piano di conservazione preventiva per la salvaguardia delle opere della collezione. L’approccio interdisciplinare allo studio dell’interazione tra l’ambiente e le opere ospitate nelle sale del museo vede coinvolte diverse professionalità, tra tutti i soggetti coinvolti - chimici, fisici, matematici e ingegneri –sinergicamente concentrati sullo stesso obiettivo: la tutela del patrimonio conservato nel museo.

Cristiano Riminesi (Cnr-Ispc), specializzato nello studio e nello sviluppo di tecniche e metodologie per la conservazione dei beni culturali, spiega a Il Bo Live: "L'Istituto di Scienze del patrimonio culturale del Cnr si offre come riferimento nella conservazione e nello studio del patrimonio culturale sia dal punto di vista architettonico che archeologico – spiega a Il Bo Live -. Tra le nostre attività vi sono anche quelle che prevedono la collaborazione con i musei: il rapporto con la Guggenheim rientra in questo quadro di interventi. La collezione veneziana è tra i musei più importanti per quanto riguarda l'arte moderna e contemporanea: al suo interno vi sono opere che potremmo definire nuove dal punto di vista di studio materico e di fenomenologie di alterazione e degrado. A tal proposito, da qualche anno, esiste un filone di ricerca che si occupa proprio di questo tipo di opere. Luciano Pensabene, a capo del dipartimento di conservazione della Collezione Guggenheim, ha promosso la collaborazione al fine di ottenere il quadro più esaustivo possibile dell'interazione tra ambiente e opere".

"La maggior parte delle opere presenti alla Guggenheim sono polimateriche - precisa Riminesi -, sono conservate negli spazi interni del museo, anche se ne troviamo anche all'esterno, e possono essere soggette a degrado intrinseco del materiale oppure a un degrado legato a una particolare esposizione all’ambiente in cui si trovano. La prima azione è mirata alla valutazione dell’ambiente, la conoscenza di eventuali escursioni di temperatura o umidità nelle sale, che possono essere fautrici o precursori di meccanismi di alterazione sulle opere. Poi, abbiamo ragionato su eventuali collegamenti tra queste variazioni termo-idrometriche e l’affluenza dei visitatori: il museo è molto frequentato e, quindi, i colleghi matematici dell'Iac hanno studiato i flussi dei visitatori e il loro tempo di permanenza nelle sale, per poter confrontare questi dati con le variazioni termo-idrometriche e per consentire una migliore fruizione della collezione valorizzandola nella sua interezza. La qualità dell'aria non si lega solo alla valutazione della temperatura e dell'umidità: dipende anche da quello che c'è, appunto, nell'aria dal punto di vista di polveri, del particolato. Ora, a Venezia non ci sono le auto ma comunque ci sono i battelli, con motori a combustione che possono essere sorgenti di particolato, polveri e particelle che possono arrivare all'interno del museo e dunque devono essere considerate nel bilancio della qualità dell’aria. Tra i composti volatili potenzialmente presenti, lo studio è rivolto alla comprensione dell'effetto dei VOC (Volatile Organic Compounds), che ci comunque sono ovunque presenti: capire come e quanto possano influire sulla conservazione è un altro aspetto fondamentale di questo studio”.

Ma cosa sono i VOC? “Sono inquinanti a livello gassoso: stiamo monitorando, in particolare, acido cloridrico, acido nitrico, acido nitroso, biossido di azoto, ossidi di azoto, ammoniaca, acido acetico, acido formico e formaldeide. Tutti questi parametri, insieme al controllo dell'anidride carbonica all'interno delle sale, vengono monitorati con sensori messi a punto dagli istituti del Cnr".

L'attività di ricerca è in corso, i primi risultati si avranno tra marzo e aprile prossimi. I risultati permetteranno di avviare strategie per migliorare ancora di più le strategie di conservazione, "già di altissimo livello [...] perché trovare interlocutori così attenti, sensibili e preparati non è facile": la Collezione Guggenheim rappresenta un caso quasi unico e il progetto si può, in tal senso, considerare pilota. “Esiste una normativa in fase di studio, a livello europeo, da parte del CEN (European Committee for Standardization), ente di normazione europeo: è un argomento noto, che suscita grande interesse, ma ancora non standardizzato. Il Cnr fa parte di queste commissioni: per promulgare norme e linee guida è necessario conoscere il problema, approfondire l'argomento e comprendere le esigenze di chi gestisce i musei proponendo soluzioni e pratiche concrete, realizzabili".

Quali sono le azioni concrete di conservazione che si potrebbero mettere in atto, dopo aver raccolto i dati, nella seconda fase del progetto? "Qualora dovessero essere riscontrate anomalie dal punto di vista di qualità dell’aria, e dopo aver compreso il reale impatto dell'affluenza dei visitatori sulla qualità dell'aria, potranno essere regolamentati i flussi di visitatori piuttosto che l’impianto di climatizzazione. Inoltre, sono allo studio soluzioni tecnologiche per mitigare l’esposizione delle opere ai fattori ambientali attraverso la realizzazione di particolari teche e vetrine espositive per riuscire a creare un buffer tra ambiente esterno museale e quello interno della vetrina nel quale è conservata l'opera. Il Guggenheim di Venezia ha già un piano di conservazione della Collezione che viene sempre aggiornato e migliorato e dal quale nasce la collaborazione con il Cnr. L’auspicio è che questo modello operativo possa essere esportato in altre realtà, esistono situazioni/contesti per i quali invece le opere sono esposte all'aria”.

Questa sperimentazione veneziana, conclude Riminesi, “rappresenta per noi un'occasione per studiare e definire dei protocolli, linee guida o best practice per riuscire ad aiutare, così, i conservatori dei musei a superare e gestire questo tipo di criticità", prendendo la Guggenheim come esempio virtuoso. "Non sembrano esserci rischi particolari per la collezioni veneziana, ma i risultati raccolti permetteranno di attuare eventuali miglioramenti e adeguamenti”.

La campagna attualmente in corso per determinare i principali inquinanti gassosi riguarda le sale in cui sono esposti alcuni capolavori come Paesaggio con macchie rosse, n. 2 di Vasily Kandinsky del 1913 e La donna luna di Jackson Pollock, del 1942, le teche in cui sono conservate le sculture Dinamismo di un cavallo in corsa + case di Umberto Boccioni del 1915 e Testa a conchiglia di Jean (Hans) Arp del 1933.

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