UNIVERSITÀ E SCUOLA

Come conciliare sostenibilità ambientale e giustizia sociale: nasce l'OSES

L’Agenda 2030 dell’Onu individua 17 obiettivi di sostenibilità che da ormai 6 anni “rappresentano una bussola per porre l'Italia e il mondo su un sentiero sostenibile”, si legge sul sito dell’Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile. I Sustainable Developments Goals (SDGs) mirano a sconfiggere la povertà, garantire a tutti un’istruzione di qualità, offrire energia pulita e accessibile a tutti. Ma come è possibile declinare questi obiettivi così ampi e generali nelle politiche di sviluppo territoriale? E come è possibile monitorare l’impatto delle politiche attuate a livello locale sulla realizzazione di quegli obiettivi di sostenibilità?

L’università di Padova ha scelto di investire sulla nascita dell’Oses, un osservatorio su sostenibilità, eguaglianza e giustizia sociale, che mira a facilitare l’integrazione delle politiche pubbliche in tema di sostenibilità, sia lungo la dimensione verticale che va dalla Commissione Europea alle amministrazioni comunali, sia sulla dimensione orizzontale, tramite il confronto e la messa in rete di diversi attori pubblici e privati a livello locale.

“L’Osservatorio non vuole limitarsi a ricerche puramente accademiche, ma intende collaborare con soggetti che si occupano di politiche attive per lo sviluppo sostenibile” spiega Ekaterina Domorenok professoressa del dipartimento di scienze politiche, giuridiche e studi internazionali, promotrice dell’iniziativa che è stata presentata venerdì 3 dicembre nella Sala della Carità di via San Francesco a Padova, dove sono state portate alcune testimonianze significative.

“Le politiche ambientali devono mirare a essere uno strumento di riduzione delle disuguaglianze, perché ci sono molte interdipendenze tra crisi ambientale e sociale” ha spiegato Giovanni Carrosio del Forum Disuguaglianze Diversità, un’alleanza tra cittadinanza attiva e ricerca che riunisce organizzazioni con storie molto diverse tra loro come Caritas e Legambiente.

La crisi ambientale ha impatti diversi su fasce socio-economiche diverse e chi ha capacità di spesa maggiore può difendersi meglio ad esempio dalle ondate di calore, che come ha sottolineato l’ultimo rapporto della Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici) colpiranno più duramente anche le città italiane nei prossimi decenni. “Se ci sono disuguaglianze frutto di scelte politiche pensiamo si possa intervenire su quelle scelte politiche per far sì che gli effetti vadano verso l’equità e la giustizia sociale” sottolinea Carrosio, riferendosi ad alcuni bonus per l’efficientamento energetico delle abitazioni: “secondo i dati raccolti le detrazioni fiscali del 65% sono state usate quasi esclusivamente da ceti medio-alti e fasce d’età comprese tra i 50 e i 60 anni. Questo perché non sono state fatte valutazioni ex-ante di queste politiche che guardassero agli effetti sociali, ma solo alla riduzione delle emissioni”.

“Non ci sono piani energetici per le case popolari” continua Carrosio, “che invece avrebbero un gran potenziale in termini di installazione di rinnovabili. Occorre declinare le politiche nazionali in favore dei ceti più deboli: ad esempio accedere con i condomini al bonus del 110%, uno strumento molto complesso, e creare i presupposti per comunità energetiche”.

Le attività del Forum Disuguaglianze Diversità sono un esempio a cui l’Oses guarda con interesse. “Abbiamo avviato un progetto nei quartieri poveri di Modena e Cagliari, Energia per tutti, che mira ad affrontare il problema della povertà energetica. Caritas ad esempio aiuta i poveri a pagare le bollette di elettricità e riscaldamento, un problema aumentato molto durante il Covid. Non solo dando un supporto economico, ma anche intervenendo su come ridurre il fabbisogno e il consumo energetico. Sono stati individuati condomini ai cui inquilini sono stati dati questionari porta a porta per capire il problema al di là delle analisi statistiche, che di solito guardano solo alla morosità delle bollette come indicatore tipico. Si guarda invece a elettrodomestici vecchi e energivori, che fanno schizzare le bollette. Inoltre occorre garantire l’accesso ai bonus energia, perché solo il 37% degli aventi diritto vi accede: non tutte le persone in povertà riescono a compilare l’ISEE. Servono relazioni intermedie tra Caf e sindacato degli inquilini ad esempio, per acceder al bonus e sostenere le persone in difficoltà”.

Il Centro di ricerca interdipartimentale dell’università di Padova per gli studi di economia e tecnica dell’energia Giorgio Levi Cases ha già attivato da alcuni anni OIPE, l’Osservatorio italiano sulla Povertà Energetica, e ora supporta anche la nascita di Oses, a cui presto sarà dedicato un sito web.


LEGGI ANCHE


Il gruppo di docenti e ricercatori che lavorerà all’Oses riflette l’impronta interdisciplinare che si intende dare al progetto. Tra questi; la sociologa dei consumi Francesca Setiffi; Giorgio Osti, sociologo dell’ambiente e del territorio; Valentina De Marchi, economista che si occupa di management; Arturo Lorenzoni, esperto di economia dell’energia; e Paolo Graziano, politologo che commenta: “l’Oses è una rete che vuole metter insieme istituzioni, imprese e terzo settore, per interrogarsi sulla sostenibilità e per trovare soluzioni efficaci”.

All’evento di presentazione dell’Osservatorio hanno partecipato anche rappresentanti delle istituzioni: Michele Pelloso, che si occupa proprio di tradurre gli obiettivi dell’Agenda 2030 in azioni da inserire nelle voci di bilancio della Regione Veneto, e Daniela Luise del comune di Padova a cui è stato recentemente assegnato il Premio europeo del Patto dei sindaci per il suo Piano d'azione per l'energia sostenibile ed il clima (Paesc). Manlio Calzaroni ha invece mostrato il lavoro di monitoraggio che Asvis compie ogni anno per valutare l’efficacia delle politiche per la sostenibilità.

“La gestione sostenibile delle risorse è un tema urgentissimo, ma trasferire dal piano della ricerca e della pianificazione a quello delle azioni reali è difficile, soprattutto in una scala temporale adeguata” ha commentato Arturo Lorenzoni che ha coordinato il primo tavolo di discussione. “Transizione energetica è un termine edulcorato, dobbiamo parlare di Svolta Energetica, ci vuole discontinuità con il passato. La nostra generazione è chiamata a fare questo, tentando di non diminuire il benessere su scala locale, regionale e nazionale. A Porto Marghera si sta realizzando una centrale a gas, ha un’efficienza del 62%, un sogno per un ingegnere come me. Ma per le linee internazionali andrebbe già bloccata, perché non è coerente con gli obiettivi di sostenibilità. Per l’università di Padova cosa significa rinnovare il contratto con chi fornisce la climatizzazione degli edifici? È uno sforzo che richiede investimenti cospicui da parte dell’università che è il più grande investitore immobiliare della città. Fatichiamo quotidianamente a prendere scelte che siano coerenti con il quadro generale, ma il contributo dell’Oses può essere decisivo per la comunità”.

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012