Nella pace delle montagne bellunesi, a Falcade in Val Biois, si trova il Museo Augusto Murer, lo spazio espositivo che raccoglie le opere e l’eredità artistica del famoso scultore falcadino (1922-1985).
Lo spazio è stato inaugurato nel 1972 come atelier dell’artista che nel 1982 dichiarava: “Questo non è soltanto il mio studio: è un modo per portare la cultura a Falcade […] Quando non sarà più uno studio d’artista, sarà un museo”. Così è stato.
Immerso nei boschi di Molino Basso, il museo accoglie i suoi visitatori in un’atmosfera di serena tranquillità, davanti alle guglie del Focobon che si inerpicano alte.
L’edificio è stato ideato e realizzato dall’architetto trevigiano Giuseppe D’Avanzo e l’architettura stessa del museo si staglia come una montagna, alta e luminosa.
Nel suo saggio, lo storico dell’arte Giuseppe Mazzariol lo ricorda come un luogo dove nel tempo si potranno accogliere le opere di altri pittori e scultori, leggere poesia e ascoltare musica: “Uno spazio necessario alla vita di tutti”. Negli anni ha ospitato artisti e uomini di cultura come Renato Guttuso, Ernesto Treccani, Tono Zancanaro, Andrea Zanzotto, Carlo Levi, Rafael Alberti, Neri Pozza e tanti altri.
La figlia di Murer, Ornella, ricorda con emozione che la maggior parte di queste personalità erano “amici, veri amici”, con i quali il padre scambiava pensieri sull’arte e idee su come sarebbero riuscite le sue future opere. Tutti, amici e familiari partecipavano ed ascoltavano rapiti i racconti della giovinezza di questo gruppo, “seduti per terra o su qualche ceppo, erano allegri e scanzonati. Il poeta Rafael Alberti e Ignazio Buttitta, Rigoni Stern, Tono Zancanaro e Zanzotto, tutti molto diversi tra loro, ma uniti nelle idee. Chiaccheravano su ogni argomento, senza limiti”.
Il tutto riflette e ricorda l’essenza e lo spirito del grande scultore che si definiva “un uomo dei boschi… L’aria che mi piace di più è quella che sa di resina; gli scenari che mi commuovono maggiormente sono quelli maestosi e ricchi di poesia delle Dolomiti. Può esserci una bella pianura senza foreste, ma una montagna no. E per le genti di montagna l’albero vivo e l’oggetto di legno sono elementi primari e indispensabili della sua esistenza, come il fuoco, la neve, i canti popolari. E poi mi sembra che un tronco d’albero scolpito, trasformato in figura, “umanizzato”, conservi la sua anima, continui a vivere, a perpetuare la sua voce, la sua musica”.
Murer si forma ad Ortisei dove frequenta la scuola del maestro Li Rosi, in un periodo complesso come quello dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Nel 1943, a 21 anni, si trasferisce a Venezia per entrare all’ Accademia di Belle Arti come allievo di Arturo Martini. Un incontro molto importante per la formazione artistica di Murer.
La guerra colpisce nel profondo l’animo dello scultore che reagisce in modo vivo agli orrori causati dal conflitto, affiancando la sua esistenza di artista a quella di combattente per la libertà nella Brigata Fratelli Fenti.
Murer con la sua poetica affronta diversi temi come la lotta, l’uomo, la donna, il sacrifico, la morte, inserendosi nella cultura veneta di Egidio Meneghetti, Tono Zancanaro, il già citato Arturo Martini, Giovanni Comisso e Andrea Zanzotto. Tutti con la loro arte hanno raccontato la vita, la libertà e condannato sempre la violenza.
Per Murer l’espressione scultorea di queste tematiche sono state il monumento di Vittorio Veneto – realizzato nel 1968 in occasione del cinquantesimo della prima guerra mondiale – e la figura della partigiana a Venezia, creata in collaborazione con Carlo Scarpa e collocata lungo la riva che conduce ai Giardini della Biennale.
Questi due bronzi espressionisti, insieme al grande portale della Chiesa di Caxias do Seul, dedicato all’epopea dei migranti veneti in Brasile, sono alcune delle opere che l’hanno reso noto al grande pubblico.
Ma è attraverso la forza e la semplicità del legno che Murer esprime l’immediatezza nella sua arte.
Sono in legno le opere dei secondi anni quaranta e proprio con sculture in legno partecipa al Premio Suzzara, tra i più prestigiosi nell’Italia del dopoguerra. Nel 1953 esordisce a Milano, sostenuto da Orio Vergani e Renato Birolli, con una mostra che lo impose sulla scena nazionale.
Da qui in poi si susseguono la creazione di opere, in legno e in bronzo, di disegni e di importanti frequentazioni, come quella con Mario Rigoni Stern, per il quale realizza la serie di acqueforti dedicate a “Il Sergente nella Neve”, con Rafael Alberti, che gli dedica la poesia “Augusto Murer scultore 1977, nonché Andrea Zanzotto.
Viene chiamato a lavorare ed esporre in diversi Paesi tra Europa e Americhe, le sue opere entrano nei musei più importanti.
Nonostante ciò, il centro della sua attenzione creativa non si sposterà mai dalle natie montagne.
Proprio qui volle lasciare testimonianza di sé, disponendo che il suo studio diventasse un Museo, centro di arte e di cultura, una wunderkammer di legni, bronzetti, strumenti del mestiere, foto e memorie di un’epoca passata che rimane viva, grazie all’Associazione Erma che si occupa dell’organizzazione del museo.
Gli alti spazi del luogo hanno consentito a Murer di poter creare opere di grandi dimensioni e le enormi finestre danno oggi la possibilità di legare gli spazi interni con l’esterno: il cielo e le montagne circostanti sembrano entrare nello spazio del museo.
Questo magico luogo è circondato da un giardino allestito con alcune opere dello scultore, dove il visitatore può immergersi in un percorso naturalistico, oltre che culturale.
Nel 2022 è stata organizzata un’importante retrospettiva “Augusto Murer: alle origini della scultura”, al Museo Civico di Belluno, per celebrare il centenario della nascita di Murer, che come sottolinea l’artista Elio Armano “non fu solo un grande scultore ma anche un uomo, un intellettuale, che si immerse nella storia del suo tempo”
Il Museo Murer è aperto tutti i giorni dal 22 giungo al 10 settembre 2024
Dalle 10.00 alle 12.00 - dalle 15.00 alle 19.00
Il museo è visitabile anche su appuntamento, al di fuori di questo periodo estivo.