CULTURA

Il surrealismo e la chiave dei sogni

Cosa succede quando le parole indicate sotto alle immagini in un quadro, non corrispondono agli oggetti dipinti? Elementi della vita quotidiana, come un cappello, una candela, un uovo, sono raffigurati accanto a parole che non indicano quegli oggetti.

Con quest’opera di René Magritte, Le Clef des songes (1930), l’artista ci invita ad approdare in un mondo dove la realtà è incerta e la percezione non è affidabile. Entriamo nel magico mondo dell’arte surrealista.

The Key to Dreams non è solo il titolo dell’iconico dipinto del famoso artista surrealista, ma anche il nome della mostra La Chiave dei Sogni. Capolavori surrealisti della Collezione Hersaint, alla Fondation Beyeler di Basilea fino al 4 maggio 2025.

Il surrealismo, la corrente artistica e letteraria d’avanguardia del secolo scorso è stata la protagonista nel 2024 di svariate mostre in tutto il mondo, che hanno festeggiato così i cent’anni dalla nascita del movimento. Sogni e immaginari onirici sono gli elementi alla base di questa corrente che vide, altresì, una profonda influenza da parte di Sigmund Freud e il suo L’ interpretazione dei Sogni, nonostante Magritte e altri artisti fossero all’inizio molto scettici nei confronti della psicoanalisi.

Nato ufficialmente nell’ottobre del 1925, quando Andrè Breton pubblicò il Manifesto del surrealismo, questo movimento si è via via allargato nel corso dei decenni, nei più diversi settori della creatività contemporanea dal design alla fotografia.

La Fondation Beyeler di Basilea presenta questa esposizione, mettendo in scena, negli spazi progettati da Renzo Piano, circa 50 capolavori della collezione Hersaint, in dialogo con alcune opere della collezione Beyeler.

Artiste e artisti come Salvador Dalì, Max Ernst, René Magritte, Joan Mirò, Pablo Picasso, Man Ray, Dorothea Tanning, Balthus, Jean Dubuffet e tanti altri sono qui esposti e fanno parte della collezione dell’importante banchiere Claude Hersaint (San Paolo 1904 - Crans Montana 1993) uno dei primi e maggiori estimatori del surrealismo. Cresciuto in Brasile e trasferitosi a Parigi nel 1921, alla giovanissima età di 17 anni acquista il suo primo dipinto di Max Ernst. Da questo momento nasce in lui la passione per l’arte che continua con la nascita di una delle più importanti collezioni di pittura surrealista al mondo.

Oggi, la collezione Hersaint conta circa 150 opere, tra cui uno dei più cospicui nuclei di dipinti di Max Ernst di proprietà di un privato. Hersaint in vita sostenne spesso l’attività di artisti e artiste a cui era legato da profonda amicizia. L’altro rapporto di fondamentale importanza per la sua vita è stato quello insieme alla coppia Ernst e Hildy Beyeler, che si racconta in mostra attraverso il dialogo tra le opere delle due collezioni d’arte.

Nelle sale museali, il visitatore viene letteralmente catapultato all’interno di un altro mondo, lontano dalla realtà e dove tutti i temi cari al surrealismo lo immergono in un’atmosfera sognante: dall’inconscio alla metamorfosi, fino al mistero.

Tra le numerose opere significative della collezione Hersaint presenti in mostra, il dipinto di Max Ernst del 1937 L’Angelo del focolare (il trionfo del surrealismo), è forse il più espressivamente importante: un demone si staglia su di un paesaggio montano, sembra muoversi a passi lenti ma che illustrano una danza di morte e distruzione. Il titolo sembra evocare atmosfere accoglienti e protettive, l’esatto contrario di quello che invece comunica il demone, che si rivela furioso e violento. Ernst dipinse quest’opera subito dopo l’inizio della Guerra civile spagnola, nel 1936. Come molti altri artisti, era profondamente preoccupato dalla diffusione del fascismo. Ernst, una volta, descrisse il titolo del dipinto come “ovviamente ironico nei confronti di una creatura selvaggia che devasta qualsiasi cosa trovi sulla sua strada. Al tempo, questa era la mia impressione su quello che stava accadendo nel mondo e avevo ragione”. Aggiunse il secondo titolo subito dopo la realizzazione del dipinto, Il Trionfo del Surrealismo: in realtà non vi è nulla di trionfale nell’Europa dell’epoca, in cui pende la minaccia del nazismo e del fascismo. Per Ernst, “l’arte è la sola via di fuga dalla follia del mondo”.

L’esposizione, curata da Raphael Bouvier, mette in risalto il dialogo tra le opere della collezione Hersaint e quelle della collezione Beyeler. I richiami all’arte surrealista nella collezione di Basilea emergono chiaramente nel confronto con tra le collezioni. Nella sala dedicata alle opere di Alberto Giacometti e a quelle di Balthus viene creata una messa in scena di grande raffinatezza curatoriale - estetica. Non sono da meno i confronti con gli altri artisti della collezione Beyeler, come Louise Bourgeois, Jean Dubuffet, Max Ernst, Alberto Giacometti, Joan Mirò, Pablo Picasso e Henri Rousseau.

Dopo la morte di Claudie Hersaint, avvenuta nel 1993, a Crans Montana in Vallese, la sua seconda moglie, Françoise Hersaint, seguì e si occupò della collazione. Oggi, la figlia Evangéline Hersaint continua a gestire la collezione del padre, aprendola per la prima volta al pubblico con questa mostra alla Fondation Beyeler di Basilea.

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