CULTURA

Edward Burtynsky: la sfida di ogni artista è quella di generare meraviglia

La sfida di ogni artista è quella di generare meraviglia ed ogni opera di Edward Burtynsky illumina lo sguardo di chi la osserva. L’artista canadese è considerato uno dei fotografi contemporanei più affermati al mondo, le sue straordinarie rappresentazioni fotografiche di paesaggi industriali testimoniano oltre 40 anni di impegno nel documentare l’impatto dell’uomo sul pianeta. 80 sue opere sono ora in mostra all’M9, il Museo del ’900, inaugurato a dicembre 2018 dalla Fondazione di Venezia, è l’unico museo in Italia interamente dedicato alla storia del Novecento. Curata da Marc Mayer, già direttore della National Gallery of Canada e del Musée d’Art Contemporain di Montreal, con progetto allestitivo di Alvisi Kirimoto, BURTYNSKY: Extraction / Abstraction è la più ampia esposizione mai realizzata sugli oltre quarant’anni di carriera del fotografo e, per la prima volta, arriva in Italia.

Il filo che unisce il nostro Paese e il fotografo sembra essere indissolubile. Il primo grande progetto dell’artista fuori dall’America infatti si è concentrato su Carrara e i suoi marmi. Oltre a ciò in BURTYNSKY: Extraction / Abstraction è presente anche un approfondimento, commissionato dalla Fondazione Sylva nel 2022, che testimonia gli effetti della Xylella sugli olivi pugliesi.

Le foto dell’artista canadese sono d’impatto, giocano con l’architettura dei luoghi e le linee geometriche formate dalle persone. Burtynsky pone l’attenzione sul paesaggio e il cambiamento climatico, nelle interazioni tra uomo e ambiente. I suoi lavori non sono incentrati sulla crisi climatica ma, indagando le grandi problematiche della nostra epoca, si pongono come un faro acceso su questo tema. Le grandi fotografie di Burtynsky si presentano a un primo sguardo come affascinanti e indecifrabili campiture di colori e di forme astratte, che lasciano gli osservatori sospesi di fronte a oggetti naturali o antropici spesso non immediatamente intellegibili, ma capaci di attirarli dentro l’opera.

Serena Bertolucci: direttrice M9 - Museo del '900

“Questa è una mostra che parte proprio da un bisogno culturale - ha dichiarato Serena Bertolucci, Direttrice di M9 -. Io credo che oggi molti dei nostri potenziali visitatori non hanno più il bisogno culturale. Allora devo lavorare un passo prima e quindi un lavoro sul desiderio, cioè devo far venire alle persone il desiderio di entrare nel museo e quindi avere delle opere come queste che hanno nella fascinazione, nello stupore una componente importante credo che mi possa aiutare per rompere questa parete di cristallo e dire magari ho desiderio di andare in un museo come M9 dove c'è la storia che mi rappresenta. Ecco in questo senso è importantissimo. Ma deve essere uno stupore che abbia una motivazione forte, cioè fare davvero capire che il museo è la casa di tutti".

Intervista di Elena Sophia Ilari

Edward Burtynsky: il fotografo

Un connubio tra arte e natura che è evidente guardando le 80 opere esposte. È lo stesso artista a spiegarcelo:”Io cerco di mostrare sia la natura sia la sua bellezza e la sua diversità. Il mio lavoro è proprio una combinazione tra celebrare la natura stessa e osservare come la stiamo trasformando. Tutto ciò è il fulcro dei problemi attuali e quelli del futuro. Abbiamo chiaramente problemi con le economie e abbiamo problemi con le guerre, la geopolitica, la politica, abbiamo anche tecnologie che stanno arrivando e potrebbero minacciarci, l'IA o cose che potrebbero aiutare ma anche causare problemi, ma quando guardo il mondo, la cosa che sta sopra a tutto è proprio come trattiamo la natura e la grande domanda è se la natura può sostenere la vita nel modo in cui la stiamo sfruttando. 

Gran parte della produzione di Edward Burtynsky si concentra anche sulle industrie. Le foto dell’artista sono uno spaccato chiaro di come, dal punto di vista industriale, viviamo ancora nel ventesimo secolo. “Penso che l'industria sia parte della soluzione - ha continuato il fotografo - Penso che non possiamo uscire dai problemi senza l'industria. Abbiamo ancora bisogno di andare al lavoro. Abbiamo ancora bisogno di vivere nelle case. Abbiamo ancora bisogno di aria condizionata. Abbiamo ancora bisogno di riscaldare le nostre case. Abbiamo ancora bisogno di cibo da mangiare e abbiamo ancora bisogno di sistemi per rimuovere i rifiuti e gestire tutti i nostri rifiuti. Quindi siamo legati all'industria e la questione è rendere l'industria più responsabile, essere in grado di usare il capitalismo per ottenere i risultati che vogliamo e usare la politica per incentivare i risultati che vogliamo e per disincentivare i risultati che non vogliamo. La mia più grande preoccupazione  - conclude Burtynsky - è che le industrie di carbone e petrolio e quelle che usano combustibili fossili non vogliono cambiare e loro hanno molto potere”.

Intervista di Elena Sophia Ilari

Marc Mayer: il curatore della mostra

Il tema delle industrie è anche quello che ha colpito di più Marc Mayer. Il curatore della mostra ha spiegato come le fotografie di Burtynsky l’abbiano colpito anche per un aspetto personale. Durante la nostra intervista, infatti, ha scelto di raccontarci un’opera in particolare. Si intitola “Impianti di trattamento del nichel” ed è stata scattata a Sudbury in Canada, nel 1996.

“Questa è la mia città natale - ha detto Mayer -. Questa è una foto di un'area dove giocavo da bambino e da bambini dicevamo di giocare sulle rocce perché è una città mineraria e estraggono nichel e rame. Quindi la mia prima esperienza del paesaggio era quello della Luna, perché gli astronauti americani venivano a Sudbury per fare pratica, per addestrarsi a camminare sulla luna perché aveva una topografia molto simile. Ma questa fotografia è in realtà un trucco. Questo non è un fiume. È un piccolo ruscello che potevi attraversare molto facilmente. La fotografia mente, crea una piccola bugia. Questo piccolo ruscello è l'acqua ossidata che proviene dal materiale di scarto della miniera di nichel. L’obiettivo dell’artista è sedurre, far interessare le persone all'argomento. Tutti noi siamo diversi e alcuni di noi possono essere convinti con un argomento logico. Altri invece devono essere convinti esteticamente”.

Intervista di Elena Sophia Ilari

Le opere di Burtynsky seducono e lo fanno nel modo più alto possibile. Il visitatore non può non rimanere colpito dalla bellezza della foto che dietro di sé si porta un contesto spiegato alla perfezione dall’artista. La natura è il centro di tutto, anche nella scelta dell’esposizione.

“La prima stanza ha come tema l'astrazione - ci ha raccontato  il curatore Marc Mayer - e ho scelto fotografie che sembrano dipinti astratti. Non sembrano il mondo. Non sembrano nulla che hai visto molto spesso e poiché sono fotografie di cose reali, sei curioso di sapere cosa stai guardando, leggi l'etichetta e impari qualcosa sull'estrazione del carbone e su come anche una miniera che ha smesso di estrarre continua a creare metano che causa gas serra. Quindi impari queste cose mentre sei sedotto dalla bellezza, ma rompendo la narrazione che non puoi raccontare una storia da una fotografia all'altra perché ogni fotografia è diversa e la logica è puramente estetica. Ti costringe a creare la tua narrativa e a imparare queste cose leggendo le etichette. Questa è davvero la strategia della mostra e il punto è avere un'esperienza di bellezza e di meraviglia, ma anche uscire più informato e forse più responsabile su come tu, come cittadino, come persona che vive in questo mondo dovrebbe comportarsi andando avanti".

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