SCIENZA E RICERCA

Già considerata "in pericolo" la nuova specie di rana scoperta in Madagascar

Si parla molto, in questi anni, dell’imminente Sesta estinzione di massa: se l’attuale tasso di estinzione (100-1000 volte più alto del tasso di estinzione di sfondo) rimarrà invariato, il livello del disastro biologico potrebbe eguagliare le precedenti Big Five entro i prossimi 240-540 anni. Uno scenario apocalittico, nel quale la biodiversità per come la conosciamo oggi sparirebbe quasi completamente.

Ma siamo sicuri, noi umani, di sapere cosa stiamo perdendo? Fino a che punto conosciamo la diversità della vita sulla Terra? In realtà, molto poco. Ad oggi, infatti, gli sforzi della comunità scientifica hanno portato al censimento di quasi due milioni di specie viventi (in grande maggioranza eucarioti): un risultato apparentemente molto soddisfacente, salvo che il numero totale di specie esistenti ci è, ancora adesso, ignoto. Le stime sono estremamente variabili: gli studi più accreditati indicano un range che spazia dai 3 ai 100 milioni di specie.

Sotto la spada di Damocle dell’accelerazione dei fenomeni estintivi, i biologi hanno intrapreso una corsa contro il tempo per scoprire e censire quante più specie possibili prima che queste scompaiano. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Zoosystematics and Evolution rende conto proprio di questo sforzo, dando notizia della recente scoperta di una nuova specie di rana, endemica di alcune foreste del Madagascar. La nuova specie è stata nominata “rana rugosa della foresta”, e le è stato assegnato il nome scientifico di Gephyromantis marokoroko sp. nov.

Il gruppo di ricerca malgascio-statunitense che ha condotto le ricerche ha spiegato che una simile scoperta è abbastanza rara: il genere Gephyromantis, al quale la nuova specie è stata assegnata, è stato oggetto di approfonditi studi genetici, che avrebbero potuto predire la presenza di possibili specie ancora non identificate. Il fatto che una specie abbia eluso questi sforzi di identificazione pur vivendo in un ambiente il cui biota è da tempo oggetto di studio è, dunque, un evento inusuale. Ecco perché, affermano gli studiosi, «continuare le esplorazioni e le analisi in Madagascar è importante, anche nelle regioni più studiate. in particolar modo, è importante che si conservino anche i frammenti più piccoli di habitat forestali, poiché molte specie ancora sconosciute potrebbero non essere individuate».

La nuova specie è stata individuata nelle zone limitrofe al paese di Andasibe, in ambienti forestali ad elevata altitudine (1000-1200 m s.l.m.). La specie non è morfologicamente criptica, ma al contrario presenta caratteri fenotipici ben distinti: le sue caratteristiche sono «il dorso rugoso e granuloso, con creste prominenti, una colorazione dorsale rossa su un fondo marrone scuro, occhi di un rosso brillante, otto granuli all’interno di ogni ghiandola femorale (un numero piuttosto elevato) e assenza (o indistinguibilità) di una striscia vertebrale». Il nome scientifico (G. marokoroko) riflette proprio questa singolare morfologia: l’epiteto marokoroko è un termine che in lingua malgascia significa proprio “rugoso” o “frastagliato”.

La specie risulta ben delineata anche dal punto di vista genetico: gli studi molecolari evidenziano, infatti, come sia abbastanza distante filogeneticamente dalle altre specie di Gephyromantis e del subgenere Laurentomantis, tra le quali la più vicina è G. striatus, identificata come specie sorella. Un’altra caratteristica che ha consentito l’identificazione è l’indagine bioacustica su questa specie: il verso di richiamo – che, spiegano gli autori, è molto silenzioso, pressoché impossibile da udire per un ascoltatore umano anche da una distanza ravvicinata – è abbastanza lungo, costituito da 22-28 note diverse e da 2-4 pulsazioni ben distinte.

Come accennato, la specie è endemica del Madagascar, e il suo habitat naturale sono le foreste ad elevata altitudine; esemplari della rana rugosa delle foreste sono stati trovati, finora, solo in quattro siti. G. marokoroko si presenta come una specie rara, la cui presenza è stata riscontrata unicamente in foreste primarie ancora intatte e collocate ad altitudine elevata. Gli esemplari sono stati sempre individuati sulla superficie di piante non più alte di 50 cm; in ogni caso, la loro individuazione è stata piuttosto sporadica, e avveniva sempre dopo le piogge.

Visto il ristretto areale di estensione, si ritiene che la distribuzione di questa specie sia oggi molto frammentata, estesa soltanto alle quattro aree naturali individuate, che consistono in piccoli frammenti di foresta non connessi l’uno all’altro. Per di più, due delle quattro località si trovano al di fuori di aree protette, e sono soggette alla degradazione causata dalle pratiche agricole (è usata la tecnica del debbio, anche detta slash-and-burn) e dalle frequenti attività di prelievo di prodotti forestali direttamente dagli habitat tipici di questa specie. Inoltre, aggiungono i ricercatori, «il cambiamento climatico potrebbe esacerbare questi rischi riducendo ancor di più l’habitat adatto a questa specie già micro-endemica». Ecco perché, appena scoperta, la rana rugosa delle foreste è stata già classificata tra le specie a rischio di estinzione (endangered).

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