SOCIETÀ

La grande illusione

Il film di Jean Renoir del 1937 intitolato La grande illusione è basato sulla storia di prigionieri di guerra francesi che sperano, si illudono, di poter scappare dal campo di concentramento dove sono rinchiusi. In un certo senso questa è anche la situazione dell’umanità oggi, che si illude di poter sfuggire alla pandemia che ci ha colpiti nel 2020. 

Purtroppo, mentre il film di Renoir aveva una conclusione un Happy End in cui i protagonisti riescono effettivamente a evadere, questa non è la nostra condizione di umani prigionieri del pianeta Terra. I viaggi spaziali e la fantascienza, che un tempo davano forma molto bene a questa speranza di fuga oggi sono molto meno di moda di quanto non fossero alcuni decenni fa (è passato mezzo secolo da quando l’uomo ha messo piede sulla Luna!) e oggi ci accontentiamo di immaginare un futuro simile a quello del 2019, quando le cose non è che andassero tanto bene ma almeno il Covid-19 non era ancora apparso.

Nel frattempo, però moltissime cose sono cambiate, prima di tutto la constatazione che tutte le epidemie sono zoonosi, cioè hanno origine in nicchie ecologiche dove i virus possono sopravvivere e prosperare grazie ad animali che non ne subiscono gli effetti fino a che non avviene un salto di specie e iniziano a contagiare le persone. Le malattie di cui non sentiamo parlare, come la peste, provocata dallo Yersinia Pestis che alligna nelle zecche dei topi, continuano a esistere da qualche parte in Asia e probabilmente un giorno o l’altro si ripresenteranno.

Quindi l’unica strada per evitare tragedie come quelle del 2020 è non solo prepararsi alle prossime epidemie ma anche ripensare radicalmente il nostro rapporto con la natura, in particolare con le aree meno popolate, mettendo fine ai dissennati tentativi di cercare minerali rari nel cuore dell’Africa o di deforestare l’Amazzonia.

L’alternativa a una riflessione radicale sui nostri rapporti con l’ambiente è non solo una nuova ondata di catastrofi sanitarie ma anche la permanenza di misure di controllo della popolazione estremamente intrusive che i governi autoritari di tutto il mondo saranno ben felici di rendere permanenti.

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