SCIENZA E RICERCA

Immergersi nella natura aiuta a far pace con lo scorrere del tempo

Chi più chi meno, tutti abbiamo provato almeno una volta la sensazione che il tempo ci sia sfuggito di mano, di non averne avuto abbastanza, o di non essercelo goduto. Diversi studi condotti sull’argomento suggeriscono che i ritmi di vita frenetici imposti dal mondo moderno – focalizzato sulla crescita economica e la massimizzazione della produttività – espongano le persone che abitano nelle grandi città al rischio di instaurare un rapporto malsano con il tempo. Stando a questi risultati, la necessità di barcamenarsi tra impegni di lavoro, appuntamenti, orari dei mezzi di trasporto e scadenze di vario genere costringe a pianificare la giornata al minuto e a tenere costantemente d’occhio l’orologio, influenzando negativamente la percezione del tempo e provocando sentimenti di stress e insoddisfazione.

In una recente pubblicazione su People and nature, Ricardo Correia, professore all’università di Turku (Finlandia), riflette sui diversi fattori che caratterizzano il senso del tempo e ripercorre i principali risultati scientifici sulla relazione positiva tra ambiente naturale e percezione temporale. Diversi studi sperimentali suggeriscono infatti che il contatto con la natura abbia un effetto rigenerante e aiuti ad affievolire lo stress legato alla costante sete di tempo che caratterizza lo stile di vita moderno.

Come argomenta Correia, la nostra percezione del tempo avviene attraverso tre processi fondamentali che riguardano la successione, la durata e la prospettiva temporale. Noi umani possediamo, in altre parole, un orologio interno che ci permette di stabilire l’ordine cronologico degli eventi, di giudicarne soggettivamente la durata (stimando in modo diverso un’ora trascorsa al mare e una passata in fila alle poste, ad esempio) e di “viaggiare nel tempo” astraendoci mentalmente dal momento presente per rievocare un’esperienza già vissuta o prefigurarsi uno scenario futuro.

Questi processi di elaborazione del tempo – in particolare quelli che riguardano la durata e la prospettiva temporale – possono venire influenzati, a loro volta, da molteplici fattori tra cui, in particolare, gli stati emotivi. Il modo in cui ci sentiamo – concentrati, ansiosi, felici o spensierati – condiziona fortemente il modo in cui percepiamo i flussi di tempo.

Che il “tempo vola quando ci si diverte” non è quindi solo un modo di dire o un’opinione di senso comune, ma un dato che emerge dalla letteratura scientifica che indaga la relazione tra gli stati emotivi positivi e la tendenza a sottostimare la durata temporale. Studi di questo tipo hanno dimostrato anche che le esperienze negative, caratterizzate, ad esempio, dalla noia o dal dolore fisico, aumentino la quantità di tempo percepito.

I benefici della frequentazione di ambienti naturali sulla salute mentale sono stati ampiamente documentati in letteratura scientifica: immergersi nel verde permette di rigenerare le risorse emotive e cognitive e, in alcuni casi, migliora l’aderenza alle cure dei pazienti affetti da disturbi mentali.

Come anticipato, il contatto con la natura influenza positivamente anche la nostra percezione del tempo; in particolare, quella della durata. Sembra infatti che le persone tendano a sovrastimare la quantità di tempo trascorsa nella natura, a differenza di quella passata in città. Altri studi hanno riscontrato effetti positivi analoghi anche sulla prospettiva temporale. Da questi lavori emerge come l’esposizione all’ambiente naturale riduca la tendenza a rimuginare sul passato in maniera negativa e aiuti a focalizzarsi sul presente con una prospettiva più rilassata e ottimista.

Alla luce di tali evidenze, Correia sottolinea la necessità di approfondire ulteriormente il rapporto tra elaborazione soggettiva del tempo ed esposizione all’ambiente naturale. I lavori di ricerca condotti finora sono limitati alla comparazione tra contesti urbani e naturali, ma studi futuri potrebbero indagare, ad esempio, come differenti conformazioni dei paesaggi naturali possano influenzare la nostra elaborazione temporale o cercare di individuare la quantità di tempo ottimale da trascorrere negli spazi verdi per riequilibrare il nostro orologio interno. Correia menziona inoltre alcuni studi in cui si ipotizza che la sensazione di avere molto tempo a disposizione possa addirittura indurre comportamenti più sostenibili.

Il ricercatore sostiene che simili ricerche potrebbero aiutare a capire come sfruttare al meglio il potenziale degli ecosistemi naturali per limitare le ripercussioni negative dello stress dovuto alla mancanza di tempo sulla salute umana e fornire indicazioni utili non solo in ambito clinico, ma anche per la pianificazione degli spazi verdi urbani.

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