SOCIETÀ

Italia e Francia: un rapporto difficile ma necessario

Dalla politica al calcio, quello tra Italia e Francia è da sempre uno dei derby più sentiti: una rivalità senza fine che recentemente ha conosciuto un nuovo picco. Con un gesto a dir poco inusuale (l’ultimo precedente risale alla seconda guerra mondiale) il presidente Macron ha richiamato l’ambasciatore francese a Roma. “Attenzione però, non siamo alla rottura delle relazioni diplomatiche – spiega a Il Bo Live Antonio Varsori, storico delle relazioni internazionali presso l’università di Padova –; i rapporti tra i due Paesi restano totalmente pieni. Il ritiro dell’ambasciatore di solito è un provvedimento temporaneo; pensiamo ad esempio al caso Regeni: l’Italia ha ritirato l’ambasciatore per un periodo molto lungo, ma questo ovviamente non ha comportato l’interruzione delle relazioni con l’Egitto”. Tutto normale allora? “Niente affatto, il ritiro è la dimostrazione della fase di seria difficoltà nelle relazioni tra i due Paesi e non va assolutamente sottovalutato”.

Dove nasce l’attuale escalation?

“Negli ultimi tempi ci sono state le esternazioni francesi sul nuovo governo italiano e alcune questioni legate alla gestione dei confini, con i presunti sconfinamenti della Gendarmerie per respingere i migranti, mentre da parte italiana abbiamo avuto posizioni molto critiche nei confronti di Macron e di alcune posizioni francesi nel contesto europeo e internazionale. Oltre naturalmente al motivo scatenante della crisi, individuato dal presidente francese nel sostegno aperto ai Gilets Jaunes da parte del ministro Di Maio, il quale – non dimentichiamolo – non è solo un capo politico ma anche un esponente del governo. Un crescendo di prese di posizione negative in cui mi sembra che siano andati un po’ tutti sopra le righe. Anche perché alcuni di questi episodi sono stati interpretati da una parte e dall’altra come interferenze nella propria politica interna, cosa che di solito si tende ad evitare nei rapporti diplomatici”.

Eppure anche negli ultimi anni gli scontri tra Italia e Francia non sono certo mancati: pensiamo alle tensioni su dossier come la Libia, oppure la storia infinita dell’acquisizione di Stx da parte di Fincantieri.

Certamente ci sono alcune questioni preesistenti, soprattutto riguardo la Libia. D’altro canto in passato ci sono state delle accuse nei confronti della tendenza da parte di alcuni gruppi economici francesi ad acquisire posizioni importanti nel nostro Paese. In teoria il mercato comune europeo dovrebbe fondarsi sulle famose quattro libertà di movimento di beni, servizi, capitali e persone: un sistema in cui lo stato non dovrebbe intervenire, men che meno a difesa di gruppi nazionali (dagli anni ’90 infatti le privatizzazioni sono state uno degli aspetti centrali delle politiche comunitarie). In Francia questo è accaduto in misura minore, con una presenza dello stato nell’economia più forte di quanto non accada in altri Paesi. Questo può sicuramente provocare frizioni, sulle quali però di solito però vengono trovati dei compromessi”.

Allora come siamo arrivati alla crisi odierna?

Vedo l’elemento determinante nell’avvicinarsi del voto di maggio: forse le prime vere e proprie elezioni europee della storia. Fino ad oggi si è trattato quasi sempre di una sorta di test nazionale, mentre le prossime consultazioni si giocheranno su temi davvero europei, in un intreccio con le questioni interne davvero inedito. Oggi vediamo un’evidente contrapposizione tra due fronti in qualche modo trasversali: ad esempio alcune forze politiche italiane avevano individuato in Macron colui che avrebbe salvato l’Europa dai cosiddetti sovranisti, mentre dall’altro lato si simpatizza con i Gilets Jaunes. La posta in gioco è alta e spinge anche a prese di posizione inusuali”.

Vedo l’elemento determinante nell’avvicinarsi del voto di maggio: forse le prime vere e proprie elezioni europee della storia

C’entra anche il recente rinnovo ad Aquisgrana dell’alleanza franco-tedesca?

Fino alla fine della guerra fredda l’integrazione europea è stata in larga misura fondata sul compromesso tra i due Paesi: attraverso di essa la Francia conservava una leadership politica – che le derivava dal fatto di essere una potenza nucleare, di avere un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza Onu e da una politica estera autonoma, soprattutto in Africa come sappiamo – mentre la Germania conservava una forte influenza di carattere soprattutto economico. Dalla fine della guerra fredda e soprattutto con la riunificazione tedesca l’equilibrio è saltato, anche se da 20 anni assistiamo al tentativo francese di tenerlo in vita. Questo indebolisce la Francia nei rapporti internazionali, anche se per ora i tedeschi accettano la finzione che i francesi contino come prima. Questo squilibrio offre anche una chiave per capire le attuali difficoltà dell’Ue, e in futuro potrebbe andare anche peggio: uno degli elementi negativi della Brexit è che con essa l’Unione europea perde un contrappeso al predominio franco-tedesco. Gli equilibri in questa fase sono ancora fluidi, e questa è una delle ragioni della crisi”.

Sta di fatto che alla fine ci siamo scontrati con i francesi e non, per esempio, con tedeschi o spagnoli.

Perché quelli con la Francia sono i nostri rapporti bilaterali più stretti, non solo dal punto di vista politico ma anche storico e culturale, anche se forse non economico. Una relazione decisiva fin dal nostro processo di unificazione, anche per un fattore meramente geografico: in fondo si tratta del Paese più grande e importante tra quelli con cui confiniamo direttamente, e a differenza nostra sono da secoli uno Stato unitario”.

Quelli con la Francia sono i nostri rapporti bilaterali più stretti, non solo dal punto di vista politico ma anche storico e culturale

In passato però la Francia ha avuto anche mire egemoniche sulla Penisola. Come tutti del resto…

I francesi però potrebbero rovesciare la questione e dire che è stato Giulio Cesare a conquistare per primo la Gallia (e infatti ci hanno fatto le strisce di Asterix). Scherzi a parte, spesso gli italiani hanno avuto questa percezione; dall’altro lato però potremmo sostenere che è stato proprio Napoleone (il primo stavolta) a portare in Italia quegli ideali che poi ci hanno condotto all’Unità. Noi poi abbiamo guardato per secoli a Parigi come a un punto di riferimento, anche dal punto di vista letterario e artistico, e allo stesso tempo i francesi vedono nell’Italia un Paese di grandi tradizioni culturali. Oppure basti pensare ai milioni di immigrati italiani in Francia. I rapporti bilaterali non devono essere per forza buoni ma sono sicuramente fortissimi: anche per questo ritengo che quello che è accaduto in questi giorni rimarrà fondamentalmente un episodio”.

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