CULTURA

“L’altro mondo” di Antonio Ligabue

70 opere tra dipinti, disegni e sculture, tra cui anche quadri noti come la celeberrima “Tigre assalita dal serpente” del 1953 e alcuni degli iconici autoritratti prodotti nel corso di quarant’anni. Ligabue. Un altro mondo, aperta fino al 30 ottobre presso il Museo le Carceri di Asiago, cerca di andare oltre il personaggio – immortalato in libri, sceneggiati, documentari e film – per focalizzarsi sulla sua arte, che a più di cinquant’anni dalla morte continua ad arricchirsi di significati e di piani di lettura. Un bel traguardo per un artista completamente autodidatta, che costruì da sé un suo percorso umano e artistico senza modelli né ispiratori, animato solo dalla necessità impellente di creare.

Il percorso espositivo è curato da Marzio Dall’Acqua e da Vittorio Sgarbi con il supporto organizzativo di Augusto Agosta Tota, presidente della Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma che da quasi 40 anni continua a coltivare e a diffondere la memoria del pittore di Gualtieri con una serie di eventi di cui Asiago è solo l’ultima puntata. Con le sue peculiarità: a cominciare dalla location carceraria che evoca benissimo l’atmosfera di costrizione e di privazione della libertà a cui Ligabue fu sottoposto per parte della sua vita, e nella quale egli vide maturare la sua arte.

Per oltre un secolo e mezzo le prigioni asiaghesi hanno “ospitato” qualche criminale e tanta povera gente, spesso arrestata solo per aver falciato un prato o raccolto un po’ di legna dai boschi. Fino al 2001, quando dopo un lungo e approfondito restauro è nato il Museo Le Carceri, che pur mantenendo praticamente inalterato il suo aspetto e la conformazione interna ospita oggi nelle antiche celle numerose esposizioni d'arte.

Il luogo ideale per opere che ancora oggi continuano a colpire anche per una certa carica di violento tormento, trattenuto ma in qualche modo sempre pronto ad esplodere. Come nelle celebri belve dalle bocche spalancate, immortalate un attimo prima di affondare le fauci nella carne delle vittime; e poi i serpenti con i rapaci, gli scorpioni, i ragni. L’allestimento ripercorre la produzione artistica dell’autore nella sua evoluzione: dagli animali domestici dei primi anni, influenzati dalla scuola romana attraverso la figura dell’amico artista Renato Marino Mazzacurati (che lo scoprì), alla vera e propria giungla che l’artista immagina con allucinata fantasia fra i boschi del Po, teatro di feroci lotte per la sopravvivenza e combattimenti di ogni tipo.

In fondo fu lo stesso Ligabue a definirsi nel 1928 un “pittore di animali”, che nella sua quasi totale e in parte autoinflitta emarginazione trovava vicinanza e conforto proprio nelle bestie, talvolta imitandole e tentando di parlare con loro. Animali che non sono mai assenti dalle sue creazioni: anche quando il soggetto è apparentemente un altro, come nei ritratti, una mosca o una farfalla dipinte in primo piano e fuori scala ci ricordano l’attenzione dell’artista per la il mondo naturale. “Gli occhi di Ligabue li troviamo all’improvviso riconoscibili e scrutatori di un cavallo o di un pollo in uno dei suoi quadri – scrisse un giorno Cesare Zavattini, suo grande estimatore –. Forse gli animali vedono le cose come sono, per questo tentava di trasformarsi in loro”.

Ci sono poi alcuni dei famosi autoritratti (dei 123 prodotti nell'arco di quasi 40 anni), nei quali Ligabue esprime un profondo dolore esistenziale ma talvolta anche orgoglio e persino ironia: come quando, dopo le prime personali, si raffigura in veste di Napoleone a cavallo. Nel continuo ritrarsi l’artista si specchia nelle sue opere ma riflette a sua volta sulla vita e sull’arte, sul corpo e l’anima. Dipinti in cui traspaiono angoscia e solitudine, la lotta istintiva per sopravvivere e ottenere il proprio posto nel mondo, il desiderio viscerale di amore e di socialità: bisogni che accomunano ogni uomo e rimangono attuali in ogni epoca. Una solitudine interiore ed esteriore che trova proprio nell’arte un mezzo di espressione e di riscatto, o meglio di riscatto attraverso la sua espressione.


Ligabue. Un altro mondo

a cura di Marzio Dall’Acqua e di Vittorio Sgarbi

Museo le Carceri, Asiago, fino al 30 ottobre 2022

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