Nei giorni scorsi alcuni colleghi del dipartimento di Biologia mi hanno segnalato un documento ufficiale che parla della qualità dell’acqua nel mondo. È un appello sottoscritto da più di 110 società scientifiche del mondo che si occupano di conservazione, di biodiversità marina: tutto il mondo della scienza del mare.
I dati sono drammatici: il documento inizia, ovviamente, spiegando che il mare e l’acqua siano una risorsa fondamentale della nostra vita e che il 40% della popolazione mondiale dipende da questo elemento. Tra i dati più importanti: la popolazione di organismi delle specie che vivono nelle acque dolci, dal 1970 al 2014, è diminuita dell’83%. È un massacro: rimane meno del 20% di tutte le forme di vita nelle acque dolci a causa delle attività umane. Ancora, se proseguiremo con politiche che continuano a danneggiare il clima e la biodiversità, da qui alla metà del secolo circa il 90% delle barriere coralline sarà distrutto.
Nel documento si ricordano i costi di queste distruzioni: in Europa il non intervenire sul climate change e sull’impoverimento dei mari costa ogni anno 100 miliardi, nel 2050 arriveremo a 250 miliardi. Ci sono poi molte evidenze sugli effetti delle risorse marine, sulla società. La conclusione è con richieste di misure urgenti per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e un appello a lavorare assieme tra le varie istituzioni coinvolte: “Un’azione ritardata nei confronti di questi problemi non è più un’opzione possibile”. O ci muoviamo subito o non ci sarà più tempo.