SOCIETÀ

L’oscurità improvvisa di uomo dietro un pensiero infame

È difficile chiedere scusa ma lo è molto di più cercare di contestualizzare e spiegare la propria posizione in un mare magnum di voci inferocite. Edoardo Albinati, scrittore e vincitore del premio Strega 2016 con La scuola cattolica, ha scelto la strada più tortuosa con il suo saggio Cronistoria di un pensiero infame. Tutto nasce da una dichiarazione, un pensiero infame che si è fatto strada nella sua mente fino a materializzarsi in parole in una giornata di giugno a Milano.

Sapete, sono arrivato a desiderare che morisse qualcuno, su quella nave. Ho desiderato che morisse un bambino sull’Aquarius.

Albinati ha lanciato il sasso, con annessa vergogna, ma non ha tirato indietro la mano: sfidando la gogna mediatica che ognuno di noi può subire dopo una dichiarazione del genere, ha deciso di raccontare nero su bianco come è passato da essere un uomo “normale” a una “bestia” che decide di tirare in ballo la morte di un bambino per esprimere la propria opinione.

Ancor prima di scoprire la trama di questo viaggio nelle motivazioni di Albinati, la ragione comune ci spinge verso un sentimento di indignazione che si trasforma mano a mano in rabbia, la stessa che ha portato lo scrittore ad arrivare al punto di non ritorno: “Sì, l’ho fatto per avventatezza, perché mi sono accalorato, appunto, contro un’ingiustizia, e contro me stesso che pensavo di rimediarvi e controbilanciarla con un’ulteriore ingiustizia; da un diverso punto di vista, però, - scrive Albinati nel suo saggio - l’ho fatto deliberatamente, freddamente, come fosse una mia prerogativa o addirittura un dovere. Suonerà paradossale, ma ho detto una cosa irresponsabile per senso di responsabilità”. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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In questo saggio, Albinati chiarisce la sua posizione, cercando di sbrogliare la matassa di riflessioni personali che si sono sollevate attorno la vicenda della nave Acquarius e sulla realtà italiana, una alla volta. Nella prima parte, il saggio si traveste da confessione, togliendo tuttavia la parte dell’assoluzione: è la “pancia” il motore di questo disagio, la parte oscura che si cela dentro alle persone e che ha prevalso in quell’istante della vita dello scrittore, assecondata da un’ingenuità che di questi tempi non ci si può permettere. 

Poco prima della metà delle cento pagine di Cronistoria di un pensiero infame, la riflessione si sposta su un piano più oggettivo, percorrendo a mente fredda le motivazioni concrete che hanno portato al punto di non ritorno. Albinati si divide tra politica, cultura, geografia e filosofia, radunandole in un discorso più ampio sulla realtà italiana sotto il segno della Realpolitk. Tra le varie tesi, lo scrittore solleva una questione importante che spesso viene dimenticata: il mare ha le sue leggi e la maggior parte della popolazione ha una visione distorta, “turistica, vacanziera, da stabilimento balneare” di questo elemento.

Il viaggio per mare in migliaia di anni di tradizione è sinonimo di rischio e chi salpa lo sa benissimo ogni volta che salpa, ancora oggi. L’Odissea è un’odissea non per metafora, partono in molti da Troia e ne arriva uno solo, vivo, a Itaca.

L'autore non presenta una soluzione al problema dell’immigrazione, ormai declinato a livello mondiale, ma cerca di dare un quadro generale sulla situazione italiana dal suo punto vista, notando come in questo periodo storico la violenza di tipo fisico, sempre presente nel corso della storia, è accompagnata da una violenza verbale, attiva su vari fronti, dalla stampa alla tv, passando per i social media. Questo tipo di violenza è ampiamente utilizzata, sia dalle personalità istituzionali che dagli amici del bar sotto casa, e soprattutto non risparmia nessuno.

Un insieme di circostanze: così si potrebbe definire il lavoro di Albinati, un insieme di fatti che hanno scoperchiato il vaso di Pandora, mostrando il lato più oscuro di un uomo e della società.

“Tutti” è una generalizzazione quasi mai veritiera, anzi, mai. Forse “alcuni”, o “parecchi”, ma mai “tutti” pensano e dicono e vogliono la stessa cosa. Ci sarà sempre qualcuno che non sarà d’accordo, che dirà no, non così, non è vero.

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