CULTURA

Tra natura e artificio può nascere un amore. Dialogo con Michelangelo Pistoletto

Michelangelo Pistoletto è artista e uomo straordinario, un vulcano di parole (dette bene e con cura), energia, intelligenza. Protagonista all'Orto Botanico di Padova, dove arriva per presentare il suo libro La formula della creazione, regala al pubblico un'ora e mezza di riflessioni piene di senso e visione del futuro, dialogando piacevolmente con Telmo Pievani, filosofo della scienza e direttore de Il Bo Live, ed Emanuele Montibeller, direttore artistico di Arte Sella. Al termine dell'incontro vorrebbe continuare (“Ma come? Abbiamo appena iniziato”, dice), condividere altri pensieri e punti di vista, così la nostra intervista arriva al momento giusto, intercettando questo desiderio di dialogo e confronto.

Classe 1933, esponente di spicco dell'Arte povera e di una ricerca sull'autoritratto avviata durante la prima produzione pittorica, creatore degli Oggetti in meno e dei Quadri specchianti, Pistoletto ha fondato nella sua Biella, sede della fondazione che porta il suo nome, la Cittadellarte, "un luogo fisico, un’idea, una visione, un progetto, una comunità [per] ispirare e produrre un cambiamento responsabile nella società attraverso idee e progetti creativi", spazio di incontro "per artisti, scienziati, attivisti, imprenditori e rappresentanti del mondo istituzionale, una vera e propria casa dell’arte, vista come strumento di trasformazione sociale responsabile". Il luogo ideale dove far nascere e crescere il Terzo Paradiso. "Finalmente arte e scienza insieme mettono a disposizione dell’umanità la formula della creazione, simbolo che l’intera società umana può adottare - scrive Pistoletto nel suo libro -. Adesso dobbiamo essere autori di una nuova era nella quale dall’unione fra il mondo naturale e il mondo artificiale nasca una terza fase dell’umanità".

Nel 2003, un anno prima della lectio magistralis all’Università di Torino ho realizzato per la prima volta sulla sabbia il simbolo del Terzo Paradiso, disegnandolo come se fosse un “nuovo segno di infinito”. Tra i due cerchi del simbolo matematico di infinito ho aggiunto un terzo cerchio. Dopo aver steso su un piano uno strato di sabbia, ho tracciato in essa il segno con un dito. Ho fatto fotografare questa azione. Sapendo che il segno si sarebbe dissolto con la sabbia, con il documento fotografico ho inteso mantenerne memoria. Proprio nello stesso anno avvenivano nel mondo fatti per me sconvolgenti, che mi hanno portato ad assumere con quel segno una decisa responsabilità sociale e politica [La formula della creazione]

Il suo entusiasmo illumina, le intuizioni sono fuochi che lui stesso accende nell'atto vivo della riflessione e nella condivisione con l'interlocutore. Le parole sono importanti, potremmo dire citando Moretti, e allora diamo il giusto peso a quelle che decidiamo di usare: qui, ora, possiamo scegliere la parola MaestroLa formula della creazione (Cittadellarte Edizioni, 2022) è un racconto in 31 passi che rintraccia il percorso umano e artistico che ha portato Pistoletto a definire, appunto, la formula della creazione, della vita. Prendiamo questo libro come punto di partenza per esplorarne profondamente anima, obiettivi, visioni di futuro.

Maestro, ci troviamo all’Orto botanico di Padova: un luogo come questo può custodire il senso più profondo e autentico del Terzo Paradiso? Può essere considerato un modello di perfetto equilibrio tra natura e artificio, inteso come esperienza dell’essere umano?

"Il Terzo Paradiso è la connessione del Primo Paradiso che è natura, quando noi eravamo totalmente integrati in essa, con il Secondo Paradiso, quello artificiale che abbiamo creato dopo il morso della mela. Il morso ha pian piano corroso la mela: stiamo distruggendo la natura attraverso questo morso artificiale. Ma l'artificio, invece, è meraviglia, qualcosa di straordinario: noi riconosciamo la natura perché siamo esseri umani, la trasformiamo nella nostra intelligenza, la rendiamo leggibile. Da un lato, è meraviglioso poter leggere la natura, ma dall'altro è orribile pensare che la stiamo distruggendo. Il Terzo Paradiso è la terza fase dell'umanità nella quale, attraverso l'artificio, noi riusciamo a rigenerare il rapporto tra l'umano e la natura. Luoghi come questo orto botanico sono la rappresentazione, anzi di più, sono la pratica di questa connessione tra artificio e natura: vi è un elemento terzo che nasce da questa unione ed è l'amore. Tra due persone che fanno l'amore nasce un elemento nuovo, che prima non esisteva: la formula della creazione fa nascere una persona nuova, quella del futuro".

Intervista di Francesca Boccaletto. Riprese e montaggio di Massimo Pistore

Nel 2017 il simbolo del Terzo Paradiso, come riformulazione dell’infinito, è stato inserito dall'Agenzia spaziale italiana nel logo della missione Vita. Come si realizza il dialogo tra arte e scienza nella sua più alta espressione? Il punto di contatto sta forse in una continua esplorazione dell’ignoto, di ciò che ancora non sappiamo?

"Io sono arrivato alla scoperta della fenomenologia dell'essere, cioè alla formula della creazione, attraverso una intuizione continua. Un'intuizione che ha poi bisogno di una verifica, che non conosciamo, perché non sappiamo il risultato che raggiungeremo. L'artista è intuitivo. Gli esseri umani sono intuitivi. Lo scienziato fa lo stesso percorso dell'artista, intuisce e cerca di capire se quell'intuizione potrà giungere a una scoperta. Scoprire vuol dire togliere il velo a qualcosa che esiste, svelare, rivelare. Questa è la rivelazione dell'arte e della scienza che, nel mio caso, si trovano in perfetta combinazione".

Quali sono i passi e le azioni decisive che l’essere umano deve mettere in atto per realizzare la perfetta armonia per un nuovo mondo? In questo senso, nella sua Cittadellarte si realizza lo scambio tra molteplici competenze e diverse generazioni: quali le responsabilità di chi lascia una traccia, ovvero una eredità in forma di memoria, e quale invece il ruolo assegnato ai giovani?

"Quando ho creato Cittadellarte ho scritto un testo, per poter dire che è giunto il momento per l'artista di mettere insieme tutti gli elementi della società: dalla politica all'economia, dalla religione all'educazione. Dobbiamo creare una scuola, insegnando dapprima agli stessi insegnanti: non possiamo lavorare direttamente con tutti i giovani, ma dobbiamo aiutare proprio gli insegnanti a valorizzare la capacità creativa che è già nei bambini. Le regole non sono solo quelle predefinite, possono andare bene certo, ma attraverso l'intuizione possiamo svilupparne altre, nuove. Il mondo deve provare sempre a trovare nuove regole e questo richiede creazione".

Qual è oggi il compito dell’artista e quale il significato più profondo dell’arte?

"Il significato dell'arte è legato alla ricerca di identità dell'essere umano. Oggi noi abbiamo sviluppato una capacità tecnologica che ci porta a identificarci con l'universo esistente. Con gli algoritmi, addirittura, utilizziamo un nuovo modo di scrivere che ci permette di dare visione all'esistente, così come se lo guardassimo allo specchio. Nel Quadro specchiante io ho visto l'esistente, la fenomenologia del tempo e dello spazio: oggi, attraverso la tecnologia, sto cercando di sviluppare la nuova opera specchiante, che mi porta a identificare totalmente l'universo. La speranza che ho e che condivido è quella che noi tutti, anche attraverso la tecnologia, possiamo intenderci fino al punto di diventare immortali".

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