Quayola, sullo sfondo "Remains: Vallée de Joux" (foto Massimo Pistore /Pixu Studio)
Quayola, "Seconda Natura"
con opere della serie Remains e Jardin d'Eté
Orto botanico dell'Università di Padova
14 novembre 2019 - 6 gennaio 2020
La natura, l’occhio, la tela. Il processo della rappresentazione artistica più tradizionale.
Ma se fra la natura e l’occhio inseriamo un altro elemento, quello informatico, il prodotto sulla tela – sul cartoncino o sullo schermo - subisce un’alterazione che porta i boschi, i fiori, le foglie e le piante a riempire spazi visuali inediti e sorprendenti. In digitale.
Così, le opere dell’artista Quayola investono le stanze dell’Orto botanico di Padova con una forza potente e coinvolgente in dialogo con la natura. Rinchiuso nella cornice, il suo rosa acceso striscia nel verde, cangia nel viola, riempie la tela. Sembra un quadro espressionista, eppure ne è davvero lontano. Perché quelle non sono pennellate ma matematica, algoritmi, dati piegati dall’artista per rinchiuderli in quelle cornici, sigillando così la sua percezione dietro al vetro, insieme alla lettura di una realtà divenuta digitale. Un’istallazione video nella sezione più antica dell’Orto cattura lo spettatore e lo immerge nel processo creativo delle opere della serie Jardins d’Été.
Jardins d'Été -- Teaser 2 from Quayola on Vimeo
Se la pratica artistica è incentrata sulla natura, Quayola attinge però anche alla tradizione artistica classica: le sue opere aprono allora un’indagine sui linguaggi digitali di lettura e codifica della realtà, coinvolgendo la tecnologia sia sul piano formale che concettuale. L’artista indaga infatti la realtà attraverso gli occhi del computer e ci offre una “seconda natura” da osservare, diversa da quella a cui la nostra esperienza umana ci ha abituati. Pertanto, la conoscenza del mondo oggi non è più solo su scala umana, e quello che Quayola propone sono immagini in cui la visione soggettiva umana coesiste con quella della macchina.
“ L’artista indaga la realtà attraverso gli occhi del computer e ci offre una “seconda natura” da osservare
Quale luogo migliore, a Padova, dell’Orto botanico, per accostare l’arte alla natura, l’indagine figurativa a quella scientifica? L’artista romano utilizza la natura per comprendere la scienza. Il suo metodo artistico incontra l’espressione matematica presente in natura e l’annota, producendo, attraverso software, immagini che ne rappresentano la percezione. È in qualche modo il processo inverso rispetto a quello degli antichi studiosi che, immersi nell’ambiente naturale, lo registravano attraverso schizzi sui loro taccuini: in quel caso, l’esercizio artistico era funzionale allo studio scientifico. L’approccio alla realtà, e quindi alla scienza, era prima di tutto visivo: la pittura permetteva alla scienza di leggere la natura e comprenderla. Una visione dell’arte come metodologia di studio scientifico.
Presentando le sue opere in Orto, Quayola conferma: “L’idea dell’osservazione con un approccio analitico e scientifico, che in questo straordinario luogo si è fatta per secoli e si continua a fare, la ritrovo come mia. Mi piace anche pensare di avere un approccio simile a quello della tradizione modernista della fine dell’Ottocento, che parte dall’osservazione della natura e si immerge in un contesto di grandi conquiste tecniche e tecnologiche”.
“La pratica artistica di Quayola ha origine da una fascinazione, ossia come i pattern che esistono in natura siano riproducibili con espressioni matematiche” osserva anche la critica d’arte Lucia Longhi. “Le simulazioni digitali oggi usate per raffigurare il fuoco, il vento, il mare o le foreste sono estrapolate dalle funzioni matematiche già presenti in questi elementi. Queste funzioni per l’artista non sono un mezzo, bensì il soggetto stesso dell'indagine artistica. Essa si inserisce poi nel contesto dell'eredità figurativa classica inserendosi così nella storia dell'arte. Il lavoro di Quayola dunque contiene eredità storica e pratica contemporanea volta alla comprensione del futuro”.
L’artista di fatto, costruendo installazioni immersive, reinventa immagini tradizionali tramite la tecnologia contemporanea. E così la foresta del progetto Remains: Vallée de Joux non è che l’insieme di milioni di puntini bianchi restituiti dal computer grazie alla rielaborazione di dati effettuati con laser 3D scanner. Le immagini risultanti sono forme ibride tra la riproduzione fedele e la rielaborazione digitale. “La grande installazione di Remains può ricordare una semplice fotografia in bianco e nero e, se osservata da lontano, – spiega Quayola – si percepisce chiaramente un’alta foresta. Vi invito però ad avvicinarvi e vedrete che alberi ed erba sono formati da minuscoli pallini bianchi: ad ognuno di essi corrispondono le coordinate di un punto individuate da un singolo raggio laser nell’ambito di una campagna di rilevazione ad alta precisione. E ciò che destabilizza è che tutta questa straordinaria precisione rivela però allo stesso tempo l’incapacità di un software di restituire un’immagine reale o realistica”.
“ La natura presentata da Quayola è un'ibridazione tra la percezione dell'uomo e quella della macchina
Quayola ha esposto in musei e istituzioni in tutto il mondo, da Londra a New York, a Tokyo, Shanghai, Seoul, San Paolo, Parigi, Barcellona. Solo per citarne alcuni. Nel 2013 è stato premiato con il Golden Nica ad Ars Electronica di Linz. Oggi è a Padova con un progetto espositivo che offre una nuova lettura nuova del mondo vegetale che la ospita, uno sguardo contemporaneo in un luogo storico che però prosegue sulla strada della ricerca scientifica.
Il prefetto dell’Orto Barbara Baldan: “Questa mostra ci dà la possibilità di vedere la natura in un modo completamente diverso. Si chiama biomimesi lo studio dei processi biologici e biomeccanici della natura come fonte di ispirazione per il miglioramento delle attività e delle tecnologie umane. Le piante, in particolare, contengono al loro interno una grandissima ricchezza di informazioni. Sono organismi straordinari. Non parlano, apparentemente non si muovono, eppure ci permettono di vivere”.
Quayola "Remains: Vallée de Joux". Ultra-high-resolution inkjet prints