CULTURA

Radici al vento, testa nella terra

“A fine ottobre scorso un ciclone inaspettato e drammatico ha colpito i boschi. Ha sorpreso e rattristato tutti e ha completamente trasformato il paesaggio alpino provocando gravi ferite. Ha colpito anche me, che per Arte Sella avevo appena realizzato una installazione di architettura per evidenziare il significato delle costruzioni di legno e raccontare la presenza dell’uomo nei boschi. Mi hanno impressionato soprattutto le radici in aria degli alberi sradicati e così ho deciso di realizzare una installazione che mostrasse proprio quelle radici in tutta la loro fragilità e vulnerabilità”. L’architetto e designer Michele De Lucchi presenta l’albero degli alberi partendo dal cuore dell'installazione Radici al vento, testa nella terra e racconta l’anima e la genesi di un’opera nata dal dolore e che ora punta a ritrovare una visione di futuro, fiducia e luce (di notte, illuminata dalla luna), trasformando la devastazione di 40.000 ettari di territorio montano tra Veneto, Trentino e Friuli e i 14 milioni di alberi abbattuti in un memento per rinnovare il rapporto tra uomo e natura, in un primo passo verso la rigenerazione, “ricordando che un albero non è mai solo un albero e che lo sviluppo e la salvaguardia del territorio sono cultura”.

Video-intervista realizzata da Tommaso Rocchi

Fino al 5 gennaio 2020, in collaborazione con Arte Sella, tra le piante rigogliose, l’Orto botanico di Padova accoglie i rami secchi di un albero realizzato con il recupero di tronchi e alberi di specie diverse provenienti dai boschi delle foreste abbattute delle province di Belluno e Trento. Abete rosso, faggio, larice, abete bianco, frassino, betulla, tiglio e nocciolo compongono la figura di un albero che resta sospeso sopra uno specchio d’acqua che rimanda al mare surriscaldato dagli effetti dell’inquinamento atmosferico. “L’opera conserva la memoria di un ribaltamento: le radici hanno ceduto alle folate della tempesta - commenta De Lucchi -. Si sono sollevate, trascinate dalla leva di fusto e rami, e si sono esposte all’aria, fuori dalla terra, come non le avevamo mai viste”.

Tra sabato 27 e le prime ore di martedì 30 ottobre 2018 l’Italia nord-orientale è stata colpita da una perturbazione generata da una cella depressionaria, denominata Vaia, che ha attivato piogge alluvionali e violentissime raffiche di scirocco che hanno interessato in particolare le Alpi orientali, dalla Lombardia orientale fino al Friuli Venezia Giulia”, spiega Raffaele Cavalli, direttore del dipartimento Territorio e sistemi agroforestali dell’università di Padova. “Il fenomeno si è sviluppato in due fasi: la prima, tra sabato 27 e domenica 28 ottobre, segnata da correnti umide che hanno generato copiose precipitazioni in molte zone dalle Prealpi bresciane all’alto Friuli, con ingrossamento dei torrenti e dei fiumi e l’avvio dei primi episodi di dissesto idro-geologico; la seconda, sviluppatasi, dopo una pausa di poche ore provvidenziale per smaltire i deflussi a valle, al mattino di lunedì 29 ottobre e proseguita nel pomeriggio-sera con una tempesta di vento da Sud-Est (con velocità di picco fino a 200 km/h) e piogge intense sui suoli già saturi d’acqua di Alpi e Prealpi […] Più che per le precipitazioni la tempesta Vaia è ricordata per la violenza dello scirocco”.

La raccolta del materiale arboreo per la creazione dell’opera, coordinata dal dipartimento Tesaf dell’università di Padova, ha visto coinvolte la Regione Veneto (Unità organizzativa forestale Veneto Est), la Provincia di Belluno, in collaborazione con il Consorzio delle quattro regole di S. Pietro (Costalta, Presenaio, San Pietro, Valle), la Provincia autonoma di Trento, dipartimento Agricoltura, foreste e difesa del suolo in collaborazione con l’Agenzia provinciale delle foreste demaniali.

I visitatori dell'Orto botanico di Padova possono fare una donazione, anche di un solo euro, per contribuire al finanziamento di un progetto di rigenerazione naturale: ogni donatore riceverà in cambio un frammento di uno dei tanti alberi crollati nell'autunno scorso.

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Video-intervista e foto: Tommaso Rocchi

Testo: Francesca Boccaletto

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