Di caldo si muore. E negli ultimi trent’anni, tra le cause più frequenti di decessi legati al calore, ci sarebbe l’attività dell’uomo e in particolare l’aumento dei gas serra. A supportare questo dato è uno studio, Global warming already responsible for one in three heat-related deaths, il più vasto mai condotto su questo tema, realizzato dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine (LSHTM), dall’University of Bern con il Multi-Country Multi-City (MCC) Collaborative Research Network. Secondo questa ricerca che definisce la mortalità dovuta al calore come il numero di decessi che si verificano a seguito di esposizioni superiori alla temperatura ottimale per la salute umana, tra il 1991 e il 2018 più di un terzo di tutte le morti in cui il calore ha avuto una qualche implicazione, è da attribuire ai cambiamenti climatici causati dall'uomo.
Il 2019 è stato il secondo anno più caldo mai registrato, con un aumento medio della temperatura globale di circa 1,1°C rispetto all’era pre-industriale. Gli ultimi cinque anni sono stati i cinque più caldi della storia così come l’ultimo decennio, 2010-2019 (da quando esistono registrazioni attendibili della temperatura della superficie media della Terra).
I dati raccolti provengono da 732 località distribuite in 43 diversi paesi in tutto il mondo e mostrano che i decessi legati al calore provocati da cambiamenti climatici indotti da attività antropiche sono pari 37% di tutti i decessi causati in generale da effetti legati al calore. Un dato, questo, sempre più evidente in ogni continente.
La percentuale più alta si è registrata in America Centrale e Meridionale e nel Sud-Est asiatico (tra il 48% e il 61%). Sono infatti i paesi più poveri a essere colpiti di più. Nello specifico, i dati mostrano anche il numero di decessi causati da cambiamenti climatici indotti dall'uomo che si sono verificati nelle città: 136 morti in più all'anno a Santiago del Cile (44,3% del totale delle morti legate al calore nella città), 189 ad Atene (26,1%), 172 a Roma (32%), 156 a Tokyo (35,6%)177 a Madrid (31,9%), 146 a Bangkok (53.4%), 82 a Londra (33.6%), 141 a New York (44.2%) e 137 a Ho Chi Minh (48.5%).
E se i dati non confortano, anche le previsioni future non fanno stare meglio. Secondo uno studio pubblicato dal National Bureau of Economic Research, infatti, se le emissioni non verranno frenate, il riscaldamento globale farà aumentare il tasso di mortalità globale a 73 morti ogni 100mila persone entro il 2100. Un dato che corrisponde circa all’attuale numero di morti per malattie infettive (tra cui tubercolosi, HIV/AIDS, malaria, dengue e febbre gialla). Il riscaldamento globale sta influenzando la nostra salute in diversi modi. La salute dell’uomo risente degli impatti diretti causati dal calore sull’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo, la possibilità di garantirci un riparo sicuro; ma i cambiamenti climatici incidono anche sulla diffusione di malattie trasmissibili. Secondo il WWF il clima nelle regioni settentrionali sta cambiando più velocemente della media globale rendendo animali e uomini più esposti al rischio di malattie infettive sensibili al clima (Climate Sensitive Infections).
Gli scenari futuri prevedono un notevole aumento delle temperature medie con conseguenti eventi estremi. Fattori, questi, che andranno ad incidere considerevolmente anche sul carico sanitario a cui saranno esposti i paesi di tutto il mondo. Questo studio si concentra sul riscaldamento globale causato dall'uomo attraverso uno studio di 'rilevazione e attribuzione' che identifica e attribuisce i fenomeni osservati ai cambiamenti climatici e meteorologici. In particolare, il team ha esaminato le condizioni meteorologiche passate simulate in scenari con e senza emissioni antropiche. Ciò ha permesso a ricercatrici e ricercatori di separare il riscaldamento e il relativo impatto sulla salute collegato alle attività umane dalle tendenze naturali. Mentre in media oltre un terzo dei decessi dovuti al calore sono dovuti al cambiamento climatico provocato dall'uomo, l'impatto che questo provoca sull'ambiante, varia notevolmente a seconda delle zone e della vulnerabilità della popolazione. "Questo è il più grande studio di rilevamento e attribuzione sugli attuali rischi sanitari del cambiamento climatico - ha commentato Antonio Gasparrini tra gli autori dello studio. Il messaggio è chiaro: il cambiamento climatico non avrà solo impatti devastanti in futuro, ma ogni continente sta già vivendo le terribili conseguenze delle attività umane sul nostro pianeta. Dobbiamo agire in questo momento."