SCIENZA E RICERCA

Scarafaggi ritrovati

Non saranno le creature più amate del pianeta – a torto, visto il loro ruolo ecologico fondamentale – ma anche gli scarafaggi possono diventare delle star. È quello che è accaduto alla blatta mangialegna gigante di Lord Howe (Panesthia lata): considerata estinta da oltre 80 anni nell’omonima isola australiana, è stata ritrovata per puro caso dallo studente di biologia dell’Università di Sydney Maxim Adams.

Lo scorso luglio Maxim Adams era sbarcato sull’isola di Lord Howe, che fa parte di un arcipelago situato a metà tra le coste dell’Australia e la Nuova Zelanda, dichiarato patrimonio Unesco. Qui doveva studiare gli scarafaggi endemici di quest’isola e decretare ancora una volta l’assenza della blatta mangialegna, data ormai per estinta sin dagli anni Sessanta.

E invece, durante un rilievo a North Bay, una spiaggia sabbiosa isolata accessibile solo a piedi o via mare, sotto la prima roccia che ha sollevato, si è trovato davanti a numerose blatte. Tra queste, un unico esemplare di una blatta di colore bruno-rossiccio, lunga circa 4 centimetri, non volatrice: era proprio una blatta mangialegna di Lord Howe (Panesthia lata), identificata con l’aiuto del suo professore Nathan Lo, biologo evoluzionista dell’Università di Sydney. Decisamente un colpo di fortuna, vista la storia recente di questa specie di scarafaggio.

Un tempo infatti la blatta mangialegna di Lord Howe era diffusa in tutta l’isola. Ma nel 1918 la nave cargo S. S. Makambo, battente bandiera inglese, si incagliò in prossimità delle coste isolane, dove naufragarono i passeggeri superstiti e un manipolo di ratti neri. In poco tempo i roditori cominciarono a snobbare i rifiuti e le derrate alimentari delle stive a cui erano abituati, e cominciarono a dare la caccia ai succulenti insetti giganti che abbondavano sull’isola. Due anni dopo l’incidente, i ratti neri erano ovunque e per la blatta mangialegna di Lord Howe il destino sembrava segnato: per decenni nessuno l’ha più vista. Finché nel corso degli anni Sessanta la blatta mangialegna di Lord Howe è stata dichiarata estinta dall’omonima isola.

Fino a quando, lo scorso luglio, Maxim Adams ha ritrovato quell’unico esemplare ancora in vita, facendo riaccendere una flebile speranza. Flebile, perché in una settimana di ricerche non è stato trovato nessun altro esemplare, a conferma dell’elusività e della rarità di questa specie.

«Sembra che questa piccola popolazione all’estremità nord dell’isola sia sopravvissuta lontano dall’occhio umano per molti decenni. Non sappiamo ancora come: dobbiamo studiare il loro habitat, i comportamenti e la genetica per capirlo. Ma è una notizia entusiasmante: potrebbero essere in grado di ristabilirsi in tutta l’isola nel tempo» ha affermato Nathan Lo.

Le specie ritenute estinte per tanto tempo e poi ritrovate vengono chiamate specie Lazzaro. E la loro riscoperta ci ricorda quanto ancora poco sappiamo della biodiversità: è stato così anche per la blatta mangialegna di Lord Howe. Innanzitutto per la sua ecologia.

La blatta mangialegna di Lord Howe è stata ritrovata sotto una roccia, ai piedi di un albero di baniano (Ficus benghalensis). Il legame di questa specie con l’albero non è una novità, anche perché come dice il nome, la blatta di Lord Howe trascorre la maggior parte del tempo nutrendosi di tronchi marci e foglie in decomposizione. E per digerire la cellulosa – un compito non facile – ha un asso… nello stomaco: nel suo apparato digerente vivono microrganismi specializzati in questo compito. E proprio per la sua dieta particolare, la blatta mangialegna di Lord Howe – insieme alle altre 10 specie di scarafaggi scavatori del genere Panesthia che vivono in Australia – svolge un ruolo chiave nella decomposizione della materia organica e nel riciclo dei nutrienti all’interno della catena alimentare. Insomma, nonostante il suo aspetto possa far inorridire più di qualcuno, sulla corazza di questo “piccolo” insetto si regge il destino dell’intero ecosistema di Lord Howe.

Ora però gli scienziati stanno rivalutando l’ecologia di questa specie: «crediamo che la blatta di Lord Howe possa essere più uno ‘scarafaggio di roccia’, con ambienti rocciosi che formano una componente importante del suo habitat» ha spiegato Nicholas Carlile del Dipartimento di pianificazione e ambiente del New South Wales, esperto di “insetti scomparsi e poi ritrovati”. Carlile, infatti, faceva parte del team di scienziati che nel 2011 ha ritrovato l’insetto stecco dell’isola di Lord Howe (Dryococelus australis), dato per estinto dal 1920, anche lui vittima dell’invasione dei ratti.

Anche la genetica della blatta, ha riservato qualche sorpresa. In tutti questi anni si pensava che fossero sopravvissute due popolazioni di blatta di Lord Howe sulle minuscole isole vicine di Blackburn e Roach. Tanto che, dopo 80 anni di ricerche infruttuose, si stava persino pensando a un progetto di reintroduzione della blatta.  «Ma abbiamo sequenziato il DNA della blatta rediviva e lo abbiamo confrontato con il DNA degli scarafaggi di Blackburn e… sembrano diversi» ha sottolineato Nathan Lo. «Si tratta della stessa specie, ma sembrano essere due popolazioni distinte geneticamente».

E una così ricca diversità di specie e popolazioni geneticamente diverse non deve sorprendere: l’arcipelago di Lord Howe è più antico delle isole Galápagos e ospita 1.600 specie di invertebrati autoctoni, che si trovano solo qui. In questo luogo, proprio come alle Galápagos l’evoluzione ha dato tempo e modo alle specie di evolversi in direzioni uniche. Perciò gli scarafaggi di Lord Howe sono una versione – forse meno poetica e colorata – dei fringuelli di Darwin, che nel corso di migliaia o milioni di anni, isolati tra loro, hanno sviluppato la propria genetica unica. Ora sta a noi non perderli nuovamente di vista per decenni, studiarli più a fondo per proteggerli meglio e, perché no, mappare l’evoluzione degli scarafaggi di Lord Howe.

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